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Lunedì, 15 January 2018 13:31

Yoga c’è?!

A sorpresa, la Delibera n.1566 del 20.12.2016 il CONI, individuando le discipline sportive la cui pratica consentirà alle Associazioni e alle Società sportive l’iscrizione al Registro delle associazioni e società sportive dilettantistiche detenuto dallo stesso CONI e da cui deriverà il “riconoscimento ai fini sportivi”, escludeva dall’elenco, tra le tante, anche la disciplina YOGA.

Considerato che lo YOGA è praticato da circa 1,5 milioni di italiani, vista anche la Carta Europea dello Sport del Consiglio D’Europa del maggio 1992 che dopo aver invitato i governi nazionali, nell’articolo 1, a promuovere lo sport come fattore importante per lo sviluppo umano, enunciava la propria definizione di SPORT sostenendo che per Sport si intende “qualsiasi forma di attività fisica che, attraverso una partecipazione organizzata o non, abbia per obiettivo l’espressione o il miglioramento della condizione fisica e psichica, lo sviluppo delle relazioni sociali o l’ottenimento di risultati in competizioni di tutti i livelli”, le numerose istanze miranti a ricomprendere yoga tra le discipline riconosciute venivano apparentemente recepite da Giovanni Malagò. Il Presidente Nazionale del Coni, il quale in conferenza stampa comunicava ai giornalisti che la disciplina sarebbe rientrata nell’elenco di quelle riconosciute a fini sportivi: “Stiamo effettuando i controlli necessari anche con il Cio – dichiararava Malagò – ma posso affermare che dopo l’estate lo Yoga sarà riconosciuto come disciplina sportiva”.

Disattendendo in parte questa affermazione, in data 4 gennaio sul sito del CONI appariva questa comunicazione

Pubblicato: 04 Gennaio 2018

Il CONI – in merito alle richieste di chiarimento pervenute relativamente al riconoscimento dello yoga come disciplina sportiva ammissibile per l’iscrizione al Registro delle Associazioni e Società Sportive Dilettantistiche – precisa che, nonostante non sia disciplinato da nessuna Federazione Internazionale riconosciuta dal CIO, si è attivato facendo in modo che alcune Federazioni Sportive Nazionali, tra cui la Federginnastica e la Federpesistica, considerino lo yoga come “attività propedeutica” alle discipline di competenza.

Cosa se ne evince? Proviamo a dare una risposta: che è possibile praticare YOGA con tutte le agevolazioni fiscali connesse (anche riguardanti gli istruttori ed i compensi sportivi), ma solo se affiancato alla attività di ginnastica (nelle sue varie accezioni incluso il fitness) o ….. alla cultura fisica (!). L’importante è che non risulti, statutariamente e nella pratica, quale attività esclusiva.

Riassumendo:

1 – qualora si abbia uno statuto che prevede Yoga come attività esclusiva, si potrà rimanere affiliati ASI e godere delle agevolazioni fiscali, senza iscrizione a registro CONI ed esclusa la possibilità di pagare compensi sportivi agli istruttori (dovranno avere partita iva, agevolata).

2- oppure, andrà modificato lo statuto, prevedendo Yoga come attività propedeutica, complementare ad altre attività ginniche o di cultura fisica. In questo caso si verrà iscritti a registro CONI e si manterranno tutte le agevolazioni fiscali, inclusa la possibilità di pagare compensi agli istruttori.

No comment.

P.S. qualora desideriate riformulare lo statuto, i nostri uffici possono provvedervi, prevedendo un contributo associativo per la redazione pari a 150 € (per gli affiliati ASI). IBAN ASI: IT47U 01030 12105 000002029175.

Rivolgendovi a: ed a (entrambi). Lo statuto verrà modificato (tramite verbale assembleare) ed inviato in pdf non editabile.

Nella richiesta oltre al bonifico, allegate l’attuale statuto ed atto costitutivo. Indicando dati anagrafici e codice fiscale dei componenti il consiglio direttivo e data di svolgimento (futura) della assemblea sociale che modificherà l’attuale Statuto. Sarà la stessa data che verrà riportata sul verbale assembleare e sullo statuto.

Dovrete quindi sottoporre il testo all’approvazione assembleare e procedere ad una nuova registrazione dello stesso con conseguente pagamento della tassa di registro. 

Pubblicato in Fitness news
Mercoledì, 10 January 2018 11:03

Pronti per il registro CONI 2.0?

Novità in vista a partire dal 1/1/2018 per il Registro Nazionale delle Associazioni e Società Sportive Dilettantistiche: le annuncia una circolare del Presidente Malagò – in arrivo in questi giorni a tutte le ASD/SSD affiliate – che rende nota la delibera del Consiglio Nazionale n.1574 del 18/7/2017 con la quale è stato adottato il nuovo regolamento per il funzionamento del Registro.

