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Mercoledì, 24 January 2018 12:39

La vendita degli abbonamenti

FIDELIZZAZIONE VS PERDITA CLIENTI

Rispetto alle palestre low cost, le risorse umane sono il vero punto di forza del club medio italiano, a patto di curare con attenzione gli aspetti gestionali.

Quando si parla di vendita degli abbonamenti in palestra, l'obiettivo deve essere quello di fidelizzare il più possibile la clientela, onde appunto evitare di perderla. A tale scopo vorrei partire da alcuni dati che ho potuto ricavare dalla mia esperienza personale nel settore di lungo corso. Un club medio ha una fidelizzazione pari al 30 per cento in Italia e, di conseguenza, una perdita del 70 per cento. Se si guarda al cosiddetto mercato del low-cost, la proporzione è pressoché identica. I club più alti nella curva di fidelizzazione stanno tra il 55 e il 75 per cento, e si distinguono in genere per una maggiore capacità attrattiva. Togliendo la fisiologica perdita del cliente – correlata a fattori non prevedibili o contrastabili quali il cambio di città, di sport e quant'altro - , per abbattere i valori alti di perdita del cliente bisogna correggere i sottesi errori di gestione. Questi sono i tre aspetti che occorre sempre “curare” al massimo per avere migliori risultati:
1. Momento della vendita
2. Approccio di alleanza fra il cliente e i collaboratori del club (istruttori, personal trainer, personale di segreteria, etc.)
3. Monitoraggio del cliente.

Per quale motivo un club medio ha lo stesso tasso di fidelizzazione del 30 per cento di un centro low-cost? Gli errori devono evidentemente riguardare le risorse umane nel club medio, visto che il punto di forza del low-cost a livello di fidelizzazione è certamente il basso costo, a sua volta giustificabile per il personale ridotto al minimo. La vera domanda, diventa dunque: perché un club medio che investe sulle risorse umane non ce la fa? Quali errori è necessario sradicare? Ecco un approfondimento sui tre aspetti fondamentali della gestione.

1. IL MOMENTO DELLA VENDITA
Quando si parla di vendite, ci si riferisce a prodotti e servizi. Una differenziazione non di poco conto. L'80 per cento delle palestre considera la vendita degli abbonamenti come una vendita di prodotto, ma non è così. Il centro low cost vende un prodotto (sala pesi, scheda di allenamento, etc.), il club medio vende un servizio. La vendita dovrebbe essere frutto di un'analisi della domanda e del bisogno. Nel fitness, la vendita è la promessa della soddisfazione di un bisogno. Il cliente compra sulla fiducia, sulla base di sue aspettative. Per cui, se il club sbaglia qualcosa, il cliente poi non rinnova l'abbonamento. Come si fa a capire le richieste in termini di servizio? Bisogna comprendere la necessità emotiva soggettiva di chi si avvicina al club: per esempio, perdere peso, sviluppare maggiormente i muscoli, divertirsi e socializzare, etc.
Un buon istruttore deve individuare questa necessità soggettiva e tenerne in debito conto nel suo rapportarsi al cliente. Secondo studi ormai consolidati negli anni, sono tre le cosiddette aree autodeterminanti per essere felici con se stessi:
a) l'autonomia – la capacità di stare bene con se stessi
b) le relazioni – stare bene con gli altri
c) la competence – la prestazione sportiva

Almeno una di queste tre aree deve essere soddisfatta per chi entra in palestra. Se si capisce questo, allora si può passare all'analisi del bisogno. Che tipologia di servizi sono offerti, allora? Per poter comprendere questo aspetto, bisogna dedicare un momento di colloquio con il “papabile” cliente per comprendere le sue necessità e costruirgli un pacchetto su misura pur all'interno di servizi “standard”. Quindi la vendita diventa una conseguenza. Se tutto è stato corretto, il primo passo è completato e il cliente si iscrive in palestra.

