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Venerdì, 24 September 2021 10:24

Less is more

L’IMPORTANZA DEL SAPERE CHI È E COSA FA IL PT. LA RICERCA DELLA QUALITÀ SARÀ LA SALVAGUARDIA DELLA PROFESSIONALITÀ DEI TECNICI

Dopo un anno e mezzo dove le forze che ci governano hanno relegato la nostra figura professionale ad attività secondaria non essenziale, spingendo addirittura politici di spicco a dire che lavorare in palestra sia solo “un lavoretto”, non ci resta che farci un esame di coscienza. Abbiamo il dovere di capire cosa abbiamo sbagliato a livello di immagine e comunicazione, quali competenze dovremmo avere, cosa possiamo e dobbiamo saper fare in qualità di personal trainer. Se si facesse una breve statistica ci si renderebbe conto che fra la gente “sia addetta che non addetta ai lavori” sia poco chiaro la differenza fra un PT ed un preparatore atletico (e magari anche di un istruttore di fitness). Molti luoghi comuni impediscono di percepire per la maggioranza come il lavoro di questi tecnici sia strettamente legato al benessere e alla salute delle persone! Questa triste e malintesa realtà dei fatti crea un fraintendimento generale sulla funzione dello sport e del movimento fisico organizzato, fraintendimento che trae in inganno anche i ragazzi che decidono di voler intraprendere questa professione!

Questo lo si evince, purtroppo, dalla superficialità con la quale essi (a volte) affrontano gli studi, e dalle motivazioni che spesso spingono i ragazzi e le ragazze ad iscriversi ai corsi per PT, motivazioni che nascono troppo spesso da un immaginario dei social dove se non fai una bizzarria in più del tuo “rivale concorrente” non esisti! Crediamo sia diventato oramai urgente spiegare che un personal trainer non è nulla di tutto questo, non è nulla di tutto quello che viene descritto dalla politica o dai media, e non è di certo quello che le pubblicità e le migliaia di post di stravaganti influencer, quotidianamente, vogliono far passare sui canali social.

In questa confusione anche le scuole di formazione non sono da meno, infatti non è difficile vedere scuole con corsi di formazione “professionalizzanti” che portano al conseguimento del diploma di Personal Trainer in solo 2 giorni di formazione.

Per controparte altre scuole ancora, fanno corsi di 1 anno magari solo on line, dove però per mesi elargiscono tonnellate di informazioni su tematiche che esulano dalla professione reale del pt, come ad esempio sulla nutrizione (che possono fare credere al corsista di essere legittimato a lavorare anche in questo settore!!). Ovvio che un pt sia tenuto ad avere una cultura di base sulla corretta nutrizione, ma non è certo tenuto a rilasciare diete. Un bravo pt sa creare collaborazioni fidate e stabili, con altri professionisti del settore con i quali creare un team preparato, che faccia sentire il cliente al centro di un progetto creato su misura per lui! Ovvio che nel marasma della comunicazione sui corsi di formazione è, a nostro personale avviso, importante verificare che il corso sia riconosciuto come minimo da una federazione o ente di promozione sportiva del CONI. Valutare il programma su come viene svolto il monte ore e la divisione fra pratica e teoria. Dal nostro punto di vista è forte garanzia che l’organizzazione a cui ci si rivolge abbia una certificazione di qualità su come gestisce ed organizza il lavoro (certificazione ISO).

La Federazione italiana Fitness si affida per l’organizzazione al Centro Studi La Torre che non solo è certificata ISO 9001, ma è riconosciuta come ente di formazione. Inoltre tutti i diplomati FIF sono riconosciuti in automatico dalla Federazione Istruttori Fitness, al momento l’unica organizzazione sportiva inserita nell’elenco del Ministero dello Sviluppo Economico in ottemperanza alla legge 4/2013. È stato previsto sia un codice deontologico della professione sia una identificazione delle competenze delle singole professionalità presenti nel mondo del fitness. Inoltre, sempre a tutela della professionalità, la FIF aderisce ad ASSOPROFESSIONI che sta svolgendo una importante azione a livello governativo agendo istituzionalmente nella Consulta sul lavoro autonomo e professioni istituita dal Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro (CNEL).

Dal punto di vista pratico/organizzativo occorre prendere atto di come oggi sia una grande realtà in espansione quella degli studi di personal training dove si svolgono lezioni in one to one o micro gruppi. Sono centri Wellness e per capirne il lavoro partiamo dalla definizione: “…Il termine wellness si riferisce ad una filosofia di vita che pone il benessere psicofisico della persona al centro dell’attenzione, attraverso attività sportive, pratiche di rigenerazione, mental training e un’alimentazione sana, tutte finalizzate a favorire uno stato di benessere ed equilibrio generale”. Con il termine performance invece individuiamo una serie di risultati ed obiettivi sportivi che si raggiungono attraverso attività fisiche specializzate, insieme ad un lavoro di mental training ed un’alimentazione specifica finalizzata all’obiettivo finale.

Importante chiarire come un’attività finalizzata al raggiungimento di uno scopo specifico di natura prettamente atletica non è detto che sia altresì finalizzata alla massima salute generale dell’individuo, soprattutto se riferita ad uno stato di salute nel lungo periodo.

Tutte le esasperazioni spesso legate alla massima performance non “dovrebbero” essere presenti in un lavoro di puro wellness, disciplina nella quale si dovrebbero limitare attività altamente usuranti al minimo necessario e dove il raggiungimento di parametri di benessere e prevenzione e il conseguente mantenimento della salute a 360° deve essere prioritario…” Il Personal Trainer, nel senso comune del termine, non ha essenzialmente a che fare con atleti ma, al contrario, si rivolge principalmente a persone (spesso non giovanissimi) che desiderano allenarsi per mantenersi in salute e magari alleviare qualche “acciacco”. Spesso questi utenti hanno poco tempo per gli allenamenti con una disponibilità che mediamente non supera i 60 minuti con una frequenza di 2/3 volte a settimana.

Non sottovalutate il compito, avere questa tipologia di utenti non rende la nostra professione meno rilevante anzi, la complessità dell’individuo che si segue richiede maggiori competenze di carattere tecnico-relazionali. Il personal trainer per natura deve avere grandi capacità empatiche, comprendere le reali necessità e possibilità della persona che si trova davanti, non solo dal punto di vista atletico ma soprattutto sotto l’aspetto umano, ed è proprio questo che lo deve responsabilizzare! Il Personal Trainer per ogni cliente è una scelta “personale”! Ogni PT ha una sua inclinazione personale che spesso lo caratterizza come persona e che caratterizza l’ambiente all’interno del quale lavora (specialmente se lavora all’interno di un proprio studio). Deve avere grandi capacità multidisciplinari di base, che gli permettano di individuare le problematiche del cliente, e nel caso si presentassero delle necessità che esulano dalla professione del PT, l’umiltà di saperlo indirizzare in maniera corretta dal professionista più adeguato senza mai prevaricare figure professionali già esistenti, e ritrovando l’essenza del proprio lavoro, il movimento! Su questo punto troviamo fondamentale ritrovarsi nel concetto “less is more”; meno, ma ben fatto, è meglio! Per la costruzione di programmi efficienti, la semplicità ritrova sempre la sua essenzialità, specialmente con le persone meno portate e di tutte le età! è ora di lasciare alzate olimpiche e costanti allenamenti ad alta intensità, con i loro relativi rischi di infortunio, agli atleti che competono e necessitano di questi così tassanti gesti! Bisogna tornare a chiedere alle scuole di formazione dei corsi che lavorino in profondità sui punti cardine della nostra professione e che parlino di movimento senza preconcetti o dogmi dettati dal marketing da seguire. Si deve tornare a parlare, a studiare e a lavorare con il movimento, ripartendo dalle radici della natura umana, dai propedeutici agli schemi motori di base per poi passare ai movimenti più complessi. Dal corpo libero, al lavoro contro resistenze esterne, rispettando il paradigma mobilità-controllo-potenziamento.

Chi osserva da fuori deve comprendere che il pt, restando nel suo ambito, lavora per la salute e il benessere della persona, che il suo lavoro è essenziale al benessere psicofisico della società ed il suo lavoro alleggerisce il sistema sanitario nazionale! Se sapremo lavorare nel modo giusto e gli enti di formazione sapranno promuovere questo concetto, tra qualche tempo, fermando la gente per strada e chiedendogli cosa fa un personal trainer, tutti sapranno rispondere in maniera univoca e corretta che: “Il personal trainer si occupa della salute della persona attraverso il movimento!”.

