TECNICA E CONSAPEVOLEZZA, LA CHIAVE DEL MIGLIORAMENTO A OGNI ETÀ
Scritto da Mirko OrrùDalla limitazione funzionale alla forza: il caso della signora Gianna e l’importanza del gesto corretto
Gianna ha 82 anni e si è presentata in palestra con una richiesta semplice ma fondamentale: riuscire a sollevare il braccio per riporre i piatti nella credenza. Un gesto quotidiano, apparentemente banale, che però per lei era diventato doloroso e impossibile a causa di un problema alla spalla.
Dopo una prima valutazione funzionale, è emerso che il problema non era una limitazione muscolare diretta del deltoide o dei flessori del braccio, bensì un’alterazione del ritmo scapolo-omerale: la scapola, invece di accompagnare il braccio nel suo movimento verso l’alto con una rotazione posteriore e una leggera elevazione, rimaneva bloccata in tilt anteriore e rotazione interna. In queste condizioni, l’omero andava ad impattare contro l’acromion, generando dolore e limitazione.
LA FISIOLOGIA DELLA SPALLA E DELLA SCAPOLA
La spalla è una delle articolazioni più complesse del corpo umano, e la sua mobilità è garantita da un sistema di muscoli, tendini e legamenti che lavorano insieme. La scapola, che è la “base” su cui si muove il braccio, gioca un ruolo cruciale nella stabilità e nel movimento di quest’ultimo. L’articolazione scapolo-omerale è unica perché offre una vasta gamma di movimenti, ma proprio questa libertà di movimento la rende anche suscettibile a disfunzioni se non viene mantenuto il giusto allineamento. La spalla, quando funziona correttamente, deve avere una corretta sincronizzazione tra i muscoli che elevano e abbassano il braccio e quelli che stabilizzano la scapola. Nei casi in cui questa sincronizzazione venga a mancare, come nel caso di Gianna, si verifica un “conflitto” tra l’omero e la scapola, che genera dolore e difficoltà nei movimenti. Questo accade principalmente quando la scapola non si alza in modo adeguato e resta in un tilt anteriore (rotazione verso l’interno), impedendo una corretta estensione del braccio.
IL RUOLO DELLA TECNICA
Il lavoro tecnico si è concentrato sull’educazione neuromuscolare della scapola, rinforzando i muscoli responsabili del tilt posteriore e della rotazione esterna, tra cui trapezio inferiore, dentato anteriore e romboidi. L’obiettivo era chiaro: ripristinare l’incastro fisiologico tra scapola e omero, evitando conflitti articolari.
Il percorso è iniziato con esercizi di spinta su panca piana, stimolando il controllo scapolare in condizioni stabili. Progressivamente, grado dopo grado, la panca è stata inclinata, aumentando la componente verticale del movimento. Nel giro di pochi mesi, Gianna ha recuperato completamente l’estensione del braccio verso l’alto, riuscendo infine a eseguire una vera spinta verticale con due manubri da 5 kg per lato ed una panca piana con tecnica corretta, scapole depresse e addotte con bilanciere da 10 kg tipica dei powerlifter. Questo ha permesso anche un miglioramento generale della forza e dell’autonomia nei gesti quotidiani. La tecnica non è solo una questione di “eseguire il movimento correttamente”, ma è soprattutto una “chiave” per evitare l’usura delle articolazioni e migliorare l’efficacia dei movimenti. Una tecnica errata, invece, non solo porta ad un inefficiente utilizzo della forza, ma aumenta notevolmente il rischio di infortuni, in particolare nelle persone più anziane che hanno una minore capacità di recupero.
L’importanza della tecnica nelle diverse fasce d’età
Il caso di Gianna è un esempio di come, a qualsiasi età, la tecnica giochi un ruolo fondamentale nel miglioramento delle performance fisiche. La consapevolezza corporea e l’apprendimento di una corretta esecuzione dei movimenti non sono solo per atleti professionisti o giovani appassionati, ma possono avere un impatto significativo anche su persone più mature. In particolare, per gli anziani, allenarsi con la tecnica giusta è fondamentale per mantenere l’autonomia nelle attività quotidiane e ridurre il rischio di cadute o lesioni.
Per i giovani e gli sportivi, la tecnica è un fondamento per prevenire infortuni e ottimizzare le performance. Spesso, nella fretta di ottenere risultati rapidi, si tende a trascurare la forma, ma questo approccio può portare a danni nel lungo periodo. Allenarsi con una tecnica corretta permette di esprimere al meglio la forza, evitando sovraccarichi articolari e garantendo progressi più sicuri e duraturi.
IL MIGLIORAMENTO PSICOLOGICO ATTRAVERSO LA TECNICA
Un altro aspetto rilevante del lavoro con Gianna è stato il miglioramento psicologico ottenuto. Quando una persona si trova di fronte a una limitazione fisica, la frustrazione può essere notevole. La percezione di non poter più fare cose semplici come sollevare un braccio può intaccare profondamente l’autostima. Tuttavia, quando viene recuperata la capacità di eseguire un movimento in modo corretto e senza dolore, il beneficio psicologico è altrettanto significativo.
Gianna non solo ha recuperato la sua autonomia, ma ha anche guadagnato fiducia in se stessa, cosa che ha contribuito ad aumentarne la motivazione a continuare l’allenamento e a fare progressi. Questo effetto psicologico positivo si riflette anche nella qualità della vita, poiché l’individuo non si sente più “limitato” e può affrontare le sfide quotidiane con maggiore sicurezza.
CONCLUSIONI
Il caso di Gianna dimostra quanto la tecnica, più dell’intensità, sia spesso l’elemento chiave per il progresso, anche e soprattutto in soggetti senior. La tecnica corretta permette non solo di evitare dolori e infortuni, ma di ricostruire movimenti naturali ormai compromessi, restituendo autonomia e fiducia in sé stessi.
L’obiettivo finale non era la performance, ma la qualità del gesto e la capacità di esprimere forza in sicurezza. La tecnica è stata il mezzo, la consapevolezza il risultato più prezioso.
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