Contattaci su Facebook Contattaci su WhatsApp

Una chetogenica per la massa?

Scritto da Marco Neri

ECCO I RISULTATI DI UNO STUDIO SCIENTIFICO SULL’IMPATTO DELLA KETO SU BODY BUILDER IN FASE DI MASSA

neri

Titolo volutamente provocatorio, magari in un momento dove in tanti stanno già programmando dopo le feste di fare “un giro” di chetogenica per iniziare un programma di “remise en forme” dopo gli stravizi Natalizi. Eppure un gruppo di studio legato all’università di Padova, di cui sono onorato di aver fatto parte ha provato a verificare l’impatto di 2 mesi di dieta chetogenica su Body Builder esperti durante la fase di massa.

La KETO è ben conosciuta e codificata; in sintesi la KD costringe il corpo a ricorrere ad altre vie per ricavare energia soprattutto per il sistema nervoso centrale (SNC). Il corpo, dopo diversi giorni con un regime di alimentazione con contenuto di carboidrati molto ridotto, va ad esaurire le riserve di glicogeno/glucosio e la quantità di glucosio disponibile che diventa insufficiente per consentire sia la normale ossidazione dei grassi attraverso la fornitura di ossalacetatato nel ciclo di Krebs che il rifornimento di glucosio al SNC.

La nuova energia a cui ricorre il corpo viene fornita dai corpi chetonici (KB) acetoacetato (AcAc), 3-idrossibutirrato (3HB) e acetone. Diverse sono le potenzialità terapeutiche della KD che è stata ed è usata anche per contrastare l’epilessia:

1) miglioramento del quadro metabolico nelle PCOS (ovaio policistico)
2) possibili utilità anche nella sclerosi laterale amiotrofica, nel morbo di Alzheimer, nel morbo di Parkinson e in alcune mitocondriopatie
3) possibilità di questo regime a supporto di alcune problematiche oncologiche
4) possibile efficacia come fonte energetica negli sport di endurance

Ma oltre a queste eccellenti potenzialità mediche la KD è conosciuta nel mondo sportivo come strumento utile per promuovere la perdita di peso / massa grassa attraverso 4 meccanismi basilari:

A) riduzione dell’appetito grazie agli effetti di sazietà proteica, effetti sugli ormoni correlati all’appetito come la grelina e possibilmente una sorta di effetto diretto di blocco dell’appetito dato dai KB
B) ridotta lipogenesi e aumento dell’ossidazione dei grassi
C) una riduzione del quoziente respiratorio può indicare una maggiore efficienza metabolica nell’ossidazione dei grassi
D) un effetto termico delle proteine e un maggiore consumo di energia da parte della gluconeogenesi.

Con questo studio è stata la prima volta che si è provato ad usare la KD su atleti BB in fase di massa. 19 i soggetti divisi in 2 gruppi (KD e WD). Il prospetto dei soggetti era il seguente:

tabellla keto

Il progetto prevedeva analisi ematiche antropometriche e test fisici prima dello studio e poi verificati alla fine delle 8 settimane.

image004

Le alimentazioni erano isocaloriche, tendenzialmente ipercaloriche rispetto al fabbisogno dei singoli. Anche il contenuto proteico era identico (2,5 g/Kg/die). La differenza è che il contenuto di CHO nel gruppo KD era massimo del 5% mentre nel gruppo WD era sul 55%, L’allenamento pur non essendo stato standardizzato era molto simile con 3 sedute a settimana, esercizi base, ripetizioni 6/10 e buone pause. I dati emersi sono stati una conferma sotto molti aspetti e una sorpresa per altri.

La massa magra è scesa solo nel gruppo di KD, mentre la massa muscolare è cresciuta in modo più significativo con l’alimentazione WD, ma attenzione, con la KD non solo non hanno perso MM ma c’è stato anche un piccolo aumento medio. Anche l’analisi del QR conferma la capacità della KD di fare abbassarne il suo valore indicando uno shift verso il metabolismo lipidico. Entrambi i gruppi hanno migliorato l’espressione di forza sia nel test alla panca piana che nello squat (anche se il gruppo WD ha avuto incrementi maggiori). Anche il profilo dei lipidi nel sangue ha confermato la capacità della KD di diminuire il colesterolo totale ed elevare l’HDL. Analogamente i TG solo calati solo nel gruppo KD. Come già dimostrati la KD ha indotto un forte calo della produzione insulinica ma contemporaneamente, pur abbassando la glicemia, non l’ha mai portata a livelli bassi; questo conferma che nella KD su soggetti non induce ipoglicemia. In questo studio il TST è calato così come l’IGF 1, ma in altri studi i livelli di TST non sono calati; inoltre secondo Rhonda: “La carenza di IGF1 è coerente con un aumento del GH, dove il GH antagonizza le azioni dell’insulina e migliora l’ossidazione dei lipidi”. Ultimi 2 dati che confermano come la KD ben interpretata possa sorprendere; il primo attesta che i markers infiammatori sono calati solo nella KD (IL6 e TNFalfa). Il secondo dato corrisponde all’aumento del BDNF, molecola della famiglia delle neurotrofine che intervengono nel trofismo e nella plasticità neuronale.

Le variazioni in negativo di questa proteina sono associabili a situazioni di stress, depressione, disturbi dell’umore, aspetti cognitivi e altre problematiche psicologiche. L’aumento di BDNF nel gruppo KD sembra confermare i dati ricavati da altre basi teoriche sull’effetto positivo della dieta chetogenica su alcuni aspetti dell’umore (esatto opposto di chi si sottopone a diete ipocaloriche).

Certamente la KD non è adatta a tutti, ma ormai è certamente stata “assolta” dai suoi deleteri effetti per la salute; il problema è nel bene interpretarla e, nelle sue interpretazioni, un’attenzione va fatta anche all’uso di molti preparati low carb presenti sul mercato; ad esempio una vera pasta per KD non dovrebbe superare i 4 g di carbo x 100 g mentre in molti prodotti questo valore viene ampiamente superato. Anche la presenza di polioli può deviare perché comunque hanno un loro impatto anche se diminuito del 50% sul conteggio dei CHO stessi.

Lo studio con tutti i grafici lo trovate sui portali specializzati “EFFETTI DI 2 MESI DI DIETA CHETOGENICA SU COMPOSIZIONE CORPOREA, FORZA MUSCOLARE E PARAMETRI EMATOCHIMICI IN ATLETI AGONISTI DI NATURAL BODY BUILDING” Antonio Paoli, Lorenzo Cenci, PierLuigi Pompei, Nese Sahin, Antonino Bianco, Marco Neri, Massimiliano Caprio, Tatiana Moro. Department of Biomedical Sciences, University of Padua, 35131 Padua, Italy Nutrients 2021, 13(2), 374; https://doi.org/10.3390/nu13020374

Letto 1764 volte Utima modifica effettuata Mercoledì, 12 January 2022 09:53

Lascia un commento

Verifica che tutti i dati nei campi con (*) siano inseriti. Non è permesso l'inserimento di codice HTML.