Con la FIF si sta cercando di lavorare ad una riforma educativa/formativa che porti a questo risultato. Dare strumenti al PT per affrontare il lavoro di base in modo progressivo ed organizzato. Chiunque è capace di far fare fatica, ma non tutti sanno guidare le persone attraverso un percorso di miglioramento personale, e queste persone sono i Personal Trainer. Auguriamo un buon lavoro a tutti auspicando il principio Less is more!

Pubblicato in Performance n. 2 - 2021

UN NUOVO CORSO DI FORMAZIONE AL PASSO CON L’ERA DEL DIGITALE. ALTE COMPETENZE TECNICHE E INNOVATIVE TECNICHE DI COMUNICAZIONE PER DIVENTARE “VIRTUAL COACH” DI SUCCESSO

Il mondo del fitness è cambiato a livello globale e con esso si è rivoluzionata l’attività di istruttori e personal trainer. Molti operatori del settore hanno infatti dovuto “abbracciare” la tecnologia per continuare a mantenere i contatti con i loro clienti, a coinvolgerli e motivarli per rimanere fidelizzati.

Tanti sono stati i nuovi servizi offerti in formato digitale e tanti gli aggiornamenti e gli ampliamenti della loro offerta. Allo stesso tempo i principali utenti dei servizi di fitness on line hanno dovuto modificare le loro abitudini e adeguare il loro stile di vita per poter seguire servizi legati al fitness e alla salute in formato digitale.

Più di un miliardo di persone, nel mondo, ha utilizzato fitness tracker e applicazioni di settore senza contare gli smartwatch utilizzati da altre centinaia di milioni di individui.

Questo fenomeno, insieme ad altri fenomeni ad esso sinergici sintetizzabili con le “parole chiave” digitale, virtuale, in qualsiasi momento, ovunque, on demand ecc., fa ben intendere come la tecnologia stia influenzando e, al contempo, ampliando il mercato del fitness e della salute. Esattamente come accaduto in altri settori, la tecnologia continuerà a cambiare il mondo del fitness ed a trasformarlo e a migliorarlo perché consentirà agli operatori di raggiungere un numero di persone di gran lunga superiore rispetto a quello raggiungibile in passato.

La tecnologia diventa in tal senso una forte ed importante alleata dei Club e dei loro operatori. Ed è da questa potente valutazione che nasce in FIF Academy un corso creato ad hoc per trasformare il Personal Trainer e l’Istruttore in un Virtual Coach di successo. Un corso che ha lo scopo di incrementare non solo le competenze tecniche ma soprattutto le competenze riguardanti: social media marketing, personal branding, business strategies, digital communication.

Per comprendere al meglio perché diventare virtual coach analizziamo alcune tendenze del mercato on line in relazione al mondo del fitness e del wellness.


L’IMPORTANZA DEL PERSONAL BRANDING

Prima di parlare di personal branding, ci salta alla mente una domanda forse banale, ma che al tempo stesso troviamo essenziale per potersi approcciare al personal branding in modo consapevole. E la domanda alla quale bisogna saper rispondere per poter partire con il piede giusto è: Chi sono io? Per poter attuare una qualunque strategia di marketing, per poter acquisire autorevolezza e costruirci una reputazione, è importante essere consapevoli di sé e della propria identità. Ma soprattutto è fondamentale capire come e cosa comunichiamo di noi stessi agli altri: se non sai esattamente chi sei e dove vuoi andare, come pensi che gli altri ti possano conoscere?

Non possiamo esimerci dal non comunicare agli altri i nostri tratti distintivi perché come disse il filosofo danese Søren Kierkegaard: “la scelta di non scegliere è comunque una scelta”; quindi non comunicare è di per sé comunicazione.

Per potersi costruire dunque una reputazione e per poter diventare esperti del settore bisogna “costruirsi” una immagine di sé che rispecchi esattamente chi sono in modo da poterlo comunicare al mondo esterno. Ciò che sono deve rispecchiare ciò che faccio in modo da non creare contrasto e incoerenza. Il personal branding dunque dovrà rispondere a diverse domande:

1. chi sono?
2. qual è il mio target?
3. cosa voglio comunicare?

Rispondendo in modo chiaro e sincero a queste domande ognuno di noi inizia a trovare la propria strada e rispettandola senza cambiare rotta ci darà la possibilità di costruire il personal branding. Una volta consolidata poi la propria immagine si potrà sviluppare in maniera più approfondita il messaggio differenziante e sviluppare il proprio payoff. Il payoff è una sorta di slogan. La Nike ad esempio ha come payoff la frase “Just do it” semplicemente “fallo” inteso come “allenati”. Riteniamo il personal branding fondamentale per ogni professionista che vuole spiccare più degli altri e guadagnarsi la sua fetta sul mercato oltre che diventare una vera e propria autorità nel settore fitness.


L’IMPORTANZA DEI SOCIAL MEDIA

Mai come oggi i social media sono diventati così importanti, anzi riteniamo siano fondamentali per diversi aspetti. In primo luogo in quanto ci aiutano a comunicare ciò che siamo e ciò che facciamo. Se utilizzati nella maniera corretta ci aiutano a sviluppare il personal brending e a comunicare il nostro messaggio differenziante. In secondo luogo perché all’interno dei social navigano milioni e milioni di persone. Grazie ad essi possiamo costruirci la nostra fortuna.

Fino a qualche tempo fa, prima che vivessimo l’emergenza sanitaria, grazie ai social la maggior parte dei professionisti e delle aziende di ogni settore hanno deciso di “trasferirsi” sui social integrando le pubblicità offline e le sponsorizzate sui motori di ricerca. Si è capito che grazie ad una giusta targetizzazione e geolocalizzazione è possibile impattare su milioni di persone e trovare in questo modo il cliente “ideale”. Nel nostro settore, il fitness ha avuto un riscontro notevole andando nella direzione del “virtuale”. Sempre più trainer e personal trainer utilizzano i social per poter comunicare il loro messaggio. Ad oggi però c’è ancora una buona fetta di trainer che “non” li utilizza nella maniera corretta. Mettersi in mostra esaltando alla platea quanto si è forti e bravi non aiuta, anzi allontana le persone e crea un distacco tale da evitarvi il primo contatto. Si dovrebbe invece utilizzarli sviluppando l’infomarketing. Questo sistema serve a nutrire i vostri follower affinché essi abbiano sempre più fiducia verso di voi e le vostre competenze. Come si sviluppa un buon infomarketing? Semplicemente spiegando come potreste risolvere un determinato problema attraverso le vostre competenze. Parlate di quello, date sempre dei consigli utili “ready to use”. In un secondo momento si possono abbinare all’infomarketing anche le vostre “qualità fisiche”.

I social dunque sono un’arma potentissima per sviluppare da un lato il vostro business e dall’altro farvi diventare un professionista stimato del settore. Attenzione però ad utilizzarli nella maniera corretta, altrimenti il rischio è di essere uno tra migliaia.


IL VALORE DEL FATTORE UMANO

Tutto ciò che è genuinamente umano possiede senza dubbio un valore aggiunto. La sola tecnologia non è in grado di potenziare la soddisfazione di bisogni legati alla connessione sociale, alla fiducia, all’empatia, alle emozioni o alla motivazione. A tale scopo è necessario rinnovare le nostre capacità comunicative per trasformarci inveri e propri professionisti prima di tutto “appassionati”, poi “talentuosi” e infine “competenti”. Nel periodo pandemico le relazioni umane hanno subito l’innalzarsi di grandi barriere e oggi più che mai sono apprezzate e domani lo saranno ancora di più. Il virtual coach di successo sarà colui che porrà il valore umano al centro del proprio modello di business. Sarà suo dovere conoscere la personalità di ogni singolo cliente, essere in grado di ascoltarlo realmente, abbracciando il suo punto di vista e osservando il modo con i suoi occhi. Una strategia utile a tale scopo può ad esempio consistere in una sorta di “talk open day” (on line oppure in presenza) in cui accogliere i nostri clienti fidelizzati e creare degli incontri personalizzati per rinforzare il nostro rapporto rivalutando i loro desideri e bisogni profondi.