2. APPROCCIO DI ALLEANZA TRA IL CLIENTE E I COLLABORATORI DELLA PALESTRA
Se il consulente è stato bravo, ha venduto l'abbonamento, toccando le giuste leve emozionali. Allora entra in gioco la cosiddetta “alleanza”. Chi entra nel club medio, cerca persone di fiducia con cui relazionarsi, ossia ciò che non troverebbe nel low-cost dove – come detto – si vende solo il prodotto nudo e crudo. Diversamente dalle grandi catene di palestre dove è sempre possibile trovare una nutrita schiera di personal trainer, il club medio conta principalmente sui propri istruttori che devono dimostrare una certa empatia di comportamenti e relazioni in base al cliente che si trovano davanti. Il bravo istruttore deve saper plasmare il cliente e creare un legame di fiducia reciproca. Questo vuol dire che il suo lavoro non si esaurisce nella preparazione di una scheda di allenamento ma anche nel fornire i giusti spunti motivazionali nel tempo. Per esempio, se il cliente non si fa vedere da un po' in palestra, può essere il caso di chiamarlo per sapere come sta. I clienti più fidelizzati sono quelli che hanno relazioni più stabilizzate con il personale della palestra. Il titolare del club deve essere lungimirante e attento nel selezionare i propri istruttori che dovrebbero avere alte capacità relazionali, e non solo competenze tecniche. La capacità di sviluppare amicalità e coscienziosità, per esempio, è molto importante.

3. MONITORAGGIO DEL CLIENTE
Un aspetto molto utile consiste, poi, nell'analizzare i dati dei propri clienti per capire cosa è necessario fare per fidelizzarli. Sembra banale dirlo, ma in molti club che ho frequentato come consulente, il cliente praticamente non esiste. C'è per esempio chi chiama il cliente solo una volta l'anno per ricordargli il rinnovo dell'abbonamento, ma è troppo poco. Bisogna monitorare il cliente durante tutto l'anno, aiutandosi possibilmente con adeguati CRM (Customer Relationship Management), software-database in cui le informazioni raccolte sono organizzate in una struttura logica che permette di accedere con facilità a ogni dato, in base ad apposite Query, ossia richieste, domanda, interrogazioni. Così, se ci si accorge che la motivazione del cliente sta venendo meno, oppure fa fatica con la scheda di allenamento proposta, bisogna capire e intervenire. Un buon modo di rapportarsi al cliente è quello di contattarlo dopo 3 o 4 mesi per offrirgli un regalo che tenga conto delle sue reali esigenze(per esempio, una sessione gratuita di personal trainer, una settimana di prova di una certa disciplina, etc.) e di intervenire periodicamente con questionari di soddisfacimento per capire in quale direzione muoversi. La corretta applicazione di questi tre step permette veramente di mettere il cliente al centro del club, rispettando l’ergonomia del servizio fitness/benessere in cui il concetto di palestra familiare evolve a un livello superiore: il club relazionale/affiliativo.


Strategie per motivare i nuovi iscritti a frequentare
Avvalendosi dell’aiuto di qualche questionario di gradimento, ci si può fare un’idea delle ragioni per cui molti clienti abbandonano. C’è per esempio chi non si diverte, chi trova l’allenamento troppo noioso, chi si blocca di fronte a esercizi troppo difficili o lunghi, chi non riesce a simpatizzare con nessuno dello staff o con nessuno degli altri clienti. Come rimediare? Ecco qualche utile soluzione:
• prevedere uno o due allenamenti personalizzati per i nuovi iscritti in modo da non essere lasciati soli e spaesati.
• suggerire ai nuovi iscritti corsi collettivi o l’allenamento in sala in piccoli gruppi di 4-5 persone, creando quindi delle efficaci soluzioni su misura in grado di elevare il livello di coinvolgimento.
• organizzare una specie di gioco-premio in cui si raccolgono le presenze nelle prime 3 settimane e prevedere un premio per chi riesce a essere costante e frequentare per esempio 2 volte a settimana.
• presentare ai nuovi iscritti altri clienti e tutto il personale, per riuscire meglio a farli sentire parte di un gruppo.
• fare in modo che tutti gli istruttori e lo staff incoraggi i nuovi iscritti a ogni lezione o allenamento.
• stimolare i nuovi iscritti ad allenarsi con amici o parenti, prevedendo incentivi a chi rilascia dei nominativi di altre persone interessate.