Le novità introdotte – afferma Malagò – consentiranno di ottenere un Database dello sport nazionale completo e, alle singole associazioni/società sportive di poter dimostrare in sede di controlli da parte dei soggetti istituzionali (Agenzia delle Entrate, SIAE, INPS) la loro reale natura sportivo-dilettantistica.

MA QUALI SARANNO I DATI AGGIUNTIVI DA FORNIRE AL REGISTRO 2.0?
Innanzitutto i codici fiscali e le qualifica di ogni tesserato: sono dati che già si raccolgono in sede di affiliazione e di tesseramento e che verranno forniti da ASI al nuovo registro. Verranno inoltre raccolti dati su eventi sportivi, didattici e formativi. Il nuovo registro prevede inoltre alcune funzionalità opzionali e quindi non obbligatorie quali l’inserimento del rendiconto economico-finanziario/bilancio o delle singole fasi di gara.

E I PASSI DA SEGUIRE?
All’iscrizione al registro provvederanno direttamente gli enti come ASI una volta conclusa la fase di affiliazione e tesseramento ( utilizzando i dati raccolti e da raccogliere per l’affiliazione e per il tesseramento).

Si richiede invece alle ASD/SSD già iscritte di accreditarsi alla nuova piattaforma per recuperare i dati esistenti, stampare il certificato e utilizzare le eventuali funzioni opzionali: sarà sufficiente collegarsi all’indirizzo https://rssd.coni.it/ e seguendo le istruzioni, chiedere una nuova utenza (username e password) ed effettuare il nuovo login.

manuale utenza CONI (clicca qui per istruzioni facilitate)

Dunque, tenersi pronti!

E seguire queste due raccomandazioni.
La prima: essere precisi e ordinati nella raccolta e nella trascrizione/inserimento dei dati (soprattutto dei codici fiscali, dove basta poco per sbagliare!).
La seconda: essere attenti alle richieste che vi manderemo e puntuali nelle risposte. 

Pubblicato in Fitness news

L’avvenuto inserimento, da parte del Ministro dello Sport Lotti, nello schema della prossima legge di Bilancio di una serie di provvedimenti sullo sport, tra i quali la creazione di una figura di società sportiva dilettantistica lucrativa, ha scatenato, sulla stampa e sui social notevoli polemiche. Tutti gli enti di promozione sportiva si sono schierati compatti contro questo provvedimento che potrebbe anche, pertanto, non avere, nel suo iter parlamentare, vita facile.

Dato per premesso, quindi, che stiamo parlando di una ipotesi di lavoro non possiamo che salutare con favore l’eventuale approvazione del provvedimento.

Innanzitutto dobbiamo evidenziare due aspetti in premessa. In origine anche lo sport professionistico prevedeva la partecipazione solo di società non lucrative. È solo con la novella del 1996 alla L. 91/1981 che per il professionismo sportivo è stata aperta la porta alla lucratività. Altrettanto accadeva con le imprese sociali, inizialmente solo “non profit” (D.Lgs. 155/2006) e ora, dopo la riforma del terzo settore, il D.Lgs. 112/2017, che ha integralmente rivisto la materia al suo articolo 3, comma 3, ne contempla la possibilità (sia pure parziale e limitata) di distribuire utili.

Se appare altrettanto pacifico che molti sodalizi dilettantistici hanno volumi d’affari più cospicui di molte realtà professionistiche, la domanda che sorge spontanea è: perché il mondo dilettantistico non dovrebbe aprire al profitto?

La funzione iniziale della non lucratività era legata alla crescita per investimenti interni. Le risorse che venivano prodotte, avendo l’obbligo di reinvestimento integrale, avrebbero prodotto incremento di attività.

Questo nei fatti non avviene. Anche (ma ovviamente non solo) a seguito della possibilità di riconoscere ingenti “compensi sportivi”, di fatto scarsissime risorse prodotte dal mondo dilettantistico vengono reinvestite all’interno dello stesso.

La crisi della finanza pubblica impone la necessità di destinare capitali privati in favore dello sport dilettantistico e solo remunerandolo avremo la possibilità di ricercarlo.

È sufficiente che la norma mantenga ben definiti e differenziati i due percorsi, quello non lucrativo e quello for profit. D’altro canto nel sociale abbiamo infiniti esempi di convivenza, nello stesso settore, di attività lucrative e attività che invece statutariamente non lo sono.

Qualche battuta sul testo che ha iniziato il suo iter parlamentare. Viene previsto, come già accade anche per l’impresa sociale, che la figura della società sportiva dilettantistica lucrativa potrà essere costituita facendo riferimento a tutte quelle previste dal libro quinto del codice civile. Potranno essere, pertanto, costituite, oltre che in forma di società di capitali o cooperativa, anche come società di persone (ad esempio società in nome collettivo).