L’IMPORTANZA DI POTENZIARE I DISPOSITIVI UTILIZZATI DAI CLIENTI E DAI TRAINER

I dispositivi maggiormente utilizzati dai nostri utenti sono certamente smartphone, tablet e PC. Per essere efficaci nell’erogazione dei nostri servizi on line, i contenuti proposti dovranno essere adatti ai diversi dispositivi: più descrittivi e dettagliati quelli destinati a tablet e PC, mentre quelli destinati al mobile potranno essere più informativi sui dati dell’allenamento o su eventuali aggiornamenti flash. Ne consegue che ogni strumento tecnologico necessita di una specifica grafica e contenuti strutturati ad hoc. Tra i dispositivi più utilizzati dal Virtual coach certamente il Pc è al primo posto. Tuttavia per un espletamento qualitativamente professionale dei servizi on line riguardanti il settore fitness e wellness l’utilizzo del solo PC, seppur di ultima generazione è particolarmente limitante. Al fine di ottenere una buona qualità nella riproduzione della nostra immagine e della nostra voce durante le lezioni di gruppo e/o le consulenze one to one sarà necessario integrare strumenti come una lampada a diffusione led, un radiomicrofono ad archetto oppure cuffie wifi o bluetooth. L’alta professionalità tecnica non può rischiare di essere depotenziata da una bassa definizione dei nostri video siano essi live oppure on demand.


CONCLUSIONI

Abbiamo parlato di personal branding, di social, dell’importanza del valore umano e dell’interfacciarsi con i dispositivi mobili. Tutto questo cambiamento viene vissuto con preoccupazione e stress in quanto nel nostro settore specifico, il cambiamento è notevole. Si passa dal contatto fisico alla comunicazione virtuale. Molti vedono il bicchiere mezzo vuoto senza cogliere le reali opportunità. Riteniamo che ogni fase di cambiamento, ogni difficoltà che ci si presenti davanti sia una vera e propria opportunità per potersi migliorare sia sotto l’aspetto umano che professionale. Con gli strumenti, le strategie e lo studio tutto ciò è possibile. All’interno del corso di Virtual Coach nulla verrà lasciato al caso: verranno forniti tutti gli strumenti per poter operare online, verrano spiegate e implementate tutte le strategie in modo da cucire addosso ad ognuno di voi il miglior sistema per poter diventare un professionista nel settore ed esser visto come una autorità indiscussa. Ciò che ancora oggi viene vista come una difficoltà, può diventare una vera opportunità per incrementare il lavoro ed avere l’agenda sempre piena. La prima edizione del corso avverrà in formato live con la possibilità di una interazione diretta con i docenti durante lo svolgimento della didattica a distanza, in seconda battuta sarà disponibile in formato on line sulla nostra piattaforma e-learning. Tale soluzione didattica prevederà degli incontri di tutoraggio per specifici moduli, con date predefinite. La struttura del corso si articola in 6 moduli monotematici e un settimo modulo dedicato ad una review generale e allo svolgimento dell’esame teorico-pratico; ogni modulo monotematico fornirà gli strumenti e le strategie applicabili sin da subito in modo da iniziare a provare e testare la vostra migliore strategia. Questo darà la possibilità ad ognuno di voi di interagire direttamente con noi docenti durante il corso affinché si possano risolvere da subito i dubbi e corregge il tiro laddove ci siano errori. Ci vediamo al corso di Virtual Coach per questa nuova avventura che di certo porterà i suoi innumerevoli frutti!

Pubblicato in Performance n. 1 - 2021
Lunedì, 07 September 2020 11:47

Allenamento home fitness ad alta intensità

COME INCREMENTARE L’INTENSITÀ PUR NONOSTANTE CARICHI LEGGERI ED ATTREZZATURA MINIMALE

Negli ultimi anni anche in Italia ha preso sempre più piede l’allenamento Home Fitness, questa fetta di mercato in altre nazioni, Stati Uniti in primis, già da molto tempo rappresenta una felice e consolidata realtà.

Uno dei limiti dell’allenamento a casa rispetto a quello svolto in una palestra molto assortita spesso consiste nella limitata attrezzatura a disposizione; un altro problema invece potrebbe essere nel poco peso a disposizione, oppure nell’assenza di compagni di allenamento e/o spotter molto utili per la sicurezza nell’esecuzione di certi esercizi; considerando questi fattori analizziamo qualche tecnica di Alta Intensità facilmente applicabile ad attrezzature basilari (manubri, kettlebell, elastici e ovviamente corpo libero) e che soprattutto non richiedono alcuna assistenza. L’utilizzo di tecniche speciali di alta intensità ha molteplici finalità, ad esempio saranno utili per migliorare la gestione del carico sollevato, raggiungere il TMI (temporary muscolar incapacity), massimizzare il reclutamento di UM (Unità Motorie), ottenere la max deplezione dei fosfati e del glicogeno, la stimolazione globale di tutte le diverse componenti muscolari (fibre, sarcoplasma, mitocondri, capillari ecc) ed inoltre isolare uno specifico gruppo muscolare. Le più semplici e facilmente applicabili sono le contrazioni isometriche dove il muscolo sviluppa tensione ma non modifica la propria lunghezza, non generando movimento, più che le contrazioni Isometriche Massimali (dove la tensione si applica ad un carico super-massimale) si preferiranno le contrazioni isometriche totali (con un Carico Sub-massimale) nelle quali il movimento viene volontariamente interrotto, questa tecnica la si può applicare alla fine di una serie convenzionale oppure eseguendo esclusivamente questo tipo di contrazione, da questo tipo di contrazione nasce la metodica isometric non stop che consiste in un movimento unilaterale eccentrico e poi concentrico di un arto mentre l’arto controlaterale resta in tenuta isometrica durante l’esecuzione di una o più ripetizioni, in questa metodica si incrementa notevolmente il Time Under Tension dell’esercizio. Negli ultimi anni si sono “riscoperte” le contrazioni auxotoniche o auxometriche, questa contrazione vede la tensione sviluppata aumentare progressivamente con l’accorciamento muscolare grazie all’utilizzo di elastici o molle, queste contrazioni da sempre vengono utilizzate nel campo riabilitativo ed offrono comunque una grande variabilità degli esercizi che si possono eseguire, molto interessante è l’abbinamento tra manubri o bilanciere ed elastici... Nel momento in cui si dispone esclusivamente di carichi ridotti si potrebbe rispolverare la tecnica super slow; questa metodica consiste nell’eseguire ripetizioni ad una velocità molto bassa soprattutto in fase eccentrica: questo influenza dei parametri quali aumento del TUT, maggiore deformazione meccanica della fibra muscolare grazie all’aumento della fase negativa, aumentata produzione di lattato ed altre. Questa tecnica, inoltre, può incrementare notevolmente l’intensità nel lavoro a corpo libero o anche quando si hanno esclusivamente carichi leggeri; solitamente si esegue in maniera Esplosiva la fase Concentrica enfatizzando invece il tempo di quella Eccentrica.

Un esempio di questa tecnica applicata allo Squat potrebbe essere il seguente 2-1-5-1: 2 sec di fase concentrica, 1 sec di sosta isometrica in contrazione, 5 sec in eccentrica e 1 sec in sosta isometrica in allungamento; una serie da 8/12 ripetizioni avrà una durata 70-100 secondi Un’estremizzazione di questa metodica vede la Super slow con 8/10 sec per la fase Positiva (concentrica) e 8/10 sec in quella Negativa (eccentrica) portando la durata di una serie da 8/10 ripetizioni dai 150 ai 200 sec circa. La tecnica 21 invece si basa sullo stesso principio della tecnica dei Mezzi Colpi, si individuano quindi tre diverse parti di un esercizio suddiviso in parte più impegnativa, parte intermedia o ROM completo e si conclude con la parte meno impegnativa. Praticamente si eseguono 7 ripetizioni ad esaurimento nella fase più pesante del movimento per poi eseguire la fase intermedia o a ROM completo con altre 7 ripetizioni sempre ad esaurimento e quindi terminare con altre 7 ripetizioni nell’angolo meno intenso ricercando il TMI al termine delle 21 ripetizioni. Applicare questa tecnica allo Squat prevedrebbe di iniziare 7 ripetizioni parziali da massima accosciata a metà ROM, per poi proseguire con 7 ripetizioni complete e terminare con le ultime 7 ripetizioni con dei mezzi Squat, interessante applicarla anche alle trazioni, push up con rialzo ecc… Sempre con poco carico si può optare per il pre-affaticamento del gruppo muscolare che vogliamo allenare utilizzando il superset con preaffaticamento; durante l’esecuzione di un esercizio multiarticolate interviene una catena cinetica composta da vari gruppi muscolari dove il più carente costituisce l’anello debole di tutta la catena e sarà quello che raggiungerà per primo l’esaurimento, purtroppo questo non è sempre il muscolo che intendiamo allenare... La tecnica Superset con preaffaticamento prevede l’esecuzione di un esercizio di isolamento per il muscolo Agonista Primario, una volta terminato si passerà immediatamente all’esecuzione dell’esercizio multiarticolare; in tal modo l’esecuzione dell’esercizio complementare rende il Muscolo Target l’anello debole della catena cinetica chiamata in causa nell’esecuzione del secondo esercizio, determinandone il completo esaurimento pre-affaticandolo.
Ad esempio:

