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SunShi, drenaggio profondo

Scritto da Redazione

CON QUESTA NUOVA TECNICA MANUALE, IDEATA DA PALOMBINI E IZZO, L'ISTRUTTORE FITNESS PUÒ DARE BENESSERE AI PRATICANTI.

Drenare la fascia. Questo è lo scopo più importante della nuova tecnica di frizionamento profondo denominata SunShi, il massaggio connettivale linfodrenante con cui si entra in profondità con la mano. Il termine stesso infatti deriva da ‘Shi’, che in giapponese vuol dire ‘dito’ e ‘Sun' che in inglese significa invece “sole”. Proprio per le sue peculiarità il SunShi – tecnica ideata da Fulvio Palombini e Viviana Izzo – è anche un marchio registrato che fa parte del metodo Palombini, in quanto è in continuità genetica con lo shiatsu soprattutto per l'incipit filosofico di cui entrambi sono depositari: la forza biologica. «Il SunShi – raccontano i due ideatori -, con i suoi pulsing, migliora l'elasticità dei connettivi e riattiva lo scambio osmotico dei liquidi tra i tessuti che compongono il nostro organismo. Anni di esperienze cliniche ci offrono la convinzione che molte disfunzioni dell’apparato locomotore, derivino originariamente da stasi circolatoria con particolare riguardo alla circolazione dei liquidi extra-vascolari. Il SunShi libera la fascia tessutale dal ristagno metabolico permettendo il miglioramento delle funzioni della componente motoria muscolo-fasciale. Il punto nodale dell'efficacia di questa nuova tecnica si colloca proprio nella profondità dell'azione esplicata sui tessuti. Il corpo umano è composto per trequarti d'acqua, il peso dell'acqua in un individuo di 60 chili è di circa 40 chili. È noto che il sangue contenuto nel sistema vascolare sia solo di 4-5 litri. Dove si trovano quindi gli altri 35 litri di acqua? È un grande lago sommerso all’interno dei nostri tessuti, un grande lago che deve comunque muoversi, depurarsi. Si torna all’inizio: la forza biologica – mettere nella condizione di guarire – dare letteralmente una mano all’organismo. La possibilità dell'autoriparazione deve essere concepita, insegnata, trasferita, nel comune intento di salvaguardare la persona e il suo ‘star bene'».

In termini pratici, il SunShi stimola il drenaggio profondo attraverso manovre di scorrimento tessutale, alternate a compressioni meccaniche costanti. Effetti immediati ed evidenti sono il rilassamento mio-fasciale, la stimolazione della diuresi, il marcato effetto antidolorifico, la generale sensazione di benessere e fluidità dei movimenti. La fascia si ammorbidisce recuperando la sua funzionalità meccanica e metabolica per una combinazione di risposte biochimiche e neurologiche che necessitano ancora di studi approfonditi e sperimentazioni, tuttavia le evidenze in cabina ci stimolano ad apprezzarlo ogni giorno e suggeriscono l’utilità della diffusione di questo nuovo metodo. Sono cinque le manovre basilari attraverso cui si esprime il massaggio SunShi. Pollici e palmi delle mani si alternano a una particolare modalità di impastamento dei tessuti. L’azione è rivolta alle resistenze del tessuto connettivo compenetrato in ogni parte dell’organismo. I pollici individuano linee precise di lavoro e l’intero palmo coadiuva l’azione da svolgere in quel dato punto della fascia. La tensione connettivale indotta innesca risposte vascolari con aumento del flusso sanguigno e conseguenti riscaldamento tessutale e miglioramento della scorrevolezza fasciale. È esattamente questo l’obiettivo. I tessuti si scaldano, divengono più malleabili e quindi trattabili. Noduli tessutali presenti in molte disfunzioni muscolo-fasciali si spianano, la soglia del dolore si alza. L’osservazione evidenzia la liberazione della fascia tessutale dal ristagno metabolico, conseguente incremento dell’irrorazione e miglioramento delle funzioni motorie. Il beneficio è tanto più incisivo quanto più si agisce sulla resistenza del tessuto connettivale. Il punto limite è naturalmente soggettivo come soggettiva è la soglia del dolore; l’operatore non dovrà mai superare il limite. Eserciterà uno stimolo profondo non doloroso. Il corpo umano è un articolato sistema di tessuti in cui non esistono interruzioni. Il connettivo connette tutto con tutto, collega l’interno e l’esterno degli organi con l’interno e l’esterno del sistema nervoso. Ne consegue che ogni tecnica manuale dovrebbe essere preliminarmente denominata connettivale e che il termine mio-fasciale è in questa sede volutamente utilizzato per restringere la visione al tessuto muscolare in sé e alla sua fascia nello studio pratico della tecnica per facilitare la spiegazione e l’applicazione zonale dei trattamenti. Non si può infatti dimenticare che si interviene sempre e comunque contemporaneamente sul sistema nervoso, sui tessuti vascolari, su un sistema complesso e unitario, su una continuità fasciale che vitalizza l’intero organismo per mezzo di trazioni che essa stessa compie nella rete strutturale.

«Già in 50 ore di corso – concludono Palombini e Izzo -, si può acquisire una buona manualità in questa tecnica, anche se poi sarà la pratica continua a fornire la giusta esperienza. Un buon istruttore di fitness può dunque facilmente apprendere un sistema che dona molto benessere anche ai praticanti. Il SunShi è molto versatile in quanto, non solo è utile per tutti, ma può trovare una buona applicazione nell’ambito di tecniche estetiche, mediche e riabilitative».

 

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