 

Pubblicato in Performance n. 1 - 2017
Martedì, 23 January 2018 16:26

Allenamento mirato per pazienti reumatici

Esercizi a basso impatto traumatico e stretching per migliorare la mobilità articolare.

Artrite è un nome generico che indica diverse malattie articolari infiammatorie. Una di queste è l'artrite reumatoide, una malattia infiammatoria cronica e sistemica del tessuto connettivo la cui eziologia è tuttora sconosciuta, i cui sintomi sono simili ad altre patologie quali il ‘lupus eritematoso sistemico’, l’artrite psoriasica e la fibromialgia. A soffrirne sono soprattutto le donne, a partire dall'età adulta, che “accusano” dolore e gonfiore articolare, rigidità e perdita della mobilità articolare (soprattutto al mattino e dopo l'attività lavorativa/sportiva), deformità articolari (soprattutto alle piccole articolazioni delle mani), febbre, ritenzione idrica, ingrossamento dei noduli, perdita di peso, ipotrofia muscolare e anomalie tendinee. Da notare che dolore, gonfiore, bruciore e indolenzimento interessano contemporaneamente più articolazioni, anche se all’inizio l’artrite reumatoide tende a colpire prevalentemente le piccole articolazioni, come quelle di polsi, mani, piedi e caviglie, per poi estendersi con il passare del tempo ad articolazioni più grandi come spalle, anche, gomiti, ginocchia e persino la mandibola. Scoperta nel lontano 1800 dal medico francese Augustin Jacob Landre-Beauvais, a soffrirne sono oggi circa 400 mila persone in Italia. La malattia ha in genere un andamento ciclico recidivante, passando quindi da periodi molto dolorosi e fastidiosi ad altri dove gli stessi sintomi scompaiono totalmente. Ma è stato riscontrato che i sintomi spesso peggiorano con il riposo assoluto, motivo per cui si consiglia uno stile di vita attivo. Anche l’allenamento in sala pesi, se ben programmato, può essere molto positivo.

L’ATTIVITÀ FISICA PER I PAZIENTI REUMATICI
L’attività fisica per chi è affetto da artrite reumatoide è molto importante perché aiuta a conservare la mobilità articolare, anche se è necessario “rallentare” durante le eventuali fasi di riacutizzazione della malattia. La prevenzione dell’artrosi si basa sul controllo dei fattori di rischio: si dovranno quindi evitare il sovrappeso e le posizione errate dovute da cedimenti strutturali scheletrici che potranno traumatizzare l’articolazione e modificare la postura. Saranno inoltre da limitare le attività ad alto impatto ed i carichi eccessivi e ripetuti. In caso di artrosi conclamata l’attività fisica mirata è in grado di alleviare il dolore e di migliorare la mobilità dell’articolazione. L’allenamento corretto migliora l’aspetto fisico aumentando di conseguenza l’autostima e migliorando l’umore, aumenta inoltre l’elasticità e tiene sotto controllo il peso corporeo (- FAT), migliora l’equilibrio e le capacità funzionali del soggetto. L’allenamento dovrà basarsi sul mantenimento della FFM utilizzando esercizi a basso impatto articolare. Sarà fondamentale il mantenimento o il recupero della mobilità articolare e uno stretching graduale per salvaguardare la salute delle articolazioni. Nell’allenamento in sala pesi quindi, come per qualsiasi altro tipo di allenamento, si inizierà con un riscaldamento muscolare di tipo aerobico prima di dedicarci alla parte centrale dell’allenamento, attenzione però a esercizi ad alto impatto (tipo Run) anche per escludere a monte il rischio di cadute. A contrario dell’osteoporosi lieve, dove invece si consigliano attività a impatto come corsa, camminata in salita e sport con balzi e salti in cui le articolazioni (ginocchio in primis) vengono sovraccaricate, in presenza di artrosi è consigliabile la pratica del ciclismo, nuoto, aquagym e tutte quelle attività dove il muscolo lavora ugualmente ma il ginocchio, anca e caviglia sono in scarico. L’allenamento con i pesi stimola in maniera importante i tessuti (muscolare e connettivo) che vengono rinnovati e irrobustiti, mentre l’inattività li rende sempre più deboli, atrofici edipotonici favorendo anche l’osteopenia oltre all’inevitabile calo di massa muscolare.

