Lo “scienziato dello sport”
CARLOS BALSALOBRE FERNANDEZ
di Roberta Bezzi
«LE APP SONO UTILI SOPRATTUTTO PER GLI ALLENATORI CHE VOGLIONO MISURARE/MONITORARE LE PRESTAZIONI DEI LORO ATLETI. IL RISCHIO DELL’AUTOVALUTAZIONE? NON AVERE LE GIUSTE COMPETENZE PER INTERPRETARE I DATI E PROGETTARE IDONEI PROGRAMMI DI ALLENAMENTO.»
Se il mondo dello sport e del fitness stanno facendo passi da gigante lo si deve anche a nuove figure professionali ormai note nella lingua inglese come ‘sport scientist’, il che si traduce in italiano in ‘scienziati dello sport’. Un neologismo a cui, indubbiamente, si farà sempre più l’abitudine da qui ai prossimi anni. Uno dei più noti a livello europeo è il trentenne spagnolo Carlos Balsalobre Fernandez dell’Università Europea di Madrid dove tiene lezioni sulle Nuove tecnologie per alte prestazioni nello Sport. I suoi principali ambiti di studio e ricerca riguardano gli esercizi per la performance, l’allenamento della forza, test e nuove tecnologie. Ha conseguito un dottorato e due master sulle Alte performance nello sport ed è autore di numerosi articoli scientifici sull’allenamento della forza, sui test relativi alle prestazioni anche attraverso l’uso della tecnologia. Ed è anche uno sviluppatore iOS, creatore di celebri App quali PowerLift, Runmatic, Nordics e My Jump 2, ritenute valide scientificamente per misurare le prestazioni, con migliaia di download in tutto il mondo.
Carlos Balsalobre Fernandez, come e quando si è avvicinato allo sport e, in particolare, al fitness?
«Ho praticato karate per oltre un decennio a partire dai 15 anni. Poiché il mio maestro era anche un appassionato di fitness, seguendo i suoi consigli, ho cominciato a sollevare pesi e ad interessarmi all’universo delle palestre che ho trovato affascinante».
Qual è stato, brevemente, il suo percorso di studi?
«All’Università, ho iniziato interessandomi alla Matematica per tre anni, poi però ho cambiato direzione perché ho scoperto che la mia vera passione erano le Scienze Motorie. Dopo la laurea ho seguito anche due master sulla “Alta performance nello sport’ per conseguire, infine, un dottorato di ricerca in Scienze Motorie».
Lei è uno sviluppatore iOS, inventore di PowerLift, Runmatic, Nordics e My Jump2, applicazioni che servono per misurare la performance (potenza, velocità, etc.). Quali sono i vantaggi e quali, invece, gli svantaggi di un’auto-valutazione delle prestazioni?
«In realtà, le applicazioni sono state progettate non solo per l’autovalutazione degli utenti ma soprattutto per gli allenatori che vogliono misurare/monitorare le prestazioni dei loro atleti. Una delle caratteristiche principali di tutte le App è la capacità di poter gestire tanti atleti e team, praticamente senza limiti, il che è molto efficace anche in caso di raffronti. Ecco perché la semplice autovalutazione non è il solo obiettivo. Di certo l’autovalutazione può essere rischiosa perché – spesso – gli appassionati o atleti non hanno competenze scientifiche sufficienti per capire alcuni dati e per progettare idonei programmi di allenamento. D’altra parte però le App aiutano l’atleta a conoscere meglio le proprie prestazioni e a coinvolgerlo nel processo di misurazione. Per esempio, se l’atleta sa come misurare il suo CMJ o 1RM nello squat con le App quando si trova all’estero senza il proprio allenatore, sarà in grado di individuare il giusto carico di allenamento in modo più facile».
Guardando al futuro e volendo estremizzare il concetto, può la tecnologia sostituire completamente il bisogno di rivolgersi a un professionista?
«Assolutamente no. La tecnologia può ‘solo’ fornire dati sulle prestazioni dell’atleta, ma questi dati dovranno sempre essere capiti e usati in modo appropriato!».
Dove finisce il fitness e dove inizia la preparazione atletica?
«A mio avviso, il limite è molto chiaro: la competizione. I principali obiettivi del fitness sono correlati al miglioramento della propria salute, della propria condizione fisica o estetica. La preparazione atletica, invece, va oltre perché richiede un grado più elevato di “preparazione” appunto, per competere contro i rivali e vincere. In tal senso, la preparazione atletica è più specifica e cerca di sviluppare certe abilità/capacità, mentre il fitness nella maggior parte dei casi cerca di migliorare tutte le capacità».
A suo avviso le persone con problemi di peso, possono ricavare benefici dalla preparazione atletica?