tab1

Una variante del superset è la serie continua, in questa si esegue un primo esercizio multiarticolare al massimo delle ripetizioni possibili (se si utilizzano i sovraccarichi si sceglie un numero di ripetizioni Target da svolgere ad esaurimento), terminate le ripetizioni si cambia immediatamente l’impugnatura (o l’apertura gambe per squat e stacchi) senza pausa. Nella successione degli esercizi si inizierà dall’esercizio più intenso eseguito al limite passando senza pausa ad una o più varianti meno intense; la finalità è quella di lavorare il muscolo Target da diverse angolazioni, stimolare differenti tipi di fibre ed aumentare l’intensità di lavoro eseguendo il massimo di ripetizioni fattibili. Sempre senza pausa si può effettuare un ulteriore cambio di impugnatura o apertura delle gambe e continuare fino a cedimento muscolare. Ad esempio, potremmo applicare questa tecnica alle trazioni a corpo libero (anche con l’ausilio di elastici o zavorre) nella seguente progressione:

tab2

Per ultima parliamo della metodica CLUSTER (RAGGRUPPAMENTO); si svolgono 3/4 miniserie con un breve recupero (30”/60”) tra una miniserie e l’altra, una volta eseguite tutte le serie impostate si esegue un recupero superiore (90”/180”). Ad esempio:

tab3

Praticamente si eseguono le 4 miniserie da 6 ripetizioni con pausa di 30”/60” tranne l’ultima che sarà di 120”. Tutti i parametri (serie, miniserie, ripetizioni ed entrambi i recuperi) si dovranno adattare a diversi parametri quali: intensità dell’esercizio, livello di allenamento, forza dell’atleta ecc, più le miniserie saranno portate al limite maggiori saranno i recuperi, se si svolgono esercizi a corpo libero l’intensità potrà variare con l’utilizzo di elastici, zavorre o altro. Questa metodica ha varie finalità tra cui raggiungere il TMI, ottenere la max deplezione dei substrati energetici, stimolare le diverse componenti muscolari, innalzare l’EPOC ed altri adattamenti.

Una proposta Home Fitness che prevede l’utilizzo di tutte queste tecniche potrebbe essere la seguente:

tab4

Un buon Personal Trainer e un buon istruttore di fitness collettivo, sia che si tratti di discipline funzionali che musicali, deve sempre cercare metodiche differenti per stimolare l’atleta e “colpire” il muscolo da diverse angolazioni con stimoli multilaterali; tale capacità deve essere mantenuta anche in assenza dei “comodi” macchinari che si trovano nei fornitissimi centri fitness considerando che potremmo allenarci al parco, in spiaggia, in pineta o semplicemente a casa dei nostri allievi.

 

Pubblicato in Performance n. 2 - 2020
Mercoledì, 12 February 2020 15:20

Personal training e osteopatia

IL PERFETTO CONNUBIO TRA DUE ATTIVITÀ PER IL BENESSERE PSICHICO, ORGANICO E MECCANICO DEL CORPO UMANO

Il nostro organismo secondo lo stile di vita del nostro momento storico, è sottoposto sempre più ad un ritmo frenetico e al tempo stesso ad attività lavorative prettamente sedentarie che comportano posture scorrette e abitudini alimentari malsane che con il tempo possono portare ad un ridotto equilibrio nello sviluppo muscolare e a molteplici dolori osteoarticolari. La ricerca scientifica ha reso possibile negli ultimi anni l'accesso all'attività fisica anche a soggetti che presentano particolari patologie con la possibilità di ottenere maggiori ed efficaci risultati attraverso lo studio della biomeccanica.

Una realtà che induce una percentuale sempre più alta dei frequentatori di palestre e centri fitness e benessere a richiedere un intervento mirato da parte di personal trainer e osteopati.

La collaborazione tra queste due importanti figure professionale, infatti, rende possibile periodizzare lo sviluppo di programmi individuali che aiutino a prevenire disturbi muscolari e ad ottimizzare un rapido ed efficace raggiungimento dei risultati richiesti. Il presupposto di una valida collaborazione tra le due tipologie di professionisti richiede al personal trainer di rappresentare una figura con maggiore e più specifica formazione al fine di potersi relazionare al meglio con il professionista osteopata.


Le mansioni del Personal Trainer

La necessaria pluricertificazione della figura del PT consente allo stesso di seguire un soggetto specifico, effettuando una accurata valutazione antropometrica, sviluppando quindi un programma di allenamento personalizzato con strategie che spaziano dal fitness all'attività posturale, con lo scopo di educarlo a stili di vita salutari assumendo anche il ruolo di motivatore ch costantemente, obiettivo dopo obiettivo, valuta il suo stato di forma fisica e il suo stato di salute.


Le mansioni dell'ospeopata

L’osteopata si identifica tra quelle espressioni professionali in grado di erogare prestazioni, anche di carattere sanitario, a rilevanza sociale, finalizzate alla promozione della salute, alla prevenzione ed alla riduzione degli esiti degenerativi ed invalidanti di condizioni patologiche o di alterazioni funzionali congenite o acquisite. Gli osteopati definiscono la propria disciplina come basata sul contatto manuale per la diagnosi e il trattamento. Essa rispetta quella che considerano la relazione tra corpo, mente e spirito in condizioni di salute e di malattia; l’accento viene posto sull’integrità strutturale e funzionale dell’organismo e sulla tendenza, che ritengono intrinseca di quest’ultimo, all’autoguarigione.

È facile dedurre che la natura delle due filosofie giustifica l’integrazione delle due figure professionali dell'osteopata e del personal trainer: per entrambe resta fondamentale il movimento per aspirare al benessere psicofisico dell'uomo.

A questo punto risulta molto interessante analizzare alcune delle maggiori sintomatologie riferite all’osteopata dal cliente/paziente e le maggiori richieste fatte al trainer da parte dell’utente e capire in che modo queste due figure possano affrontare in maniera sinergica queste problematiche ed integrare le loro strategie. Oggi, come già accennato all'inizio del nostro articolo, sono sempre più le persone che si affidano all’equipe di una palestra per risolvere unicamente problematiche di origine osteomuscolare. Per queste ragioni facciamo di seguito riferimento ad una tipologia di clienti che presentino la richiesta prioritaria di un benessere psicofisico piuttosto che di un miglioramento estetico.


...Ma a quali trattamenti osteopatici si può ben integrare il lavoro del Personal Trainer?

pt osteopatia1

Per rispondere a questa esigenza di seguito presentiamo una prima tabella in cui sono riportate alcune tra le più comuni sintomatologie riferite dai pazienti/clienti all'osteopata per ognuna delle quali indichiamo, in modo naturalmente generico, le principali integrazioni di supporto tecnico del Personal Trainer. 


Sintomatologie riferite all’osteopata Lavoro integrato del Personal Trainer
Lombalgie, sciatalgie, dorsalgie Protocolli per gli addominali, i paravertebrali e gli arti inferiori
Cervicalgie, cervicobrachialgie Protocolli per gli addominali, i muscoli del torace, il dorso e gli arti superiori
Patologie riferite all'apparato Respiratorio Esercizi di ginnastica respiratoria 
Patologie del Pavimento Pelvico Protocolli per gli arti inferiori, esercizi di rinforzo o detensionamento del pavimento pelvico
Distorsioni Allenamenti riferiti agli arti inferiori con esercizi a catena chiusa ed esercizi di equilibrio a corpo libero o con utilizzo di tavolette propriocettive
Fascite plantare Protocolli cardiovascolari e specifici degli arti inferiori...

 


E quale trattamento dell'osteopata può integrarsi ai principali protocolli del Personal Trainer?

pt osteopatia2

In risposta a questo secondo quesito nella tabella che segue andiamo ad indicare i trattamenti osteopatici che generalmente si possono ben integrare alle principali richieste esposte dai clienti alla figura del Personal Trainer.


