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Less is more

Scritto da Marco Neri e Marco Rizzo

L’IMPORTANZA DEL SAPERE CHI È E COSA FA IL PT. LA RICERCA DELLA QUALITÀ SARÀ LA SALVAGUARDIA DELLA PROFESSIONALITÀ DEI TECNICI

Dopo un anno e mezzo dove le forze che ci governano hanno relegato la nostra figura professionale ad attività secondaria non essenziale, spingendo addirittura politici di spicco a dire che lavorare in palestra sia solo “un lavoretto”, non ci resta che farci un esame di coscienza. Abbiamo il dovere di capire cosa abbiamo sbagliato a livello di immagine e comunicazione, quali competenze dovremmo avere, cosa possiamo e dobbiamo saper fare in qualità di personal trainer. Se si facesse una breve statistica ci si renderebbe conto che fra la gente “sia addetta che non addetta ai lavori” sia poco chiaro la differenza fra un PT ed un preparatore atletico (e magari anche di un istruttore di fitness). Molti luoghi comuni impediscono di percepire per la maggioranza come il lavoro di questi tecnici sia strettamente legato al benessere e alla salute delle persone! Questa triste e malintesa realtà dei fatti crea un fraintendimento generale sulla funzione dello sport e del movimento fisico organizzato, fraintendimento che trae in inganno anche i ragazzi che decidono di voler intraprendere questa professione!

Questo lo si evince, purtroppo, dalla superficialità con la quale essi (a volte) affrontano gli studi, e dalle motivazioni che spesso spingono i ragazzi e le ragazze ad iscriversi ai corsi per PT, motivazioni che nascono troppo spesso da un immaginario dei social dove se non fai una bizzarria in più del tuo “rivale concorrente” non esisti! Crediamo sia diventato oramai urgente spiegare che un personal trainer non è nulla di tutto questo, non è nulla di tutto quello che viene descritto dalla politica o dai media, e non è di certo quello che le pubblicità e le migliaia di post di stravaganti influencer, quotidianamente, vogliono far passare sui canali social.

In questa confusione anche le scuole di formazione non sono da meno, infatti non è difficile vedere scuole con corsi di formazione “professionalizzanti” che portano al conseguimento del diploma di Personal Trainer in solo 2 giorni di formazione.

Per controparte altre scuole ancora, fanno corsi di 1 anno magari solo on line, dove però per mesi elargiscono tonnellate di informazioni su tematiche che esulano dalla professione reale del pt, come ad esempio sulla nutrizione (che possono fare credere al corsista di essere legittimato a lavorare anche in questo settore!!). Ovvio che un pt sia tenuto ad avere una cultura di base sulla corretta nutrizione, ma non è certo tenuto a rilasciare diete. Un bravo pt sa creare collaborazioni fidate e stabili, con altri professionisti del settore con i quali creare un team preparato, che faccia sentire il cliente al centro di un progetto creato su misura per lui! Ovvio che nel marasma della comunicazione sui corsi di formazione è, a nostro personale avviso, importante verificare che il corso sia riconosciuto come minimo da una federazione o ente di promozione sportiva del CONI. Valutare il programma su come viene svolto il monte ore e la divisione fra pratica e teoria. Dal nostro punto di vista è forte garanzia che l’organizzazione a cui ci si rivolge abbia una certificazione di qualità su come gestisce ed organizza il lavoro (certificazione ISO).

La Federazione italiana Fitness si affida per l’organizzazione al Centro Studi La Torre che non solo è certificata ISO 9001, ma è riconosciuta come ente di formazione. Inoltre tutti i diplomati FIF sono riconosciuti in automatico dalla Federazione Istruttori Fitness, al momento l’unica organizzazione sportiva inserita nell’elenco del Ministero dello Sviluppo Economico in ottemperanza alla legge 4/2013. È stato previsto sia un codice deontologico della professione sia una identificazione delle competenze delle singole professionalità presenti nel mondo del fitness. Inoltre, sempre a tutela della professionalità, la FIF aderisce ad ASSOPROFESSIONI che sta svolgendo una importante azione a livello governativo agendo istituzionalmente nella Consulta sul lavoro autonomo e professioni istituita dal Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro (CNEL).