I punti chiave per stilare una scheda di allenamento possono essere cosi riassunti:
• Iniziare sempre con un riscaldamento adeguato e a basso impatto traumatico, prediligendo esercizi di mobilità e propriocezione.
• Evitare carichi massimali, anzi iniziare con carichi “moderati”.
• Svolgere un numero di ripetizioni abbastanza elevato (15/20).
• Intensità non troppo elevata che non sovraccarichi troppo l’apparato osteoarticolare, successivamente si potrà aumentare l’intensità anche fino all’80% di 1RM.
• La frequenza cardiaca da utilizzare deve essere media (60/80% FCMax).
• Volume di allenamento medio-elevato, questo per contrastare la rigidità articolare di questa patologia e per creare allenamenti che possano stimolare un maggiore EPOC e di conseguenza una maggiore attività lipolitica, vista l’intensità non elevata non vi saranno rischi di Overtraining.
• La tipologia degli esercizi deve essere prevalentemente Base (pluriarticolari). Distribuire il carico su più articolazioni le solleciterà meno rispetto l’esecuzione degli esercizi di isolamento.
• La tipologia dell’allenamento consigliata è quella a Circuito, meglio ancora se si alterna un esercizio per i distretti superiori ad un esercizio per i distretti inferiori (Top/Down o PHA), questo per alternare i momenti di stress al quale sono sottoposte le articolazioni.
• Praticare discipline Olistiche come Yoga e Pilates, molto utili perché migliorano la propriocezione, il rilassamento, la flessibilità.
• Concludere sempre con una sessione di stretching per preservare la mobilità articolare e l’estensibilità muscolare.
• La frequenza allenante ottimale sarà di 3/4 allenamenti settimanali da 60/75 minuti ma si apprezzano comunque importanti miglioramenti anche con una frequenza allenante inferiore.

Il protocollo ovviamente andrà adattato all'utente in base alle caratteristiche soggettive quali: stadio della patologia, livello di allenamento, capacità motorie. È bene sempre ricordare che nelle fasi “acute” della malattia l'attività fisica andrà moderata, se non totalmente sospesa, in base al parere del medico.

scheda pha

UN OTTIMO SUPPORTO PER QUESTA PATOLOGIA VIENE DALLA NATUROPATIA
Maria Grazia Piazza allieva all’ultimo anno della Scuola di Naturopatia
Dopo una sessione di attività fisica, è indicato un bel massaggio rilassante, che oltre ad avere un effetto benefico per il corpo aiuta anche a livello mentale.
Utilizzo un olio di base, tipo quello di arnica, perché svolge un'azione lenitiva, riduce l’infiammazione e decontrae la muscolatura. Aggiungo all’olio di base, gli oli essenziali di camomilla blu, camomilla romana, lavanda che hanno proprietà antiinfiammatorie, donano sollievo alle articolazioni affaticate e sono un ottimo rilassante dopo l'attività sportiva.
• OLIO BASE: OLIO DI ARNICA 30 ML
• OLIO ESSENZIALE: LAVANDA 4 GOCCE
• OLIO ESSENZIALE: CAMOMILLA BLU 3 GOCCE
• OLIO ESSENZIALE: CAMOMILLA ROMANA 3 GOCCE

 

Pubblicato in Performance n. 1 - 2017
Lunedì, 22 January 2018 11:24

La fatica nel fitness?

HA ORIGINI NERVOSE E METABOLICHE. PER PREVENIRLA, BISOGNA SAPER ASCOLTARE IL PROPRIO CORPO E AIUTARSI CON I GIUSTI INTEGRATORI E ALIMENTI.