Richieste fatte al Personal Trainer Lavoro integrato dell’osteopata
Dimagrimento Intervento di riequilibrio posturale
Calo ponderale Intervento di riequilibrio posturale e trattamenti sul sistema neuro-endocrino
Ipertrofia e forza muscolare Intervento di riequilibrio posturale per evitare asimmetrie muscolari; trattamenti sul diaframma per rendere più efficace la dinamica addominale; lavori di micromobilità articolare per stimolare maggior reclutamento di fibre muscolari
Incremento della Flessibilità Manipolazioni riferite ai micromovimenti articolari ed alle principali retrazioni muscolari; recupero della fluidità nell’escursione del ROM articolare
Miglioramento della Performance Riduzione delle maggiori disfunzioni dovute a gesta atletici invalidanti la prestazione del cliente

 


….Conclusioni

Certamente la cooperazione, in un vero e proprio lavoro di equipe tra l’osteopata ed il Personal Trainer, basata sulla conoscenza medico scientifica del primo e sulla esperienza pratica e specifica del secondo, rappresenta una valida strategia per il miglioramento ed il mantenimento dell’operato terapeutico e dell’effetto dell’allenamento che va ad apportare un importante valore aggiunto al concetto di professionalità ed ancora pone l'accento sul consiglio di abbinare alla pratica regolare di Fitness un trattamento periodico di osteopatia diretto a ripristinare tutti gli equilibri dell’organismo, meglio in assenza di dolore, per migliorare la propria qualità di vita!  

Pubblicato in Fitness news

INTERVISTA ALLA PERSONAL TRAINER FIF MARIA SOLE BARBIERI, IDEATRICE DI PROGRAMMI DI ALLENAMENTO ON LINE PER SOLE DONNE: ”DA DONNA, MADRE E LAVORATRICE, SO QUANTO PUÒ ESSERE DIFFICILE TROVARE IL TEMPO PER SE STESSI. IL MIO PERCORSO È LA SCELTA VINCENTE PERCHÉ FATTO SU MISURA PER LE DONNE”.

L'espressione virtuale nel fitness sembra imporsi nel nostro presente come un progetto ideato per le palestre e per i liberi professionisti, come Personal Trainer e Preparatori Atletici, al fine di potenziare l’offerta dei loro servizi, soddisfacendo le esigenze di allenamento dei propri clienti in tutte le fasce orarie della giornata e in tutti gli spazi liberi idoor o outdoor.

In una prima analisi puramente di marketing e di sviluppo economico il programma di allenamento virtuale presenta molti effetti positivi. Per comprendere in modo esaustivo quali sono i vantaggi e come intraprendere un percorso di educazione al movimento virtuale, abbiamo intervistato una riconosciuta “Virtual Trainer” del Web, Maria Sole Barbieri che con passione e d orgoglio a scelto il mondo virtuale per portare avanti i principi tecnici che caratterizzano la filosofia della FIF ACADEMY. A Lei la parola!

Quando hai deciso di trasformare la tua carriera di Personal Trainer in una formula di servizio on line? E soprattutto quale fattore ha influenzato questa tua scelta?
Ho un passato da tennista professionista, ho dedicato la mia vita allo sport agonistico; dopo aver concluso la mia carriera, ho avuto due bambini, Gian Rocco e Joseph Leone a 13 mesi di distanza l’uno dall'altro. Ho iniziato ad allenarmi a casa non avendo più tempo a disposizione, con pochi attrezzi e in poco spazio sfruttando i principi dell’allenamento funzionale parzialmente a corpo libero. Notando grande riscontro da parte delle persone che mi seguivano soprattutto attraverso i social, ho deciso di rendere il mio metodo fruibile a tutti. Per tale ragione è nato il mio programma on line, per permettere a tutte le donne, anche quelle non residenti a Firenze, città nella quale vivo, di allenarsi seguendo i miei video e i miei consigli.

Ad oggi stima più di 40000 followers. In quanto tempo ha raggiunto questo traguardo? E perché ha scelto di rivolgersi ad un pubblico di sole donne?
Ho avuto una progressione piuttosto costante, ho raggiunto questo numero in un paio d’anni. Ho deciso di dedicarmi all’universo femminile perché credo che ciascuno di noi abbia delle vocazioni e delle capacità più spiccate rispetto ad altre; durante i miei primi personal in palestra, ho capito sin da subito che con le donne sarei stata in grado di instaurare un feeling speciale; noi Personal Trainer dobbiamo lavorare con il corpo dei nostri clienti, ma anche (e soprattutto aggiungerei) con la loro testa e mentalità’. E' importante guadagnare la loro fiducia per ottimizzare la riuscita del percorso e il raggiungimento dei risultati. Inoltre sono sempre stata affascinata da tutto quello che accade al corpo di una donna quando si allena.. sia dal punto di vista estetico che biochimico… Insomma la definirei una vera e propria passione!

Quale ritiene possa essere la sua chiave di successo?
Sicuramente un metodo di allenamento vincente adatto al pubblico femminile; un programma organizzato nei minimi dettagli e sempre personalizzato, seppur a distanza, e un utilizzo leale e sincero dei social. Mi faccio vedere per quella che sono senza maschere e filtri… e penso che questo alle persone piaccia.

Il metodo da lei applicato in che modo si distingue rispetto a tutti gli altri PT ON LINE?
Ho costruito una piattaforma digitale in cui ho caricato oltre mille esercizi (ogni settimana ne carico di nuovi) e che mixo e combino in base al programma che voglio realizzare; partendo dall’anamnesi personalizzata delle clienti che mi contattano, realizzo per loro dei programma ad hoc coerenti con gli obiettivi e con il loro livello motorio di partenza. Oggi il mondo del training virtuale e’ molto basato sulla quantità piuttosto che sulla qualità. Programmi uguali per tutti, a prescindere dalle esigenze e caratteristiche del singolo. La totale personalizzazione, supportata da un’organizzazione digitale impeccabile, è la chiave di svolta tra l’allenarsi per bruciare calorie, e l’allenarsi per raggiungere dei risultati concreti. Il mio format si sviluppa intorno alla realizzazione di video che monto e modifico in base ai feedback che ricevo dalle clienti; attraverso i miei video/allenamenti, accompagno l’utente in ogni momento della seduta di training: “mi alleno, mi riposo, fatico insieme a lui”. Tutto questo rende l’allenamento reale, coinvolgente e a basso rischio; infatti svolgo un’azione di tutoring continua facendo vedere come fare e come non fare gli esercizi, per portare le ragazze al raggiungimento, step by step, della migliore esecuzione tecnica degli esercizi.

Quali sono i 3 consigli i più importanti che potrebbe suggerire a chi desidera intraprendere il suo stesso percorso?
Consiglio numero uno: “scontato, ma sempre il più importante, sviluppate spirito di abnegazione e di sacrificio... lavorare sempre un minuto in più che un minuto in meno”.
Consiglio numero due: “formarsi il più possibile per dare un servizio sempre migliore e di qualità. Io ho seguito tanti corsi FIF che mi hanno fornito maggiore consapevolezza e numerosi strumenti vincenti che utilizzo tutti i giorni.
Consiglio numero tre: “siate sempre voi stessi; il cliente non ha sempre ragione; il cliente deve capire il nostro valore e le nostre capacità e si deve affidare totalmente a noi e ai nostri suggerimenti”.
Un quarto consiglio (anche se ne erano richiesti solo 3) usate il più possibile il vostro sesto senso e siate furbi. Nella vita e nel modo del lavoro sono due qualità che, se sviluppate nel modo giusto, fanno sempre la differenza!  

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Considerazioni generali

Quando si parla di comunicazione in generale si fa riferimento al concetto di mettere in comune qualcosa, trasferire ad altri le proprie competenze e i l proprio sapere. Il comunicatore è chi cerca di influenzare, convincere o persuadere chi lo ascolta attraverso le varie modalità comunicative disponibili. La comunicazione è insita nell'essere umano e nel suo bisogno di connettersi con gli altri, un bisogno che si manifesta fin dalla nascita con il pianto e la gestualità permettendo al bambino di relazionarsi con la madre e con il mondo esterno: dal modo, dal tono, e dalla persistenza del pianto, il bambino può risultare più o meno convincente nel richiamare le attenzioni del genitore.

Essere buoni comunicatori può fare una gran differenza in tutti i ruoli e più che mai per la figura del Personal Trainer.