A pena di nullità lo statuto dovrà indicare la dicitura “società sportiva dilettantistica lucrativa”, nell’oggetto sociale lo svolgimento e l’organizzazione di attività sportive dilettantistiche (si segnala che detta attività non necessariamente deve essere prevalente, pertanto, potrà essere inserita all’interno di altre attività imprenditoriali poste in essere dalla società sportiva medesima, ad esempio gestione di un centro estetico o di dimagrimento), il divieto per gli amministratori di ricoprire analoghi incarichi in altre associazioni o società sportive dilettantistiche, norma già presente al comma 18-bis dell’articolo 90 della L. 289/2002, e, come novità, l’obbligo di prevedere nelle strutture sportive, “in occasione dell’apertura al pubblico dietro pagamento di corrispettivi a qualsiasi titolo”, la presenza di un laureato in scienze motorie con la qualifica di direttore tecnico.

Questa appare la parte più “incompiuta” della bozza di testo in esame, in quanto, per come attualmente formulata, dovrebbe essere applicata anche in occasione della disputa di gare sportive con ingresso a pagamento per gli spettatori, che, ove così fosse, non se ne comprenderebbe assolutamente la ratio.

Con ogni probabilità il legislatore ne voleva limitare l’istituzione solo alle attività corsistiche svolte in palestra ma la terminologia usata appare equivoca. Così come dubbi permangono, sia sulla necessità obbligatoria della presenza del responsabile tecnico per tutta la durata della apertura del centro (in tal caso sarà necessario almeno incaricare due soggetti diversi a tale mansione), sia su quali siano le sue effettive responsabilità in merito al ruolo ricoperto.

Viene prevista la riduzione al 50% dell’aliquota Ires e l’aliquota Iva applicabile sulle prestazioni al 10%.

Ciò dovrebbe significare l’assenza di ogni forma di attività istituzionale, pertanto, tutti i proventi diventerebbero soggetti ad Iva e componenti positivi di reddito, nonché tutti i costi inerenti sarebbero deducibili. Non sarebbe più necessario, pertanto, inserire in statuto i criteri, tanto bersagliati, previsti dall’articolo 148 del Tuir. Ovviamente non si potrebbe neanche godere delle agevolazioni per l’attività commerciale della L. 398/1991.

Sarà comunque necessario che le Federazioni e gli enti di promozione sportiva recepiscano nei loro regolamenti questa nuova realtà e adottino le relative modifiche ai loro regolamenti.

Pubblicato in Fitness news
Lunedì, 08 January 2018 16:58

Alla scoperta del Water Pipe

UN ATTREZZO SEMPLICE, ECONOMICO E GENIALE CHE CONSENTE DI SVOLGERE NUMEROSI ESERCIZI PER INCREMENTARE LA FORZA DEL CORE, DEGLI STABILIZZATORI DELLA SCHIENA E PER AUMENTARE LA PERFORMANCE.

LA CAPACITÀ PROPRIOCETTIVA È UNA PARTICOLARE SENSIBILITÀ ATTRAVERSO LA QUALE L’ORGANISMO HA LA PERCEZIONE DI SÉ IN RAPPORTO AL MONDO ESTERNO, SENZA NECESSARIAMENTE UTILIZZARE LA VISTA, IL TATTO O L’UDITO. IL WATER PIPE PUÒ AUMENTARE TALE ‘SENSIBILITÀ’ GRAZIE ALL’INSTABILITÀ CAUSATA DA UN CENTRO DI MASSA NON FISSO.

