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Cibo, cortisolo e stress: un trinomio che dobbiamo capire sempre di più

Scritto da Marco Neri

Il cortisolo nel “sentire comune” ha una valenza negativa perché nei convegni da spogliatoio assume il ruolo di perenne cattivo nel depredare dei risultati sperati e nel vanificare la costruzione di massa magra. Come sempre la verità sta nel mezzo ed occorre trovare il giusto equilibrio, infatti è indubbio che il cortisolo ha funzioni estremamente importanti e sarebbe un errore fare in modo di averlo sempre perennemente basso mentre fisiologicamente ha andamenti hi/low legati ai ritmi circadiani e agli stressi psico fisici a cui andiamo incontro. Fra le sue azioni positive troviamo l’aumento dello stato di veglia, la capacità di concentrazione e l’energia. Lo fa facilitando la conversione della noradrenalina in adrenalina e inducendo un aumento della gittata cardiaca. Inoltre il Cortisolo svolge un’importante azione anti infiammatoria. D’altra parte abbiamo anche tutta una serie di altre azioni non sempre “gradite” come:

1) aumenta la glicemia, incrementando la gluconeogenesi epatica (conversione di alanina in glucosio).
2) Accelera l’osteoporosi
3) Favorisce il catabolismo proteico convertendo le proteine in glucosio)
4) Stimola la liposintesi (tranne che nel digiuno dove può diventare lipolitico affiancando il GH)

Tutto questo è logicamente direttamente proporzionale al tempo in cui il cortisolo rimane alto, infatti mentre è fisiologico avere dei picchi acuti che rientrano in tempi brevi, diventa deleterio avere livelli alti in cronico che portano a situazioni metaboliche negative (con ricadute anche sul piano estetico) ma che soprattutto nell’ipercortisolemia cronica presenta una serie di problematiche con iperglicemia e insulino resistenza, diabete di tipo 2, immuno soppressione, patologie muscolo-scheletriche e alterazione dell’umore. Il digiuno è uno stimolatore di cortisolo; infatti nella sua curva giornaliera è più alto al mattino, così pasti eccessivamente proteici possono fare anch’essi alzare i livelli di cortisolo. Tutto questo non deve allarmare tutti i seguaci delle diete proteiche o della metodica IF (Intermetting Fasting o Digiuno Intermittente) perché se da un lato è vero che queste metodiche possono portare ad un aumento dei livelli di cortisolo, è anche vero che la risposta è molto personale ed è legata ad una serie di fattori che può innescare meccanismi endogeni di autocontrollo dei livelli di questo ormone, Il dato di fatto è che diversi studi evidenziano in alcune persone che effettuano l’IF problematiche di fame, ritenzione, sbalzi di umore; tutti sintomi potenzialmente legati anche a sbalzi di cortisolo. E’infatti un dato di fatto che su molte persone l’introduzione di dosi mirate di carboidrati (a basso indice glicemico e con buona presenza di fibre) aiuti a tenere sotto controllo il cortisolo nel suo picco mattutino. Se invece si assumono troppi carboidrati alla colazione, e magari senza un controllo dell’indice glicemico, si corre il rischio di sommare il picco glicemico dato dagli zuccheri a quello naturalmente presente dato dalla neoglicogenesi indotta dal cortisolo alto. Ma i carboidrati non sono importanti solo al mattino (se non si opta per un periodo o delle giornate di IF), ma possono essere molto interessanti anche alla sera, infatti è già stato citato in un precedente articolo lo studio israeliano del 2011 che ha evidenziato modificazioni ormonali positive introducendo la quota maggiore di carboidrati alla sera rispetto al pranzo. L’uso di carboidrati alla sera è a mio avviso molto funzionale soprattutto per chi durante il giorno ha fatto sport e non ha avuto una particolare introduzione di carboidrati con gli altri pasti; in questo modo si favorisce la sintesi di glicogeno epatico con una caduta positiva su ormoni legati sia alla fame che al dimagrimento (leptina, Grelina) ma anche sul cortisolo. Ora capisco che in alcuni lettori si prospetti un poco di confusione perché abbiamo detto che i pasti eccessivamente proteici possono favorire il cortisolo, che i carboidrati ben gestiti lo controllano, che il digiuno lo fa aumentare, tutti punti che molti non adottano proprio per avere la forma migliore. Come sempre il problema è nell’individuare i propri bisogni e capire che le risposte sono molto personali. In linea di massima sono convinto che dare una quota maggiore di carbo nei periodi di maggiore intensità di allenamento sia positivo; non è detto debba essere sempre così ma farlo per un periodo può essere stimolante ed è una prova che suggerisco a molti di fare. Analogamente ho riscontri positivi dall’IF, ma anche questa non è detto debba essere una scelta che va bene per tutti (anzi ci sono molte persone che proprio non riescono a farla accusando fame, nervosismo e mal di testa) e soprattutto può essere fatta solo per un periodo o addirittura essere fatta per qualche giorno a settimana.

Mediamente sono invece molto convinto di carbo al mattino optando per pochi zuccheri semplici ed andare invece su complessi con fibre. Ma anche qui l’invito è di non fossilizzarsi, provare a cambiare; oltre ad esser gradevole e meno noioso è anche stimolante e si possono verificare sul proprio corpo le risposte che alcune scelte inducono. Una di queste è l’uso di uova al mattino (sdoganando la credenza dell’aumento di colesterolo su persone sane e sportive), così come non è assolutamente detto che si debbano usare solo i bianchi essendo il tuorlo un vero tesoro di elementi altamente nutritivi. Ovvio che il tutto va rapportato alle scelte totali che vengono fatte all’interno della filosofia alimentare che si va ad adottare.
Il cortisolo alto, inteso in forma cronica, va valutato dal punto di vista medico e la parte alimentare ha una componente non preponderante, questo per dire che molto spesso i picchi permanenti di questo ormone sono dovuti a sovrallenamento o comunque picchi stressori anche solo psicologici da ansia o da lavoro; è dimostrato come gli studenti sotto esami abbiano picchi di cortisolo paragonabili a quelli degli sportivi; è quindi indubbio che anche la risposta e la capacità di gestione di tale ormone risieda anche in capacità personali legate al recupero e alla gestione dello stress. Diversi studi stanno sottolineando come la maggioranza degli uomini over 40 ha alti livelli di cortisolo e quindi bassi di testosterone, questo in una popolazione di non sportivi è un chiaro indicatore di come lo stress (ed in modo conseguente i recuperi psico/fisici) siano la prima causa da gestire per controllare i rapporti positivi fra i più importanti ormoni.

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