La comunicazione, attraverso la sua espressione verbale e ancor più non verbale e paraverbale, investe ogni ambito che ci riguarda e ricopre un ruolo fondamentale per far conoscere la proria personalità e la propria attività professionale. Più è importante il messaggio che si vuole comunicare, più si desidera la sua diffusione o che possa sortire un effetto, tanto più occorre usare linguaggi convenzionali, comprensibili a tutti o perlomeno al nostro target di riferimento. La conquista di un nuovo cliente implica un processo di seduzione operato attraverso una comunicazione efficace, l'organizzazione di apposite iniziative professionali, e implica un impegno in prima persona nella buona riuscita, nella creazione di uno stile esclusivo che permetta di essere immediatamente riconoscibili e di distinguersi dalla massa, spingendosi a creare un tale grado di sintonia ed empatia per il quale il mittente del messaggio assume un profilo analogo a quello dei potenziali clienti.

 

Consigli per una comunicazione efficace

Una comunicazione efficace ai fini del risultato si compone perciò di diverse funzioni; tra le principali distinguiamo:
fatica: relativa all'impegno profuso nel presentare in modo efficace la rappresentazione del messaggio o lo stabilirsi di un contatto
poetica: relativa all'enfasi del contesto comunicativo
conativa: intesa come l'intento del mittente di conquistare il destinatario
espressiva: relativa all'abilità del mittente di trasmettere in modo forte il proprio valore e il proprio stile

Nella necessità di comunicare un messaggio, tanto più se di tipo promozionale finalizzato all'acquisizione di nuovi clienti, è fondamentale verificare l'adeguatezza del messaggio e delle modalità con cui lo si trasferisce. A tale fine, diverse fonti specializzate nella comunicazione suggeriscono di creare una griglia di domande da porre a se stessi e alle quali è altrettanto importante dare delle risposte per procedere ad una specifica autocritica: verificare l'efficacia della propria comunicazione per evitare eventuali insuccessi e per valutare quali errori possono aver portato ad un mancato risultato.

Ecco alcune domande:
• Quale parte di me, o delle mie competenze, voglio esporre al fine di sedurre il cliente? E a quale tipo di cliente voglio rivolgere il mio messaggio? E soprattutto lo sto comunicando in modo efficace?
• Cosa voglio ottenere attraverso questa seduzione?
• La mia comunicazione è chiara? Il modo in cui mi espongo è coerente con l'immagine di me che voglio fornire di me?
• Il mio messaggio è adeguato per indurre i comportamenti che desidero?

 

L'auto promozione del PT

E' necessario a questo punto definire il ruolo del Personal Trainer. Il Pt è a tutti gli effetti una piccola agenzia di servizi che eroga programmi di allenamento con l'obiettivo di cambiare il proprio stile di vita delle persone e migliorare il loro benessere psico-fisico.

Il modello di business di un PT si traduce in un numero definito di sedute di allenamento da erogare ogni giorno, condizione che comporta aver prima venduto una serie di programmi personalizzati ad un determinato numero di clienti.

Il processo logico-organizzativo di un efficace piano di business prevede che il Personal Trainer:
• pianifichi le strategie più giuste per il raggiungimento dei propri obiettivi professionali;
• approfondisca le proprie competenze attraverso lo studio e l'aggiornamento tecnico delle materie inerenti la sua professione;
• promuova efficacemente la sua attività per stimolare nuovi potenziali clienti alla scelta dei sui “servizi”.

 

I punti principali per una autopromozione d'effetto

1. ricercare contatti definendo il bacino d'utenza a cui si desidera rivolgere il proprio servizio di personal training: si intende persone potenzialmente interessate a servizi riferiti al proprio benessere e al mantenimento di un buon stato di salute.
Due sono le domande da porsi:
- A chi è rivolto il servizio che voglio erogare?
- Dove si trovano queste persone?

2. Scegliere come comunicare al cliente: è fondamentale la ricerca e l’organizzazione di strumenti di comunicazione utili a raggiungere le persone individuate nel bacino d’utenza e definire l’impostazione di una efficace comunicazione che permetta l’interessamento al servizio che si vuole proporre.

3. Definire la presentazione del servizio: stabilire quelle strategie che permettono al Personal Trainer di poter presentare il suo servizio, iniziando così il processo che induce all'acquisto. Una strategia estremamente indicata per le caratteristiche specifiche del servizio di personal training è il tryvertising (try = provare e advertising = pubblicità): si tratta di un meccanismo di promozione che permette al potenziale cliente di testare il servizio permettendo al PT di entrare in contatto diretto con clui/lei, di svolgere un’analisi approfondita delle sue esigenze per comprendere i reali bisogni e di presentare un programma di allenamento utile a motivare la necessità di proseguire in un percorso specifico.

4. Organizzare servizi promozionali: significa definire quando, come e cosa viene proposto ai potenziali clienti. Un primo esempio di servizio promozionale è la cosiddetta “Free Session”, una lezione gratuita in cui il personal trainer investe una quantità di tempo definita per espletare tutto il processo di presentazione del servizio e il ciclo di vendita (prospect). Un altro esempio di servizio promozionale è il “Promo Pack”, in tal caso si tratta di sedute brevi organizzate in diversi appuntamenti e proposte ad un valore promozionale, più basso rispetto al prezzo di listino. Un vero e proprio un servizio di try & buy che rende estremamente efficace lo sviluppo di vendita.

5. Pianificare la propria agenda ideale: è fondamentale per il Personal Trainer pianificare attentamente la propria agenda e prevedere costantemente una quantità di tempo dedicata alla promozione.

Sintetizzando il nostro articolo possiamo concludere che uno spiccato spirito imprenditoriale, la conoscenza ed applicazione di strategie di comunicazione e promozione e, non ultima, una pianificazione adeguata della propria agenda lavorativa, sono elementi essenziali che permettono al Personal Trainer di avere una garanzia di sostenibilità a crescita della propria professione.  

 


PER LA TUA FORMAZIONE ABBIAMO SELEZIONATO QUESTI CORSI: 

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Come vi avevamo già anticipato nello scorso numero di Performance abbiamo iniziato un progetto di collaborazione con la prestigiosa azienda Tisanoreica di Gianluca Mech e siamo certi che questa unione porterà belle novità nel mondo dei Personal Trainer.

Vogliamo per questo darvi un’anticipazione per quanto riguarda il convegno del 26 ottobre a Bologna, infatti la Gianluca Mech collabora da oltre 10 anni con il Dipartimento di Scienze Biomediche dell’Università di Padova e fra i tanti studi portati avanti c’è anche quello dal titolo:
“Effetti di una dieta a basso tenore di carboidrati (Very Low Carbohydrate Ketogenic Diet VLCKD) su composizione corporea, sezione trasversa del muscolo, forza muscolare, metabolismo e performance sportiva in calciatori semi-professionisti”.

Questa ricerca ha ricevuto il primo premio da parte della nutrizionista del Barcellona FC dr.ssa Antonia Lizarraga, presso il secondo congresso ESNS (European Sport Nutrition Society – Milano, Marzo 2019).

Attualmente è in attesa di pubblicazione su una rivista specializzata, ed è l’ultima ricerca del Mech-LAB, e riguarda l’uso della dieta chetogenica (TISANOREICA) in calciatori semi-professionisti. La dieta VLCKD (Very Low Carbohydrate Ketogenic Diet), applicata in questo caso con i prodotti Tisanoreica della Gianluca Mech, è un regime alimentare basato su una drastica riduzione dei carboidrati, associato ad un relativo aumento della quota proteica e lipidica. Lo studio condotto ha voluto verificare se questa dieta, già dimostrata come efficace nella perdita di peso e nel miglioramento di altri indici di salute, possa essere applicata anche nella prestazione sportiva.

Si è così dimostrato che l’utilizzo della VLCKD in un gruppo di calciatori semi-professionisti può rivelarsi utile e sicuro per la rapida perdita di peso senza compromissione di forza, esplosività e massa magra. Questo lavoro scardina l’ultimo limite della dieta chetogenica, ovvero l’applicazione di questo regime alimentare in ambito sportivo. Allenatori e atleti dovrebbero considerare l’utilizzo delle VLCKD come uno strumento veloce, efficace, sicuro e praticabile per una rapida perdita di peso.