Gli obiettivi del fitness e della preparazione atletica specifica sono di aumentare la performance, prevenire gli infortuni e migliorare lo stato psico-fisico della persona attraverso l’allenamento. Ogni movimento che eseguiamo è una manifestazione del sistema nervoso tramite particolari strutture , chiamate ‘propriocettori’, che elaborano e forniscono informazioni affinché avvenga una qualsiasi forma di gesto corporeo. La capacità propriocettiva è una particolare sensibilità attraverso la quale l’organismo ha la percezione di sé in rapporto al mondo esterno, senza necessariamente utilizzare la vista, il tatto o l’udito. L’equilibrio, ad esempio, mantenuto nella postura eretta è un tipico esempio di come i meccanismi propriocettivi siano coinvolti. Per aumentare tale ‘sensibilità’ si tende a esasperare la difficoltà di controllo del movimento con esercizi su superfici instabili o a baricentro variabile, senza però ovviamente mettere in stato di pericolo il soggetto. Il Water Pipe, racchiude in sé questi due elementi: l’instabilità causata da un centro di massa non fisso. È un attrezzo relativamente semplice e consiste in un tubo in pvc di lunghezza e diametro variabile contenente una quantità di acqua sufficiente a creare movimento all’interno del tubo stesso. Ovviamente più il tubo è lungo e più diventerà difficile utilizzarlo, mentre se il tubo è di lunghezza inferiore sarà più semplice. In genere, quelli più corti sono riempiti con meno acqua perché è fondamentale che questa abbia spazio sufficiente per spostarsi da un lato all’altro del tubo. Questa è la sua forza e ciò che rende l’allenamento con il Water Pipe difficoltoso. L’ondeggio del liquido, infatti, crea continuo sbilanciamento dell’assetto provocando non pochi problemi a svolger esercizi che a carico stabile si riuscirebbe a fare tranquillamente con pesi superiori. Ogni richiesta di esercizio con il Water Pipe quindi, da una semplice camminata a una spinta delle braccia verso l’alto, viene resa difficoltosa dalla gestione di un attrezzo a baricentro mobile. L’utilizzo del Water Pipe è molteplice e spazia dal campo del recupero funzionale al fitness (come attrezzo non convenzionale) e fino all’allenamento specifico per discipline sportive. La possibilità di rendere il Water Pipe ‘personale’ – a livello di lunghezza e diametro – permette di essere utilizzato da chiunque voglia cimentarsi in un allenamento all’insegna del controllo corporeo che solo un attrezzo del genere può offrire. Premesso che nessun attrezzo può sostituire un classico bilanciere, tengo comunque a sottolineare che la capacità di gestire un peso ‘vivo’ offre un elevato incremento della forza del core, degli stabilizzatori della schiena e un aumento della performance. Soprattutto negli sport di contatto, quali rugby, lotta, judo e altri, in quanto gli atleti, in questione, avranno a che fare con avversari che non permetteranno loro di vincerli. Anche nella vita quotidiana il saper gestire pesi non fissi, risulta essere fondamentale e offre un elevato transfer, dal semplice tenere in braccio un bimbo, a trasportare un plateau di acqua o portare a spasso il cane. Attualmente, grazie all’appoggio della Federazione Italina Fitness e della società per la quale collaboro come preparatore atletico, il Biella Rugby, sto creando un format di allenamento con il Water Pipe. Tale corso analizzerà i vari esercizi che si possono fare con questo attrezzo e i vari ambiti di applicazione del medesimo. In cantiere anche la produzione di Water Pipe, di lunghezze e diametri diversi, con maniglie e non, sempre all’insegna della semplicità, economicità e dei risultati che contraddistinguono questo fantastico attrezzo.

Pubblicato in Performance n. 3 - 2017

CONDIZIONI D'ACCESSO SPECIALI PER GLI ASSOCIATI DELLA FEDERAZIONE ITALIANA FITNESS.

Mercedes Hernandez Marrero, direttrice della Real Madrid Graduate School – Universidad Europea, spiega le caratteristiche della sua scuola e della collaborazione siglata con la Federazione Italiana Fitness.

Quali sono in breve le proposte formative della Real Madrid Graduate School - Universidad Europea?
«La nostra scuola trascende i limiti dello sport e forma professionisti di spicco in tutte le discipline che, in qualche modo, sono connesse con il settore sportivo. I programmi post-laurea coprono diverse aree e sono rivolti a laureati e professionisti di diversi settori legati allo sport sia professionistico che amatoriale. La scuola nasce con una chiara vocazione internazionale, così come le due istituzioni che la supportano. Da un lato, il Real Madrid C.F., che ha trasformato un’azienda spagnola in un riferimento mondiale e dall’altra parte, la Universidad Europea di Madrid, come membro della rete Laureate International Universities, un leader mondiale nell’istruzione superiore. L’approccio professionale della Real Madrid Graduate School – Universidad Europea segna la linea formativa di ciascuno dei master: professionisti del più alto prestigio nelle rispettive aree, sia del Real Madrid che della Universidad Europea, partecipano alla preparazione e all’erogazione dei programmi. Le tre principali aree di sono: “Management e diritto”, “Sport e Salute”, “Comunicazione e Marketing”. Questi programmi vengono offerti in spagnolo o inglese in modalità presenziale od online».

Perché un accordo con la Federazione Italiana Fitness?
«Così come la Real Madrid Graduate School – Universidad Europea è un punto di riferimento nel settore dell’istruzione superiore in tutte le discipline legate allo sport, la Federazione Italiana Fitness è un punto di riferimento nel settore del fitness. L’accordo tra FIF e Real Madrid Graduate School - Universidad Europea cerca di promuovere e facilitare l’esperienza formativa internazionale di alto livello alla quale i membri FIF possono accedere per diventare professionisti di successo nel settore dello sport».

Cosa prevede l’accordo raggiunto tra la Real Madrid Graduate School - Universidad Europea e la Federazione Italiana Fitness?
«Condizioni di accesso speciali per i membri FIF che vogliono essere formati attraverso uno qualsiasi dei programmi attualmente offerti dalla Real Madrid Graduate School – Universidad Europea».