Un corridore percorre l'ultimo tratto di gara in salita, un kayaker affronta esausto la corrente di un torrente, uno sprinter termina delle ripetute sotto il sole cocente, un powerlifter ricerca la concentrazione nell'ultima set di lavoro, un difensore di calcio tenta di arginare un attaccante nell'uno contro uno a pochi secondi dal fischio finale... Motivazione, costanza, volontà: lo sport è fatto di queste caratteristiche. L’essere atleti richiede sacrificio! Lo spirito costruisce il corpo, ma non bisogna dimenticare che il corpo risponde a leggi scientifiche. Pertanto dobbiamo rassegnarci a inseguire le nostre ambizioni di gloria con un concorrente agguerrito chiamato fatica. Che cosa è la fatica? Perché ci stanchiamo? Cosa possiamo fare per contrastarla con l’alimentazione? Cuore e mente non bastano, è ora di capire il perché!

Il fenomeno dell'insorgenza della fatica è legata a una multi-fattorialità di elementi, ascrivibili a fattori centrali e periferici. La fatica di fatto è legata alla conduzione del segnale nervoso (fatica centrale) e alla catena energetica metabolica (fatica periferica) e, spesso, questi due aspetti interagiscono nell'insorgenza del fenomeno. Pertanto, in primis, c’è da fare un distinguo tra le attività a carattere centrale – con espressione di forza massima, rapida ed esplosiva – quali sollevamento pesi, sprint nell'atletica, lancio del peso, velocità nel nuoto, etc., e le attività a carattere metabolico – con espressioni di resistenza – quali maratona, fondo nel nuoto, 10 mila metri nell’atletica, etc..

LA FATICA PERIFERICA
Il nostro viaggio inizia dalla pompa sodio-potassio a livello del sarcolemma e dalla pompa del calcio a livello del reticolo sarcoplasmatico. Questi due meccanismi sono alla base della contrazione muscolare. L'origine della fatica nascerebbe dal malfunzionamento della pompa sodio-potassio, in quanto la fuoriuscita di grandi quantità di potassio porterebbe – a sua volta – a un black-out del meccanismo legato al calcio con una riduzione del 50 per cento del gradiente di forza espresso. Un secondo elemento, legato all’insorgenza della fatica, parrebbe essere una variazione della distribuzione e della concentrazione del calcio all'interno della fibra muscolare. Il sistema tubolare, responsabile dello stoccaggio, della distribuzione e del ripompaggio del calcio nella cellula, se ‘spremuto’ con lavori ad alta intensità e perduranti nel tempo, andrebbe in tilt causando un abbassamento dell'attività contrattile. Calcio e potassio sono una forte causa di perturbazione del meccanismo di accoppiamento eccitazione-contrazione. C'è da aggiungere una differenziazione legata alla tipologia della fibra. Le fibre a carattere ossidativo (legate al meccanismo aerobico) risponderebbero meglio all'insorgenza della fatica rispetto a quelle a carattere glicolitico (meccanismo anaerobico). Un terzo fattore è senza dubbio il ruolo svolto dall'acidosi. La maggior parte delle reazioni ossidative vede una liberazione e un’acquisizione di protoni da parte dell’ambiente. Di base il nostro organismo è dotato di numerosi sistemi tampone per contrastare l'accumulo di protoni ma in lavori ad alta intensità la concentrazione di protoni nell'ambiente cresce rapidamente scardinando le difese e provocando un abbassamento del ph sarcoplasmatico. A sua volta l’abbassamento del ph porta a un deficit dell’attività della pompa sodio/potassio, l'inibizione del calcio sulla troponina (conditio sine qua non perché ci sia la contrazione muscolare), la riduzione del numero di ponti acto-miosinici (actina-miosina le due proteine responsabili della contrazione muscolare) l’attività enzimatica. Un ultimo fattore è legato alla concentrazione dei metaboliti derivanti dall'idrolisi (reazione chimica di scissione di un composto nella quale interviene l'acqua), dall’ATP e dal creatinfosfato (una molecola organica formata dall'unione della creatina con un gruppo fosfato) a seguito dell'attività fisica. Nel caso di esercizi di breve durata svolti ad alta intensità, il verificarsi di un rapido e importante accumulo di questi metaboliti, dovuto al massiccio intervento del meccanismo anaerobico alattacido, costituisce uno dei più importanti fattori responsabili dell’insorgenza della fatica muscolare.