«A voler essere onesti, non particolarmente. Certo, la preparazione atletica spesso offre stimoli ad alta intensità il che, in definitiva, si traduce in un maggior dispendio di calorie, nell’accelerazione del metabolismo, nell’aumento di massa muscolare, etc. Ma c’è un punto che non può essere sottovalutato: la maggior parte delle persone in sovrappeso non ha esperienza di allenamenti e, quindi, coinvolgerli in allenamenti ad alta intensità vorrebbe dire spaventarle in un certo senso perché è qualcosa di troppo faticoso e che non li porta a divertirsi. Credo però che, progettando un buon allenamento aerobico e anche basato sulla forza, unitamente a una buona dieta, dal punto di vista del fitness, si possano ottenere decisamente migliori risultati per chi è in sovrappeso rispetto all’allenamento di tipo atletico».
Secondo lei, cosa c’è di realmente nuovo oggi nella preparazione atletica rispetto al passato?
Le novità sono correlate solo alla tecnologia o ci sono anche nuovi metodi di allenamento? «Per me il più grande cambiamento è l’introduzione e l’aumento dei cosiddetti “scienziati dello sport”, sempre più integrati negli staff delle palestre o dei team. La ricerca infatti ha dimostrato che i metodi di allenamento usati già cinquant’anni fa (impianti olimpici, interval runs, etc.) sono ancora molto utili, ma la differenza oggi sta nel nuovo utilizzo della scienza nel monitorare le prestazioni, l’affaticamento, etc., e di conseguenza nel programmare le sessioni di allenamento, con lo scopo di ottimizzare gli stimoli di allenamento e aumentare gli adattamenti».
In una delle sue ricerche, lei ha comparato vari studi sugli effetti dell’allenamento della potenza nei podisti. In generale, il luogo comune è che i podisti non abbiamo bisogno di potenza. Che cosa ne pensa?
«Non credo sia più un luogo comune, o almeno spero che non lo sia più. Ci sono letteralmente dozzine di studi importanti che dimostrano che i podisti possono avere benefici dall’allenamento della potenza, incluse meta-analisi come quella che ho scritto personalmente. Direi che, oggi come oggi, i podisti che non includono questo tipo di allenamento, sarebbero completamente tagliati fuori».
Lei insegna all’Università Europea di Madrid. Può spiegare come questa università promuove lo sport e il fitness?
«È considerata la prima università privata della Spagna e la terza istituzione pubblica o privata del Paese nel settore delle Scienze Motorie. Abbiamo diversi corsi, master e programmi di dottorato riguardanti le attività fisiche e le prestazioni sportive, oltre a produrre costantemente le migliori ricerche, convegni internazionali – come quello che abbiamo ospitato nel giugno scorso, con Bret Contreras tra gli altri esperti del settore – e attività sportive. La nostra università ospita, inoltre, diversi campus sportivi per bambini, specialmente in estate».
Cosa può dire invece della sua collaborazione con la Real Madrid Graduate School?
«Tutto è iniziato nel 2013 quando sono stato docente ospite per il master in Sports training and Nutrition. L’anno scorso, quando ho ottenuto la carica di professore associate all’Università Europea di Madrid, ho continuato a lavorare per la Real Madrid Graduate School supervisionando il programma del master in Sports Training and Nutrition».
A livello personale, quali sono i suoi programmi futuri?
«All’Università, sto lavorando su alcuni interessanti progetti di ricerca sull’ottimizzazione della preparazione atletica utilizzando nuove tecnologie, così come sto anche lavorando sodo per sviluppare nuovi aggiornamenti per le mie applicazioni, in modo da renderle più efficaci. Continuerò inoltre a lavorare come consulente di alcuni grandi atleti».
NUOVA COLLABORAZIONE FRA FIF E UNIVERSIDAD EUROPEA partnership con REAL MADRID FOOTBALL CLUB
Proseguendo nella sua filosofia di collaborazioni che possano aprire a sempre maggiori possibilità di crescita e miglioramento tecnico, la FIF ha intrapreso una collaborazione con l’Universidad Europea, una realtà universitaria prestigiosa e consolidata che prevede una vasta possibilità di qualifiche universitarie in tutte le aeree dello sport. La Real Madrid Graduate School – Universidad Europea è una Graduate School nata da una partnership tra la Universidad Europea de Madrid e Real Madrid Football Club. Molti corsi prevedono infatti lezioni con tecnici e dirigenti della squadra del Real Madrid nonché tirocini pratici presso la squadra. Questo nuova collaborazione inizierà con la partecipazione al convegno della FIF Annual Convention 2017 con la presenza di uno dei docenti, il professor Carlos Balsalobre Fernandez che riporterà la sua esperienza sulla preparazione atletica.