Quali i vantaggi per un appassionato di fitness o istruttore associato FIF?
«L’accordo cerca di unire il prestigio e l’esperienza di entrambe le istituzioni al fine di fornire ai membri FIF una formazione internazionale impartita da professionisti rinomati del settore sportivo che condivideranno le migliori esperienze e gli strumenti necessari per aiutarli a diventare professionisti di successo nel mondo dello sport».

Pubblicato in Performance n. 3 - 2017

Con la delibera CONI del dicembre scorso, il Comitato Olimpico Nazionale ha iniziato il percorso di ridefinizione della lista delle discipline sportive rientranti nel concetto di “Sport”, e continuiamo ad aspettare l’elenco definitivo. Dopo un primo momento di “tensione” causato dai molti sport e discipline esclusi, con la delibera del maggio 2017 si tornano a placare un po’ gli animi. Il CONI recepisce infatti le richieste delle FSN, delle DSA e degli EPS, inserendo alcune delle attività precedentemente escluse e spostando i termini per l’adeguamento e l’attività di bonifica sulle attuali iscrizioni al Registro a gennaio 2018.

Nonostante l’elenco delle attività certificate sembri ancora mancare di omogeneità, è importante notare come siano state inserite delle categorie residuali, tra cui le più recettive sono la n. 111 “attività sportiva ginnastica finalizzata alla salute e al fitness” , e la n. 217 “attività con sovraccarichi e resistenze finalizzate al fitness e al benessere fisico”, ma anche “Musical Forms” per la Kickboxing, “attività ginnico-motorie acquatiche applicative alle discipline del nuoto” per gli Sport acquatici, in cui far confluire le discipline non esplicitate. Ecco che anche i grandi esclusi, GAG, Pilates, Zumba, CrossFit e più in generale tutta l’attività definita oggi genericamente “funzionale”, trovano la loro collocazione. Dentro anche lo Spinning, da sempre definito come il primo allenamento di indoor cycling.
Sono però ancora molte le discipline non certificate e se aspettiamo il prossimo Consiglio Nazionale di fine ottobre per l’inserimento dello Yoga, come preannunciato a gran voce dal Presidente Malagò a luglio, altre possono essere ricomprese sulla base del principio di estensione analogica con sport simili quali ad esempio il Krav Maga con il Sambo.
L’intento della manovra è stato subito chiaro, individuare correttamente i soggetti certificati come sportivi e che possono, in quanto tali, godere dei regimi agevolativi sotto il profilo fiscale, lavorativo e previdenziale. E infatti l’impatto su chi esercita e svolge attività non certificate, non è di poco conto:

  • la decadenza dell’iscrizione dal Registro Nazionale delle Associazioni e Società Sportive Dilettantistiche per gli enti che esercitano esclusivamente attività non ricomprese;
  • il mantenimento della natura “commerciale” delle entrate relative alle stesse, che in caso di opzione per la Legge 398/91 non avrà però pesanti riflessi sotto il profilo fiscale;
  • la perdita delle agevolazioni contributive, previdenziali ed erariali per i contratti di collaborazione sportivo dilettantistica e amministrativo gestionali.

Nei prossimi giorni il quadro sarà più definito e auspichiamo davvero che CONI e CIO vogliano qualificare come disciplina sportiva anche lo yoga, che oltre ad essere usato dagli atleti grazie alla connessione mente spirito, è ormai una delle attività più diffuse all’interno di associazioni e società sportive dilettantistiche.

Pubblicato in Fitness news
Martedì, 14 November 2017 10:19

Chiarezza sulle nuove normative CONI

Le novità che istruttori e titolari di palestre devono conoscere.

Di recente, il mondo delle palestre ha conosciuto diversi cambiamenti a seguito di alcune delibere del Consiglio Nazionale CONI. Ecco, in sintesi, le principali indicazioni tecnico-giuridiche per istruttori e proprietari di palestre.

A)
I diplomi rilasciati dalla FIF negli anni sono sempre validi ma, se utilizzati a fine lavorativo, vanno confermati con l’affiliazione come tecnico. La legge 4/2013 sulle professioni non organizzate prevede che i tecnici abbiano aggiornamenti periodici, norma prevista anche per il mantenimento della qualifica tecnica di enti di promozione sportiva. Per FIF/ASI/CONI tale aggiornamento potrà essere fatto con la partecipazione alle convention come la FIF convention o altre iniziative, compresi master e nuovi corsi che per i tesserati tecnici prevedono speciali sconti. Questo almeno una volta ogni due anni.

B)
Ad agosto 2017 scade l'affiliazione. Con il rinnovo, FIF offrirà ai suoi associati 4 mesi in più di validità (scadenza 31/08/2018). Inoltre, in ottemperanza alla trasparenza di validità tecnica della qualifica, dal 2018 i tecnici FIF avranno anche l’inserimento nell’albo nazionale dei tecnici ASI/CONI con relativo tesserino. Si ricorda chi avesse diplomi FIF non ancora siglati ASI e con la firma del presidente ASI, congiuntamente al presidente FIF, può chiederne l’aggiornamento.