LA FATICA CENTRALE
La fatica centrale è legata a un insieme di fattori nervosi indipendenti da quelli metabolici o intramuscolari. Studi recenti evidenziano un cambiamento comportamentale del soggetto, una diminuzione delle capacità decisionali, dell'acquisizione delle informazioni, della memoria a corto termine e in alcuni casi l'origine di stati depressivi e ansiogeni. Il primo fattore sul banco degli imputati è la secrezione di catecolamine, ossia di un gruppo di ormoni prodotti dalle ghiandole surrenali, piccoli organi di forma triangolare localizzati sopra i reni. Le principali catecolamine sono la dopamina, l'adrenalina e la noradrenalina. Di fatto si è studiato che al termine di un esercizio esaustivo, è riscontrabile un abbassamento del livello di noradrenalina il che si verifica allo stesso modo in stati di stress psicologico. Un secondo elemento è la seratonina: ammina derivata dal triptofano, presente nelle piastrine, nel plasma e nel sistema nervoso centrale, dotata di azione stimolante sulla muscolatura liscia e di azione antiemorragica; è mediatore chimico dell'infiammazione e della trasmissione degli impulsi nervosi. Gli studi evidenziano un incremento della concentrazione di serotonina a livello cerebrale in seguito a esercizio prolungato e/o ad allenamento inteso protratto per più settimane. Occorre anche ricordare il possibile meccanismo d’intervento dell’ammoniaca legato alla manifestazione della fatica. L’encefalo utilizza come via di metabolizzazione dell’ammoniaca la trasformazione del glutammato in glutammina (aminoacido). L’iperammonemia quindi provoca una diminuzione della concentrazione del glutammato in alcune aree cerebrali specifiche. Dal momento che il glutammato costituisce il principale precursore del GABA, questa catena di eventi porta a un abbassamento della sua concentrazione a livello encefalico. Il GABA è il neurotrasmettitore presente a livello del sistema nervoso centrale ed esercita un importante ruolo di regolazione, di tipo inibitorio, sulla liberazione di altri neurotrasmettitori sulla regolazione della motricità.

RIMEDI PER CONTRASTARE LA FATICA
È possibile combattere la fatica con l'utilizzo di integratori naturali? La risposta è sì! Ecco alcuni elementi che possono essere d’aiuto.

Il triptofano
Questo aminoacido essenziale è il precursore della melatonina-niacina e della serotonina (l'ormone della felicità), sostanze che aiutano il recupero. I latticini, gli alimenti a base integrale, le patate, le lenticchie e i piselli ne contengono una buona quantità. Da evitare, invece, farine raffinate e caffè!

Zinco, magnesio e vitamina B
Utili per migliorare la qualità del sonno e ridurre la stanchezza fisica e mentale! In particolare, lo zinco è responsabile della produzione di testosterone, il magnesio è ben noto per aumentare la qualità del sonno e la vitamina B6 è un corroborante nell'assorbimento dello zinco e del magnesio. Lo zinco è contenuto in ostriche, lievito e fegato. Il magnesio in cioccolato e mandorle, mentre la vitamina B6 in germe di grano, tonno in vetro e cereali.

Il complesso vitaminico B
Le vitamine del gruppo B sono molecole utili a garantire l’efficienza del metabolismo delle nostre cellule. In particolare sono essenziali a livello cerebrale, muscolare. La vitamina B1 (tiamina) supporta il benessere mentale e l’umore, la Vitamina B2 (Riboflavina) aiuta a ridurre lo stress ossidativo, la Vitamina B3 (niacina) ha dimostrato di essere efficace nel sostenere le funzioni cerebrali e la Vitamina B5 (acido pantotenico) supporta l'azione dei neurotrasmettitori, veicolatori delle informazioni da-a sistema nervoso- muscolo (sostanze chimiche del cervello). Queste vitamine sono contenute in molti alimenti: latte, uova, verdure e legumi, i migliori!