Per tutti quelli che vogliono approfondire l’argomento consigliamo di NON MANCARE a Bologna il 26 ottobre al convegno all’interno della FIF ANNUAL, fra i relatori ci sarà anche il Prof. Antonio Paoli che ha partecipato attivamente a questo studio e potrà rispondere a tutte le vostre domande.

Per tutte le informazioni: https://www.fif.it/index.php/convegno-fif-annual-2019?type=16-CON-00-000149

e-mail
tel. 0544-34124  

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Giovedì, 20 December 2018 09:59

Personal Trainer e patologie cardiovascolari

10 REGOLE DI BASE PER UN ALLENAMENTO SICURO ED EFFICACE

Con l’acronimo MCV (malattie cardiovascolari) si sta ad indicare tutte le malattie del cuore e del sistema vascolare. L’approccio di un Personal Trainer che voglia lavorare in sicurezza con persone affette da simili disfunzioni non può prescindere dal considerare l’aspetto patologico e specifico dei singoli casi; e ovviamente proprio per la natura complessa e varia di tali patologie non ci si può esimere dalla stretta collaborazione di medici specialisti.
Il ruolo di chi allena è quello di sviluppare un programma in linea con le direttive del cardiologo il quale autorizza l’allenamento di persone con simili patologie e da questo punto di vista è importante che i Personal Trainer conoscano le caratteristiche principali della fisiopatologia delle più diffuse patologie cardiovascolari come il Diabete tipo 1 e 2, l’Angina Pectoris e l’ipertensione arteriosa.

IL DIABETE MELLITO DI TIPO 1
Le cause della carenza grave o assoluta di insulina nel diabete di primo tipo sono legate a una reazione autoimmune che colpisce le cellule del pancreas deputate alla sintesi dell’ormone; Tuttavia le cause di tale reazione autoimmune sono poco conosciute: si presume che possano essere di tipo genetico o di sollecitazione endogena o esogena. Il soggetto diabetico di tipo 1 necessita della somministrazione di insulina esogena, vale a dire di una forma sintetica dell’ormone, analoga a quella naturale. Questa terapia generalmente non compromette le normali attività quotidiane e dev’essere seguita a tempo indeterminato; per questo i diabetici tipo 1 vengono istruiti e addestrati all’autogestione della terapia farmacologica con insulina. Se non trattato, il diabete mellito tipo 1 causa varie complicazioni gravi, sia acute, sia croniche, oltre ad altre complicazioni di natura collaterale che si basano sull’ipoglicemia provocata dalla somministrazione di una dose eccessiva di insulina. Il diabete mellito tipo 1 rappresenta il 5-10% dei casi complessivi di diabete nel mondo e ha un esordio sempre brusco più spesso durante l’infanzia e l’adolescenza (può comunque manifestarsi anche in età adulta in soggetti predisposti).

IL DIABETE DI TIPO 2
Tra le principali cause la componente genetica svolge un ruolo più importante rispetto al diabete di tipo 1, anche se il DT2 non può essere considerato una malattia ereditaria. Non sono, ovviamente, da trascurare fattori ambientali e individuali quali ad esempio il sovrappeso e l’obesità. Anche la vita sedentaria e un’alimentazione sbilanciata concorrono all’insorgenza del diabete di tipo 2 in soggetti predisposti. A differenza del DT1 il problema principale nel diabete di tipo 2 non è la scarsità o la mancanza di insulina (che spesso è addirittura prodotta in elevate quantità), ma un fenomeno chiamato resistenza insulinica o insulino-resistenza, cioè l’incapacità da parte delle cellule dell’organismo di utilizzare l’insulina. Il diabete di tipo 2 compare più spesso nel soggetto adulto o anziano (dopo i 35-40 anni) anche se di recente stanno aumentando anche i casi di DT2 nei giovani adulti e negli adolescenti (soprattutto negli USA), in rapporto all’aumento del peso medio di tale fascia d’età, in cui è sempre più frequente la presenza di soggetti obesi; basti pensare che circa l’80% dei diabetici tipo2 sono soggetti in sovrappeso con un tipico accumulo di grasso prevalentemente addominale (il cosiddetto grasso viscerale) che è dunque considerato associato anche a un maggior rischio cardiovascolare.

ANGINA PECTORIS
Il termine Angina Pectoris deriva dai termini latini Angina=dolore e Pectoris=petto. Si tratta di una sindrome caratterizzata da dolore nella regione retrosternale, talvolta irradiato al lato ulnare del braccio sinistro e alle spalle. Il senso di costrizione al petto, caratterizzante il dolore percepito, è causato dalla temporanea diminuzione del flusso di sangue alle cellule del cuore (ischemia miocardica transitoria) che risulta insufficiente per soddisfare le esigenze del miocardio. La reversibilità di questa condizione differenzia l’angina dall’infarto; quest’ultimo si presenta come un evento ben più grave che si associa a necrosi (morte) di una parte più o meno estesa del cuore. L’apporto di sangue al miocardio può diventare insufficiente rispetto alle necessità del cuore stesso già in condizioni di riposo oppure durante uno sforzo fisico (salire le scale, sollevare e/o trasportare un oggetto pesante ecc.). Anche le diverse forme di stress in genere possono essere causa della comparsa della malattia.

L’IPERTENSIONE ARTERIOSA
Si tratta di uno stato in cui la pressione arteriosa a riposo risulta, in modo costante e non occasionale, più alta rispetto agli standard fisiologici considerati normali. L’ipertensione è conosciuta anche come “killer silenzioso”, poiché non comporta alcun sintomo, agisce nell’ombra e degenerando in complicanze importanti, può essere causa di morte. Colpisce circa il 20% della popolazione adulta e rappresenta uno dei maggiori problemi clinici dei tempi moderni; per questo possiamo definirla una tra le malattie più diffuse nei Paesi industrializzati. La cura dell’ipertensione si fonda sull’importante obiettivo di riportare nella norma i livelli pressori alterati. A tale scopo è fondamentale: ridurre il consumo di sale, seguire una dieta sana ed equilibrata, seguire (quando necessario) una terapia farmacologica appropriata, curare, se conosciuta, in modo specifico la causa dell’innalzamento patologico della pressione arteriosa e praticare regolarmente l’attività fisica. Affidarsi ad un esperto operatore del Fitness e del Wellness è certamente la prima regola da suggerire ad un soggetto affetto da specifica patologia cardiovascolare, ma un PT competente e altamente professionale ha un decalogo di regole ben più specifico da rispettare.

Ecco le 10 importanti regole che si suggeriscono ai Personal Trainer:
1. Non sostituirsi al medico specialista.
2. Rispettare i parametri specifici indicati dallo specialista: frequenza, intensità, durata, tipologia di esercizio.
3. Tradurre i parametri dello specialista in attività motorie.
4. Utilizzare sempre il cardiofrequenzimetro, oppure il metodo “ la scala di Borg” oppure ancora il talk test laddove non si può usare la f.c. per uso di farmaci che possono modificare la risposta cardiaca.
5. Controllare la pressione arteriosa prima, durante e dopo l’allenamento, nel caso in cui la p.s.a. 220 mmhg p.s.d. 120 mmhg bisogna interrompere l’allenamento.
6. Controllare la glicemia capillare (diabete) destro stick.
7. Evitare contrazioni isometriche.
8. Evitare gli esercizi dove la testa si trova sotto al piano traverso.
9. Scegliere di allenare le grosse catene cinematiche e meno le resistenze periferiche.
10. Sospendere l’allenamento in caso di dolore anginoso, di dispnea o di vertigini ed in caso di situazioni gravi chiamare il 118 e/o essere pronti per attivarsi con il DAE.

In sostanza e in conclusione, nell’ambito dell’allenamento di soggetti cardiopatici, ai Personal Trainer sono richieste grande consapevolezza e alte competenze tecniche, preparazione e formazione adeguate, e specifiche capacità di comunicazione ed interazione, tutte caratteristiche volte a migliorare la salute della persona senza comprometterne le funzionalità cardiocircolatorie di base.

Pubblicato in Performance n. 3 - 2018

POCHE ATTREZZATURE, MOLTE DELLE QUALI DI FACILE TRASPORTO, POSSONO PERMETTERE ALLA FIGURA PROFESSIONALE DEL PERSONAL TRAINER DI REALIZZARE UNA PERFETTA HOME GYM. FUNZIONALE ED EFFICACE PER I PROPRI CLIENTI A DOMICILIO.


