Contattaci su Facebook Contattaci su WhatsApp

Massoterapia ed elettromedicali, un aiuto nel recupero post allenamento

Scritto da Paolo Roccuzzo

“CIÒ CHE MAGGIORMENTE HA DATO UN RISULTATO APPREZZABILE È STATO L’AVERE SOMMINISTRATO, DOPO LO STRETCHING ANALITICO, UNA SEDUTA DI 15 MINUTI DI TECARTERAPIA IN MODALITÀ CAPACITIVA, SUBITO SEGUITA DA UN MASSAGGIO DECONTRATTURANTE NON TROPPO PROFONDO E DA 15 MINUTI DI RIPOSO IN POSIZIONE SUPINA.”

Di quanto sia importante il recupero nel post allenamento e di come si possa massimizzare tale corridoio temporale si è già parlato molto; ma, senza scomodare la curva della Supercompensazione o il concetto di Omeostasi del dr. Cannon, potremmo una volta tanto cambiare prospettiva.
Generalmente si riconduce la durata della seduta allenante a 60’-70’, tempo variabile a seconda dei soggetti, viste le innumerevoli differenze interindividuali. Successivamente all’allenamento, si può riposare (recupero passivo), si può svolgere dell’attività motoria leggera non organizzata come una passeggiata (recupero attivo), si può terminare la sessione con dello stretching, eventualmente anche molto tecnico come il P.N.F.
La pratica clinica quotidiana mi ha portato, insieme al gruppo di lavoro che guido da qualche anno, a provare un approccio diverso al problema “recupero” mostrando risultati davvero incoraggianti. Mi sono infatti chiesto se una seduta di massaggio decontratturante immediatamente post workout, un’applicazione di circa 10’ di Tecarterapia, l’elettrostimolazione, lo stretching passivo, l’abbinamento di tutte queste variabili, o solo di alcune, potesse accelerare in misura apprezzabile i processi di riparazione e ripristino strutturale, permettendo una nuova e altrettanto intensa sessione di allenamento a distanza di 24 ore.

Inizialmente l’attenzione è stata focalizzata sul programma di allenamento e sull’atleta, una scelta non ovvia dato che, nel caso specifico, si è trattato di parametrare il “fortunato” su base quotidiana/settimanale/mensile: appetito, irritabilità, aggressività, ritmo sonno-veglia, insorgenza di crampi, qualità delle urine, ph, emocromo, etc… Il programma (forza submassimale) è stato seguito per 4 settimane, per 5 sessioni su un microciclo di 7 giorni, senza cambiamenti nella struttura, annotando qualunque specifica di ogni sessione per poter confrontare in maniera capillare ciascuna settimana con la precedente. Alla fine di ogni sessione, il volontario è stato sottoposto a una delle pratiche sopra elencate in forma cumulativa e incrociata in maniera incrementale su base giornaliera. Al termine di ogni settimana sono stati valutati l’emocromo, il ph, le urine, lo stato di benessere/malessere generale e, banalmente, il risultato sul campo. La raccolta dati ha coinvolto 3 persone, oltre a me in qualità di supervisore/operatore, ed è stata effettuata la ripresa video di ogni sessione utilizzando la match analysis, in modo da poter eseguire confronti su perizia tecnica, capacità raggiunte, frequenza cardiaca, vascolarizzazione, etc… A distanza di 4 settimane dall’inizio del programma, i dati raccolti sono stati esaminati per trarre delle conclusioni. La settimana successiva all’analisi dei dati, assieme al gruppo di lavoro abbiamo dato inizio a un nuovo progetto su base mensile, identico ma con un nuovo atleta; il tutto si è ripetuto nuovamente, per un totale di 3 casi esaminati nell’arco di poco più di tre mesi. Questi i risultati, incredibilmente simili nei coefficienti percentuali:

tabella7

Riassumendo, ciò che maggiormente ha dato un risultato apprezzabile è stato l’avere somministrato, dopo lo stretching analitico, una seduta di 15 minuti di Tecarterapia in modalità capacitiva, subito seguita da un massaggio decontratturante non troppo profondo e da 15 minuti di riposo in posizione supina. Il massaggio decontratturante come tecnica ausiliaria a fini prestazionali e non terapeutici ha mostrato di apportare immediato sollievo e senso di leggerezza dell’area trattata in differita: le fasce muscolari, aiutate a riposizionarsi in allungamento, non hanno dunque prodotto le classiche retrazioni a livello delle catene cinetiche.

La Tecar come terapia antalgica ha fatto da amplificatore, contribuendo a evitare sin da subito l’instaurarsi di fastidiose infiammazioni sia a livello fasciale che a livello connettivale. Il sonno non profondo ma inserito immediatamente dopo le pratiche elencate, ha donato infine un ulteriore senso di benessere agendo sul cortisolo plasmatico post esercizio in senso migliorativo. Attualmente stiamo pianificando una nuova ricerca che abbia come focus il genere femminile; l’ipotesi di partenza, che vorrei verificare, si orienta verso la ricerca di risultati percentualmente migliori, stante una partenza per natura limitata da un sistema endocrino-ormonale meno premiante.

Letto 6602 volte Utima modifica effettuata Martedì, 28 August 2018 09:41

1 comment

  • Comment Link Omar Martedì, 04 September 2018 12:43 postato da Omar

    Salve, sarei curioso di sapere come sono stati eseguiti i test, dalla tabella riassuntiva gli incrementi prestativi sembrano dovuti al solo allenamento, è stato eseguito un doppio cieco ed un confronto con atleti senza nessun trattamento o trattati con placebo, post allenamento?
    grazie,
    Omar

Lascia un commento

Verifica che tutti i dati nei campi con (*) siano inseriti. Non è permesso l'inserimento di codice HTML.