C)
Stanno per entrare in vigore le indicazioni riguardante le discipline riconosciute come svolgibili dalle ASD e quindi aventi diritto alle agevolazioni concesse. Purtroppo molte discipline tipiche del mondo fitness (Pilates, Yoga e altre) non sono contemplate. Le situazioni sono diverse, a seconda che si svolgano in esclusiva delle discipline non contemplate (quindi centri che ad esempio fanno solo Pilates o Yoga) oppure che si svolgano anche discipline previste all’interno dell’elenco CONI. Nel primo caso si perdono le caratteristiche per essere iscritti come ASD nell’elenco CONI, nel secondo caso l’iscrizione può essere mantenuta, i corsi di discipline possono essere svolti (ma devono essere contemplati nello statuto come attività istituzionali); le agevolazioni fiscali rimangono rientrando nelle attività associative di tipo culturale. Da notare però che gli istruttori di queste discipline non potranno più essere rimborsati con il regime forfettario previsto per le ASD.

La segreteria FIF rimane a disposizione.
Per informazioni: tel. 0544 34124, (dott.ssa Martina Pedrotti)

 

© Performance Magazine - Settembre 2017

Pubblicato in Performance n. 2 - 2017
Martedì, 14 November 2017 09:11

L'Università si apre al fitness

AL VIA, IN COLLABORAZIONE CON F.I.F., IL 1º CORSO DI ALTA SPECIALIZZAZIONE IN FUNCTIONAL TRAINING.

La professoressa Elvira Padua apre le “porte” dell'Università telematica San Raffaele di Roma dove studia un numero crescente di sportivi.

Crede fortemente nella necessità di creare punti di congiunzione tra la teoria e la pratica e nell'importanza di avvicinare l'università e la ricerca al mondo del lavoro, per consentire agli studenti e ai futuri laureati basi di avere solide per il loro futuro, la professoressa Elvira Padua, coordinatrice didattica del corso di studi triennale di Scienze Motorie dell'Università telematica San Raffaele di Roma. Anche a lei si deve la maggiore apertura dell'università verso l'esterno, nei confronti sia di palestre sia di enti e istituzioni come la Federazione Italiana Fitness, con cui già dallo scorso anno è stato siglato un accordo per la promozione del corso universitario di alta specializzazione in Functional Training Specialist.

Professoressa Elvira Padua, qual è stato – in breve – il suo percorso formativo nel settore?
«Dopo aver conseguito il diploma Isef all'Istituto superiore di Educazione fisica di Roma, quello del vecchio ordinamento per intenderci, ho fatto l'anno integrativo all'Università di Roma Tor Vergata per laurearmi in Scienze Motorie. Dal 2002, ho iniziato a svolgere attività accademica prima in qualità di dottoranda, poi “assegnista di ricerca” e infine come ricercatrice e titolare di vari insegnamenti per i corsi di laurea in Scienze Motorie di “Teoria e metodologia delle attività motorie”, “Valutazione obiettiva del comportamento neuromuscolare”all'Università Tor Vergata».

È corretto dire che si è innamorata dello sport e della ricerca grazie al professor Carmelo Bosco, considerato il più importante ricercatore italiano – non medico – nella Scienza dello sport, con cui ha a lungo collaborato?
«Sì. L'ho conosciuto all'Università Tor Vergata dove dal 2002 ho intrapreso il mio dottorato di ricerca. Lui stava studiando l’allenamento delle vibrazioni meccaniche e le diverse applicazioni in ambito sportivo e non. La mia tesi si è concentrata proprio su tale tematica e, successivamente, ho portato avanti gli studi sugli adattamenti fisiologici e neuromuscolari indotti dall’allenamento, anche stimoli prodotti da vibrazioni, in diverse tipologie di soggetti caratterizzati da condizioni ambientali differenti. Il nome di Bosco è legato all'invenzione di apparecchiature note in tutto il mondo per la genialità e semplicità di impiego. Chi si occupa di scienze motorie e di sport, non può non conoscere l'Ergo Jump e il Muscle-Lab (Bosco-System), che sono ormai diventati strumenti indispensabili per la valutazione delle capacità muscolari e quindi anche per la metodologia dell'allenamento sportivo. Il Muscle-Lab è stato adottato dalla Nasa per studi di fisiologia sugli astronauti. Lavorare a stretto contatto con lui, anche se per poco perché è venuto a mancare dopo qualche anno, mi ha molto arricchita».