TAPPETINO
Indispensabile per tutti gli esercizi da svolgere a terra, dagli addominali agli esercizi di tonificazione per cosce e glutei, e allo stretching. Utile per un appoggio morbido e antiscivolo dei piedi e di tutti i punti di contatto al pavimento necessari per un'ottima esecuzione tecnica del lavoro a corpo libero (bodyweight).

tappetino


MANUBRI
Una coppia da 2 /3 kg, possibilmente con dischi regolabili, può essere utile per ottimizzare lo spazio e per realizzare una periodizzazione lunga di allenamenti, grazie anche all'applicazione di tecniche specifiche di intensità che hanno lo scopo di rendere quegli stessi 2 / 3 kg più pesanti. Si tratta di uno strumento indispensabile per il condizionamento delle spalle, delle braccia, dei pettorali e del dorso.

manubri


ELASTICI
Sono certamente tra gli attrezzi più versatili per il condizionamento muscolare di tutto il corpo. Tra le diverse tipologie in commercio, quelli a fascia sono i più economici e multifunzionali. Si consiglia di acquisire un kit di 3 elastici rispettivamente di intensità bassa, media e alta.

elastici


CORDA
Ottima soluzione per un allenamento cardiovascolare che migliora anche la coordinazione motoria, in uno spazio ridotto, attraverso l'esecuzione di saltelli e balzi sul posto. Una degna e più funzionale sostituzione delle classiche macchine cardio.

corda


KETTLEBELL
Nelle sue unità da 8-12 e 16 kg rappresenta un ottimo alleato sia delle donne che degli uomini, per allenamenti metabolici dimagranti soprattutto per glutei cosce e addominali. Grazie ai suoi numerosi esercizi balistici (che sfruttano una costante oscillazione con continuo assorbimento delle forze di impatto) si presta per unire alla tonificazione anche un intenso lavoro cardiovascolare.

kettlebell


FOAM ROLLER
La sua multifunzionalità e la varietà di materiali con cui viene commercializzato lo rendono uno strumento assolutamente indispensabile; funge da attrezzo propriocettivo per il miglioramento dell'equilibrio posturale; permette di eseguire un massaggio miofasciale di pre-attivazione muscolare se utilizzato all'inizio dell'allenamento o di defaticamento muscolare se utilizzato alla fine dell'allenamento.

foam roller


STEP
Una piattaforma conosciuta da sempre per le attività coreografate e per le discipline di tonificazione a tempo di musica, che può in trasformarsi in un surrogato della panca piana o inclinata e di un box jump per allenamenti pliometrici ad alta intensità cardiovascolare. A tale scopo si suggerisce di utilizzare uno step ad altezza variabile con superficie gommata antiscivolo.

step

Pubblicato in Fitness news
Lunedì, 08 January 2018 11:19

Professione PT: di che biotipo sei?

INDIVIDUA QUELLO GIUSTO PER SELEZIONARE IL TRAINING PIÙ ADATTO AD OGNI PERSONA

Rivolgersi a un personal trainer significa affidarsi a un professionista del fitness in grado di offrire un allenamento il più possibile personalizzato e un'assistenza continua durante l'esecuzione degli esercizi, affinché questi siano svolti nel miglior modo e senza rischi per la salute. La prima seduta serve di solito per compilare l'anamnesi, ossia la raccolta di tutta una serie di dati, da quelli anagrafici (età, sesso, etc.), alle abitudini alimentari, valutando inoltre lo stato di salute del cliente-utente, il suo passato sportivo, fino a individuare quanto tempo investire nell'allenamento, in base anche agli obbiettivi a cui si ambisce. Un passaggio fondamentale affinché il personal trainer possa svolgere correttamente il proprio lavoro è individuare il biotipo di appartenenza del soggetto, ossia a quale “tipo vivente” corrisponde in base alla sua costituzione fisica e al suo metabolismo. Un aiuto in tal senso viene dall'antropometria che classifica le persone tenendo conto dei rapporti precisi tra misurazioni corporee. I principali parametri sono: rapporto peso/altezza, quantità di tessuto adiposo, localizzazione distrettuale del tessuto adiposo, quantità di massa magra, quantità e distribuzione muscolare scheletrica, valutazione di struttura e sviluppo osseo, valutazione del contenuto idrico e minerale totale. È così possibile arrivare a una prima classificazione che suddivide i soggetti in ectomorfi, mesomorfi ed endomorfi. Gli ectomorfi in genere sono poco muscolosi, giovani nell'apparenza, hanno difficoltà nella crescita muscolare e ad aumentare di peso. Hanno inoltre una forma quadrata, sono esili e di costituzione delicata, longilinei e con pettorali piatti. I mesomorfi sono invece muscolosi, maturi nell'apparenza, hanno facilità nella crescita muscolare e il loro peso varia facilmente. Sono longilinei/normolinei, con una costituzione robusta, una postura dritta, una cute e pettorali spessi. Gli endomorfi, infine, sono muscolosi e con facile crescita muscolare, mentre hanno difficoltà a perdere peso. Sono brevilinei, tendenti all'obesità e a una forma tonda, e dotati di pettorali scarsi. C'è poi una ulteriore importantissima classificazione che tiene conto del rapporto vita-fianchi, suddividendoli in biotipo androide e ginoide. Usando una metafora, significa associare i primi alla forma di una mela e i secondi a quella di una pera. La tipologia androide presenta un accumulo adiposo localizzato prevalentemente su tronco, addome e cavità addominale (grasso viscerale)i. La circonferenza della vita prevale su quella dei fianchi. In tal caso, l'accumulo adiposo eccessivo può comportare una serie di fattori di rischio per la salute, quali ipercolesterolemia, problematiche cardiovascolari, diabete di tipo 2 e sindrome metabolica. La tipologia ginoide, invece, è caratterizzata dalla circonferenza dei fianchi superiore a quella della vita. Questo tipo di accumulo è più frequente nel sesso femminile, il grasso è localizzato prevalentemente negli arti inferiori, nei glutei e nella parte posteriore del braccio. In tal caso, un eccessivo accumulo adiposo è correlato a problematiche circolatorie periferiche con stasi venosa e linfatica, spesso accompagnata da fragilità capillare, cellulite e disturbi metabolici. Per un personal trainer è molto importante capire a quale di queste tipologie appartiene la persona che si è rivolta a lui, per poter proporre il giusto allenamento. Mentre la distinzione fra androide e ginoide è più netta, quella tra ectomorfi, mesomorfi ed endomorfi è più sfumata, nel senso che la maggior parte delle persone è in realtà in bilico fra due categorie, ossia è ibrida, quindi raramente un soggetto si classifica perfettamente in uno di questi biotipi ma quasi sempre si incontreranno dei “mix” quali: ecto-mesomorfo, meso-endomorfo e ecto-endomorfo­. Questo ovviamente influenza il tipo di alimentazione, da valutare con figure specializzate, e di allenamento da seguire. Se si sbaglia il biotipo, poi l'allenamento che ne seguirà non sarà efficace tanto quanto si spera.

METOLOGIE DI APPROCCIO PER SOGGETTO GINOIDE
Il lavoro mirato alla tonificazione degli  arti inferiori non deve assolutamente costituire la parte iniziale del programma e non va mai eseguito a esaurimento (coefficiente di intensità del 70/75%) perché questo porterebbe alti picchi di acido lattico, e quindi a un peggioramento del sistema linfatico venoso. Sarà anche da escludere o limitare la corsa per non stressare ulteriormente gli arti inferiori. L’allenamento a circuito è il più adatto a sbloccare il ristagno di liquidi migliorando la circolazione. Si può invece allenare la parte superiore con tipologie simili a quelle per l’ipertrofia (8-15 rep con un coefficiente di intensità del 85%) per aumentare il metabolismo.

METOLOGIE DI APPROCCIO PER SOGGETTO ANDROIDE

L’allenamento per la parte inferiore può essere molto intenso e prevalentemente composto da esercizi base (squat, stacchi, etc.) ed eseguire un numero di ripetizioni che va dalle 8 alle 15 con alta intensità. Questo per migliorare il tono muscolare e alzare il metabolismo. Invece per i distretti superiori sono consigliati circuit training misti aerobico/anaerobico; anche se non si avranno le stesse controindicazioni del soggetto ginoide (cellulite e cattiva circolazione), si eviteranno comunque alti picchi di produzione di acido lattico. Un esempio pratico: si può applicare la scheda AAS (Anaerobic-Aerobic System) tenendo in considerazione le linee-guida sopraelencate.

tabella biotipo

Pubblicato in Performance n. 3 - 2017