Dal punto di vista pratico/organizzativo occorre prendere atto di come oggi sia una grande realtà in espansione quella degli studi di personal training dove si svolgono lezioni in one to one o micro gruppi. Sono centri Wellness e per capirne il lavoro partiamo dalla definizione: “…Il termine wellness si riferisce ad una filosofia di vita che pone il benessere psicofisico della persona al centro dell’attenzione, attraverso attività sportive, pratiche di rigenerazione, mental training e un’alimentazione sana, tutte finalizzate a favorire uno stato di benessere ed equilibrio generale”. Con il termine performance invece individuiamo una serie di risultati ed obiettivi sportivi che si raggiungono attraverso attività fisiche specializzate, insieme ad un lavoro di mental training ed un’alimentazione specifica finalizzata all’obiettivo finale.

Importante chiarire come un’attività finalizzata al raggiungimento di uno scopo specifico di natura prettamente atletica non è detto che sia altresì finalizzata alla massima salute generale dell’individuo, soprattutto se riferita ad uno stato di salute nel lungo periodo.

Tutte le esasperazioni spesso legate alla massima performance non “dovrebbero” essere presenti in un lavoro di puro wellness, disciplina nella quale si dovrebbero limitare attività altamente usuranti al minimo necessario e dove il raggiungimento di parametri di benessere e prevenzione e il conseguente mantenimento della salute a 360° deve essere prioritario…” Il Personal Trainer, nel senso comune del termine, non ha essenzialmente a che fare con atleti ma, al contrario, si rivolge principalmente a persone (spesso non giovanissimi) che desiderano allenarsi per mantenersi in salute e magari alleviare qualche “acciacco”. Spesso questi utenti hanno poco tempo per gli allenamenti con una disponibilità che mediamente non supera i 60 minuti con una frequenza di 2/3 volte a settimana.

Non sottovalutate il compito, avere questa tipologia di utenti non rende la nostra professione meno rilevante anzi, la complessità dell’individuo che si segue richiede maggiori competenze di carattere tecnico-relazionali. Il personal trainer per natura deve avere grandi capacità empatiche, comprendere le reali necessità e possibilità della persona che si trova davanti, non solo dal punto di vista atletico ma soprattutto sotto l’aspetto umano, ed è proprio questo che lo deve responsabilizzare! Il Personal Trainer per ogni cliente è una scelta “personale”! Ogni PT ha una sua inclinazione personale che spesso lo caratterizza come persona e che caratterizza l’ambiente all’interno del quale lavora (specialmente se lavora all’interno di un proprio studio). Deve avere grandi capacità multidisciplinari di base, che gli permettano di individuare le problematiche del cliente, e nel caso si presentassero delle necessità che esulano dalla professione del PT, l’umiltà di saperlo indirizzare in maniera corretta dal professionista più adeguato senza mai prevaricare figure professionali già esistenti, e ritrovando l’essenza del proprio lavoro, il movimento! Su questo punto troviamo fondamentale ritrovarsi nel concetto “less is more”; meno, ma ben fatto, è meglio! Per la costruzione di programmi efficienti, la semplicità ritrova sempre la sua essenzialità, specialmente con le persone meno portate e di tutte le età! è ora di lasciare alzate olimpiche e costanti allenamenti ad alta intensità, con i loro relativi rischi di infortunio, agli atleti che competono e necessitano di questi così tassanti gesti! Bisogna tornare a chiedere alle scuole di formazione dei corsi che lavorino in profondità sui punti cardine della nostra professione e che parlino di movimento senza preconcetti o dogmi dettati dal marketing da seguire. Si deve tornare a parlare, a studiare e a lavorare con il movimento, ripartendo dalle radici della natura umana, dai propedeutici agli schemi motori di base per poi passare ai movimenti più complessi. Dal corpo libero, al lavoro contro resistenze esterne, rispettando il paradigma mobilità-controllo-potenziamento.

Chi osserva da fuori deve comprendere che il pt, restando nel suo ambito, lavora per la salute e il benessere della persona, che il suo lavoro è essenziale al benessere psicofisico della società ed il suo lavoro alleggerisce il sistema sanitario nazionale! Se sapremo lavorare nel modo giusto e gli enti di formazione sapranno promuovere questo concetto, tra qualche tempo, fermando la gente per strada e chiedendogli cosa fa un personal trainer, tutti sapranno rispondere in maniera univoca e corretta che: “Il personal trainer si occupa della salute della persona attraverso il movimento!”.

Con la FIF si sta cercando di lavorare ad una riforma educativa/formativa che porti a questo risultato. Dare strumenti al PT per affrontare il lavoro di base in modo progressivo ed organizzato. Chiunque è capace di far fare fatica, ma non tutti sanno guidare le persone attraverso un percorso di miglioramento personale, e queste persone sono i Personal Trainer. Auguriamo un buon lavoro a tutti auspicando il principio Less is more!

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