Dopo la ricerca e l'insegnamento a Tor Vergata, è diventata coordinatrice del corso di Scienze Motorie dell'Università telematica San Raffaele di Roma. A chi si rivolge questo percorso?
«Il mondo dello sport è stato spesso caotico per la mancanza di normative, anche se di recente qualche passo avanti è stato compiuto. A un certo punto, ci si è accorti che c'era tanta gente che veniva dalla pratica e dall'esperienza professionale, ma con evidenti lacune teoriche. D'altra parte, volendo estremizzare il concetto, se uno per anni fa il campione olimpionico, ha ben poco tempo per studiare anche sui libri. In tal senso, dunque, l'università telematica può essere un ottimo strumento per acquisire la giusta completezza fra teoria e pratica».

Quali sono i più recenti orientamenti da parte del ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca?
«Il più rilevante riguarda l'apertura dell'università al mondo del lavoro, per offrire sempre maggiore professionalità. Motivo per cui abbiamo avviato collaborazioni con palestre, enti e istituzioni per offrire agli studenti un percorso più specifico. Durante l'anno, alla normale attività accademica, affianchiamo sotto forma di full immersion lezioni in presenza e laboratori esperienziali, sviluppando pertanto una didattica interattiva per favorire la riflessione e la crescita dei nostri studenti, che in molti casi sono già dei professionisti».

Quanti e quali studenti avete e che tipo di percorso universitario proponete?
«Gli studenti iscritti a Scienze Motorie sono un numero che cresce di anno in anno. Dopo la laurea triennale, si può scegliere di proseguire per la Magistrale in Scienze Motorie o in Scienze delle Nutrizione, ma ci sono anche diversi percorsi di formazione di alta specializzazione come quello in Functional Training Specialist con la Federazione Italiana Fitness. Come detto, i nostri studenti sono soprattutto atleti e persone del mondo dello sport. C'è da dire però che, a seguito della forte crisi economica di questi ultimi anni, è aumentato il numero di giovani diplomati e studenti neofiti. A questi ultimi, in particolare, si rivolge il nostro tutoraggio di base e disciplinare».

Quanto “aiuta” il fatto di essere una università telematica?
«Molto. Studiare senza la necessità di spostarsi è un bel vantaggio per chi abita lontano dalla nostra sede o per chi deve districarsi durante la giornata fra i mille impegni professionali. La nostra università è sempre stata molto attenta a queste mutate esigenze dell'utenza ed è in continua evoluzione. Ecco perché nel tempo sono aumentate le attività interattive che consentono di studiare come se si fosse in presenza. Ma la più grande soddisfazione è quella di dare “giustizia accademica” a chi già lavora».

Lei crede molto nella comunicazione, al punto da ritenere che i tecnici dovrebbero parlare un linguaggio comune. Può spiegare meglio questo concetto?
«In un mondo che si sta globalizzando commercialmente, è molto importante parlare e scrivere lo stesso linguaggio. Nell'ambito tecnico e sportivo, tanti termini sono tradotti dall’inglese e a volte si creano fraintendimenti. Per esempio, si fa spesso confusione fra flessione e piegamento il che rileva una certa ignoranza, cosa grave se si considera che si ottiene una risposta diversa. Occorre quindi molto lavorare per arrivare a una terminologia tecnica corretta tenendo conto che c'è sempre una parte descrittiva, quella correlata alla scrittura che serve per farsi capire, e una parte applicativa, quando si guarda e si esegue di conseguenza. Chiaramente la parte applicativa è più semplice e intuitiva, mentre quella descrittiva richiede una grande attenzione e l'uso di espressioni adeguate».

Quanto conta la comunicazione nel fitness e nello sport in generale?
«Tantissimo. Così come il fare divulgazione e qui si torna al punto di partenza: è necessario usare termini giusti e corretti. Tra accademici parliamo un linguaggio preciso, ma appena si va sui social media si legge di tutto e di più ed è fuorviante, considerando l'impatto che hanno sui giovani».

Tornando a parlare di studenti, chi sono quelli più motivati e quelli invece meno?
«In genere, chi già lavora, è molto motivato e – sapendo di fare dei sacrifici – cerca di sfruttare al meglio tutte le opportunità. Un atteggiamento di grande umiltà che denota inoltre la volontà di mettersi in gioco e di sperimentare. A differenza delle università statali, per lo più frequentate da giovani diplomati che ancora vivono in famiglia e quindi non autonomi dal punto di vista economico, qui chi si iscrive, lo fa per scelta e non ha tempo da perdere. C'è poi da dire che tra gli iscritti abbiamo sportivi provenienti un po' da tutte le discipline.

Avrete dunque un tasso di abbandono molto basso?
«Sì. Il nostro obiettivo è stabilire per ogni iscritto un percorso di studio adatto alle proprie esigenze, offrendo inoltre i giusti stimoli a livello motivazionale. Molto prima di arrivare a un abbandono, già quando uno studente salta un appello di esami, cerchiamo di capire quali difficoltà sta incontrando. In tal senso, scegliere una università telematica come la nostra offre tante potenzialità».

