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ORIZZONTI POSTURALI - Core stability e core strength sono realmente la panacea per il mal di schiena?

Scritto da dott. Mattia Betti*

PUNTIAMO L’ACCENTO SUI SEGRETI NASCOSTI DELL’ALLENAMENTO DEL CORE

*Osteopata D.o.m R.o.i, Postural Training Consultant

Affascinati dal potere dell’allenamento del Core, sappiamo e conosciamo tutti i suoi segreti (?) ed i suoi benefici (?) e come l’enfasi in tale direzione può portare ad incrementare performance, rendimento e a risolvere problematiche di mal di schiena o prevenirle. Ma è proprio tutto così? Riflettiamo insieme, partendo da una breve ma precisa analisi del Core.


Core: Cos’è?

Un’area anatomica che si identifica nella zona lombo-pelvica, colonna vertebrale, complesso funzionale del bacino, ed articolazione dell’anca e da tutte le componenti muscolari che influenzano limitando o producendo direttamente o indirettamente (collegamenti fasciali) movimenti in questi segmenti (Willson et al.). Nel nostro ambiente, un esempio su tutti, Joseph Pilates, ideatore del medesimo metodo oggi tanto diffuso, aveva denominato “powerhouse” la odierna “core area”, evidenziando la necessaria implicazione di tale area nella generazione del Movimento. Ora il secondo dilemma nel comprendere le due parole associate a tale argomento: Stability & Strength. La continua ricerca in questo campo ci fa notare che le due correlate definizioni siano essenzialmente diverse a seconda che si parli di rieducazione motoria o performance sportiva. Nel programma di Core Stability si affronta una strategia di riprogrammazione neuro funzionale che permetta al soggetto che accusa dolore in cronico o in acuto il ripristino e l’attivazione del Movimento, in determinate sequenze/situazioni, e del controllo (motor control pattern) neuromotorio (neuromodulazione a feedback). Nel programma di Core Strength (Akuthota e Nadler) lo definiscono come “il controllo neuromuscolare richiesto intorno al rachide lombare per mantenere la stabilita funzionale”, mentre Lehman come “la forza che può essere generata ad una specifica velocità da un muscolo o un gruppo muscolare”. Tale introduzione è per portare alla luce un evidente interrogativo che prescinde dalla validità del programma , che naturalmente non è in discussione: “possiamo e dobbiamo sempre ricorrere al Core Training nel LBP o CLBP? …e se no perché? Direi che senza un appropriato criterio di assessment (valutazione), specifico e globale, ci perdiamo in chiacchiere da bar… e quindi quanti di noi, adottano test discriminativi per comprendere la reale natura del problema della schiena o nell’attuare un programma preventivo sul LBP? Vi pongo solo alcuni parametri da osservare per comprendere come un allenamento del Core potrebbe essere non efficace al limite del peggioramento se proposto in tali disfunzionalità o patologie.

schema respiro

Figura A: schema fisiologico del respiro, freccia nera asse orizzontale rispetto apice sterno
Figura B: schema disfunzionale asse obliquo rispetto apice sterno


Considerazione A

1) Schema respiratorio sano o schema respiratorio disfunzionale o con stereotipo patologico.

Se nel nostro soggetto durante l’inspirazione, il diaframma si muove caudalmente, mentre lo sterno avanza anteriormente, possiamo affermare che vi è una gestione pneumatica (pressoria) coerente con la funzione, sarà il contrario se osserviamo un’attività di risalita sternale, evidente, in fase di inspirazione e un sollevamento di tutta la cavità toracica in direzione craniale, senza alcuna espansione trasversale degli spazi intercostali.

Sappiamo che postura e modello respiratorio personale sono interdipendenti, quindi se vogliamo gestire con proficua enfasi l’allenamento del Core dobbiamo conoscere e riconoscere le dinamiche annesse nel controllo di stabilizzazione della colonna vertebrale in ogni situazione. Nel nostro assessment dobbiamo valutare la funzione respiratoria ma anche quella posturale in posizione eretta per comprendere l’attività di tenuta isometrica dei muscoli profondi (giustamente reclutati ma attenzione al loro ipertono) e muscoli superficiali non giustamente reclutati che causano anomalie e insorgenze del dolore lombare, per esempio. Nella figura che segue notiamo come il caso B, C, D rappresentano una controindicazione evidente all’allenamento del core con problematiche di lombalgia presenti, ma anche in funzione preventiva, perché se non normalizziamo la funzione del diaframma toracico e pelvico, provochiamo un ricercato allineamento su una base disfunzionale.

posizioni

A Posizione fisiologica DT e DP
B Disallineamento dei due assi DT e DP
C Disallineamento verticale torace e pelvi (torace avanzato anteriormente)
D Posizione anomala colonna toracica rispetto bacino


Considerazione B

2) Schemi di movimento alterati

Partiamo da un’attenta valutazione degli squilibri articolari e muscolari, ovvero alla corretta lettura della de-centrazione del movimento intorno ad un asse articolare e muscolare. Le aree da indagare ab initio:
1) tratto cervicale
2) scapolo omerale
3) gabbia toracica (diaframma: “Breathing pattern “- vedi sopra)
4) passaggio dorso-lombare
5) passaggio lombo-sacrale
6) cinematica arto inferiore

Su ognuna di queste aree sarà di rilevante importanza comprendere individualmente le necessità di stabilità o mobilità, poniamo un esempio, riflettete sulla proposta di un side Plank (esercizio di solito proposto perché con minore carico specifico sulla zona lombare), in un soggetto con mal di schiena o con storico di sofferenza cronica di mal di schiena, con rigidità tratto toracico alto e medio (che influenza la meccanica della spalla nel 20% dei casi), che tipo di controllo o core stability potrà avere e mantenere..??? Sappiamo che il piano scapolare in detti casi determina un irrigidimento del piano capsulare posteriore, impingement e comparse del dolore sub acromiale… quindi riprogrammiamo il movimento scapolo omerale in primis o mobilizziamo il tratto dorsale medio e alto; la mia risposta è: in quel soggetto vediamo cosa e come risponde in prima seduta in maniera migliore, riproponiamo test e contro test e vediamo se l’allineamento posturale (statica osservazione sagittale) e o in side plank migliora… l’esercizio diventa la risposta alle nostre domande… un modus operandi che utilizzo per avere risposte che vivono nella coerenza di un metodo valutativo… ed insieme alla Federazione Italiana Fitness mi sto muovendo per questa tipologia di approccio, movimento e terapia del Movimento, fai le domande giuste al sistema corpo e lui ti risponderà… Stay tuned!!!! In conclusione, l’esercizio di stabilità e/o di forza del Core è un processo di evoluzione ed affinamento nel movimento attraverso l’utilizzo di strategie sempre ben mixate. Due sono i principali obiettivi che si affrontato nei programmi di stabilità di base: controllo motorio e capacità muscolare; entrambi i fattori hanno un notevole fondamento nella letteratura e può essere visto come una progressione nell’esercizio rispetto ad una netta e contrastante modalità applicativa, ma pur sempre preceduti dall’accurata ricerca di un inquadramento posturale e chinesiologico. È importante sottolineare che l’efficacia di queste metodologie di intervento motorio sia mediata da un attento focus valutativo dell’Operatore specializzato nel Movimento. Tuttavia, è necessario un ulteriore lavoro per perfezionare e convalidare l’approccio, in particolare con riferimento alla comprensione contemporanea della neurobiologia e del dolore cronico correlato alla terapia dell’esercizio fisico non solo riabilitativo, nonché alla visualizzazione di tutti i processi di sincronizzazione del movimento globale e segmentale.

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