REFORMER PILATES: MODA DEL MOMENTO O TRASFORMAZIONE CONSAPEVOLE?
Scritto da Clarissa DavidUn metodo che affonda le sue radici in oltre un secolo di storia
Negli ultimi anni, il Pilates, in particolare l’utilizzo del Reformer, ha vissuto un’esplosione di popolarità senza precedenti. Da disciplina di nicchia si è trasformato in una presenza fissa nei centri fitness, negli studi specializzati e sulle bacheche social di influencer e celebrità. Ma ciò che potrebbe apparire come una semplice moda passeggera, spinta dall’estetica e dall’effetto “Instagram”, nasconde in realtà una trasformazione profonda e consapevole nell’approccio all’allenamento. Il Reformer non è solo un attrezzo sofisticato, è uno strumento straordinario per lavorare sulla qualità del movimento, sulla riorganizzazione posturale e sulla forza funzionale. Non a caso, figure pubbliche come Meghan Markle, Jennifer Aniston o Harry Styles hanno scelto di rendere pubblica la loro “devozione” al Pilates. Dietro la celebrità del metodo, però, si cela una disciplina molto più concreta, accessibile e trasformativa di quanto si possa immaginare.
La vera forza del Reformer e di tutto il metodo Pilates, sta nella sua adattabilità. È un metodo trasversale, adatto a ogni tipo di corpo e condizione. Può essere praticato da giovani sportivi, da persone sedentarie, da donne in gravidanza, da chi è in fase di riabilitazione, così come da chi semplicemente desidera ritrovare un equilibrio psico-fisico. Non è il corpo che si deve adattare all’allenamento: è l’allenamento che si modella sulle reali esigenze del corpo. Oggi viviamo in una società che ci impone ritmi frenetici, esposizione costante agli schermi, notifiche continue, stress cronico. In questo contesto, allenarsi con metodologie ad alta intensità una o due volte a settimana, senza una base strutturata e senza obiettivi atletici chiari, può risultare controproducente. L’attività fisica ad alto impatto, se isolata e decontestualizzata, può generare un aumento del cortisolo (l’ormone dello stress), infiammazioni articolari, affaticamento neuromuscolare e schemi motori compensatori che peggiorano la postura e la qualità del movimento.Il corpo moderno non ha bisogno di essere sempre spinto oltre il limite, ma piuttosto di essere riorganizzato, centrato, alleggerito.
Il Pilates risponde esattamente a questa esigenza: è allenante ma non aggressivo, profondo ma non invasivo, intelligente e calibrato. Il lavoro sul Reformer, in particolare, consente un controllo continuo e preciso, in un ambiente protetto ma estremamente efficace. Non tutti sanno infatti che il Reformer nasce nei primi decenni del Novecento grazie a Joseph Pilates, il fondatore del metodo. L’idea ebbe origine durante la Prima Guerra Mondiale, quando Pilates fu internato in un campo per prigionieri. In quelle condizioni precarie, iniziò a sviluppare esercizi di rieducazione motoria per altri prigionieri, molti dei quali allettati o feriti. Per consentire loro di muoversi e rinforzare la muscolatura senza doversi alzare dal letto, Joseph ebbe un’intuizione geniale: trasformò i letti da ospedale in dispositivi per l’allenamento, utilizzando molle di resistenza e fasce elastiche.
Da questa intuizione nacque il concetto di “resistenza assistita e controllata”, che sarebbe poi diventato il cuore del Reformer. Negli anni successivi, Pilates perfezionò e costruì l’attrezzo vero e proprio nel suo studio di New York, fondando così uno dei macchinari più iconici della sua metodologia.Il Reformer, nella sua forma moderna, è rimasto fedele a quell’idea originaria: un sistema che permette di eseguire movimenti fluidi, precisi e adattabili, con il supporto di molle regolabili che modulano l’intensità del lavoro muscolare senza sovraccaricare le articolazioni.
Il Pilates non si limita alla tonificazione. È un metodo di educazione al movimento, che rafforza il centro del corpo (il “core”), migliora la postura, favorisce l’equilibrio muscolare e stimola la consapevolezza. Joseph Pilates lo definiva “Contrology”, e il nome stesso racchiude il cuore del metodo: controllo, precisione, respirazione, fluidità, concentrazione e centratura. Il lavoro parte dalla muscolatura profonda e si espande verso una gestione globale e armonica del movimento.
Nel mio percorso personale ho avuto la possibilità di osservare da vicino come il Pilates viene vissuto e interpretato in altri Paesi. Ho lavorato in Australia nel 2013 e nel 2015, e nel 2022 ho frequentato corsi di aggiornamento a New York e Philadelphia. All’estero ho percepito una maggiore apertura alla sperimentazione e all’innovazione, ma anche il rischio – talvolta – di una spettacolarizzazione del metodo.
Infatti, soprattutto sui social, capita sempre più spesso di vedere video in cui il Reformer viene usato per esercizi acrobatici, coreografie estreme, movimenti rapidi e caotici, completamente scollegati dai principi del Pilates. In alcuni studi si propongono addirittura lezioni con 18 Reformer e istruzioni via video. Non è il formato in sé ad essere sbagliato, ma il messaggio. Serve trasparenza: stiamo facendo Pilates o qualcos’altro? L’onestà verso l’allievo è fondamentale.
Un metodo può e deve evolvere, adattarsi ai tempi, alle nuove scoperte biomeccaniche, alle esigenze contemporanee. Ma evoluzione non significa snaturamento.
Il Pilates è una disciplina viva: richiede studio, coerenza, approfondimento. L’approccio della Federazione Italiana Fitness (FIF), che ho scelto e che insegno, è proprio questo: innovare con radici salde. Rispetto per la logica originaria di Joseph Pilates, adattamento consapevole ai bisogni moderni, approccio scientifico e centrato sulla persona.
Per chi si avvicina oggi al Pilates, consiglio di affidarsi ad insegnanti qualificati, capaci di personalizzare e spiegare ogni gesto. Il Pilates non è solo una sequenza di esercizi, ma un dialogo continuo tra corpo e mente. È una pratica che può davvero migliorare la qualità della vita, ridurre dolori cronici, aumentare la consapevolezza corporea e restituire al corpo la sua funzionalità naturale.
Inoltre, è bene ricordare che il Pilates non si esaurisce esclusivamente nel Reformer. Il metodo è molto più ampio e articolato: comprende il Matwork (lavoro a corpo libero), la Cadillac, la Chair, lo Spine Corrector, il Barrel e una vasta gamma di piccoli attrezzi, spesso meno “instagrammabili”, ma altrettanto funzionali per creare varietà e nuove sfide agli esercizi di tutto il repertorio tradizionale.
Il Pilates non è solo una moda effimera, ma un’espressione attuale di una disciplina in continua evoluzione. Se praticato con consapevolezza, metodo e competenza, può davvero rappresentare una trasformazione duratura nell’approccio all’allenamento. Non solo allenamento fitness, ma educazione al movimento. Non solo estetica, ma benessere. Non solo tendenza, ma rivoluzione consapevole.
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