Un obiettivo per il futuro?
«Unire maggiormente la ricerca al mondo del lavoro».

 

Pubblicato in Performance n. 2 - 2017
Lunedì, 06 November 2017 22:37

Le mille virtù del Pilates Barre

Durante la lezione, la principale novità è il ritmo musicale. La musica non sarà un semplice sottofondo, ma andrà a scandire il tempo, la velocità, il ritmo nell’esecuzione della routine.

Sull’onda dei nuovi programmi alla sbarra importati da ‘madre’ America, con l’obiettivo di migliorare il tono muscolare e di modellare la silhouette, nasce in casa FIF il nuovo workshop di Pilates Barre. Ho creato personalmente, ex novo, questo programma che non mira a una fusione tra le due discipline – Pilates e Barre – quanto a una loro integrazione. La storia è nota visto che da anni negli Stati Uniti si studia il Pilates usando la sbarra (Barre), con schemi diversi ma ugualmente in grado di produrre allenamenti divertenti ed efficaci. Moltissime celebrities come Madonna e Kelly Ripa si allenano attraverso questo metodo per rinforzare il proprio corpo senza però renderlo mascolino anzi, rendendolo più femminile e più simile nelle linee a quello di una danzatrice.

La danza, che è stata la prima forma di sport/arte a entrare in contatto con questo metodo e a ‘sposarlo’ totalmente, richiede già dei requisiti che – sommati ai principi tradizionali e posturali del Pilates – ne esaltano la funzionalità. Cosa ci si può aspettare da un corso di Pilates Barre, sia perché semplicemente incuriositi dal metodo sia perché si è già istruttori? La principale novità della lezione di Pilates Barre che propongo, è certamente il ritmo musicale. Come già noto agli insegnanti di fitness, la musica è uno strumento per gestire l’intensità dell’allenamento. Non costituirà più quindi un semplice sottofondo ma scandirà il tempo, la velocità, il ritmo nell’esecuzione della routine. Proprio grazie a ciò, uno degli obiettivi di questo nuovo training sarà il miglioramento dell’apparato cardio-vascolare, andando così a completare una delle cosiddette lacune del metodo.

STRUTTURA DELLA LEZIONE
La lezione viene suddivisa in tre parti:

Warm up al centro Posizioni e movimenti base della danza integrate ai classici esercizi di riscaldamento del matwork standing;
Routine alla barre Sequenze di esercizi a intensità crescente che prevedono l’alternanza tra un tendu e One Leg circle, tra un battememt e un swimming, tra un plié relevé e uno spine twist;
Fase finale sul mat (con o senza props)  a compensare i distretti muscolari caduti nell’oblio durante le routine.

Numerosi i benefici che se ne ricavano:
Migliore tono muscolare Molti degli esercizi utilizzati sono eseguiti in isometria, coinvolgendo sempre il nucleo profondo. Ne risulterà una muscolatura tonica ma allungata;
Migliore postura Validità a 360° dei principi posturali del Pilates FIF. Già dalla prima lezione, soprattutto i clienti che non arrivano dalla pratica del metodo, ‘sentiranno’ muscoli prima di allora sconosciuti;
Migliore flessibilità e mobilità Il lavoro parallelo su parametri strettamente collegati uno all’altro, ne garantirà un mutuo incremento costante;
Miglioramento della circolazione linfatica Senza entrare nel dettaglio del legame tra sistema circolatorio e linfatico, basti solo pensare alla stimolazione continua della soletta di Lejars che favorisce il ritorno del sangue al cuore;
Migliore umore Se le classi di Pilates ti stanno annoiando, ecco ciò che fa per te: stessi obiettivi in una lezione dinamica, in stazione eretta;
Miglior controllo e propriocezione Il lavoro al centro, al barre, al Mat nella stessa lezione, diretti dai principi tradizionali e posturali del metodo aiuteranno a incrementare la percezione del nostro corpo nello spazio e i suoi movimenti;
Migliore rapporto tra massa magra e grassa.

REQUISITI
Tutti possono accedere alla lezione di Pilates Barre, semplicemente prestando un occhio di riguardo per eventuali patologie. Non è necessario aver trascorso anni e anni sulle punte. Il programma è particolarmente indicato per tutte le persone che cercano qualcosa di nuovo, divertente, facile da eseguire, che migliori la silhouette, ma nello stesso tempo efficace dal punto di vista posturale
Il corso è quindi aperto a chi proviene dal Matwork, dal fitness musicale, dalla sala attrezzi o addirittura a chi – per la prima volta – deciderà di fare il suo ingresso in uno studio o club.
Il sorriso col quale terminerete le lezioni li farà apparire tutti uguali. Per gli affezionati del Matwork sarà poi interessante vedere i classici esercizi del repertorio alla sbarra fatti, per così dire, a testa in su!

© Performance Magazine - Settembre 2017

Pubblicato in Performance n. 2 - 2017
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