Il ferro
Una sua carenza comporta debolezza, calo della prestazione nell'attività aerobica in quanto si verifica una minor disponibilità di trasporto e utilizzo dell’ossigeno! È importante considerare le fonti alimentari di ferro: nel caso di alimenti di origine vegetale solo il 2-5 per cento è assorbito mentre per i cibi di origine animale la quota sale al 20-30 per cento. Un buon espediente per incrementare l assorbimento di questo minerale è l’utilizzo della vitamina C. Ad esempio un bicchiere di succo d’arancia o di limone aumenta di tre volte l’assorbimento del ferro! Gli alimenti che contengono ferro sono la carne di manzo, il fegato, il tonno, la carne di maiale, i calamari, gli spinaci, le lenticchie, i fagioli e l'avena.

 

Pubblicato in Performance n. 1 - 2017
Lunedì, 08 January 2018 16:33

Nutritional Sport Consultant

A PARLARE DELLA NUOVA PROFESSIONE DEL NUTRITIONAL SPORT CONSULTANT È GIADA CAUDULLO, PRESIDENTE E DIRETTORE DIDATTICO CNM ITALIA SRL CHE PROMUOVE IL CORSO, IN COLLABORAZIONE CON LA FEDERAZIONE ITALIANA FITNESS.

Come nasce CNM Italia e con quali obiettivi?
«CNM Italia ha lo scopo di trasmettere e diffondere la cultura delle discipline del Benessere attraverso corsi e programmi formativi correlati alla costante attenzione al valore delle persone e al loro ruolo professionale. Il polo didattico CNM Italia nasce nel 1997 grazie a un gruppo di professionisti che si sono dedicati allo studio delle connessioni tra alimentazione, nutrizione e nutraceutica e tra bioenergie e funzionalità dell’organismo umano formando a oggi 2.300 studenti tra medici, farmacisti, biologi, psicologi, infermieri, fisioterapisti, tecnici erboristi, osteopati, operatori del benessere. CNM Italia è la sede italiana di CNM UK (The College of Naturopathic & Complementary Medicine), un Istituto molto rinomato in ambito internazionale e uno dei maggiori poli di riferimento delle discipline Bionaturali e del Benessere. CNM Italia è autorizzato all’insegnamento dal Ministero italiano dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, M.I.U.R., e ciò rappresenta l’elemento distintivo nel panorama italiano».

Quali competenze racchiude e con chi può collaborare la figura del Nutritional Sport Consultant?
«Ha competenze approfondite relative alla sana alimentazione e all’integrazione nell’ambito sportivo e può fornire consigli al soggetto sano relativamente alla corretta alimentazione e ai protocolli pratici finalizzati al raggiungimento del benessere dell’organismo utilizzando, nei diversi tipi di sport, nutraceutici, vitamine, minerali, acidi grassi insaturi ed estratti erbali. Il Nutritional Sport Consultant può collaborare con studi associati, farmacie, parafarmacie, erboristerie, palestre, centri fitness, enti sportivi, centri benessere e beauty farm».

A oggi, dopo qualche anno dai primi corsi, che tipo di riscontro avete sull’avviamento alla professione di consulente dei diplomati?
«Oggi il consiglio nutrizionale e nutraceutico allo sportivo è molto richiesto in diversi ambiti. Ad esempio, nel nuovo modello della farmacia, i servizi hanno assunto grande importanza e tra questi sono molto richieste le consulenze nutraceutiche anche a sportivi. Il soggetto sportivo chiede sempre di più un consiglio nutrizionale mirato anche in farmacia e per questo può essere utile affiancare questa nuova competenza a quella del farmacista. A volte è il farmacista stesso a frequentare il corso NSC per acquisire questa nuova cultura. Anche medici e biologi hanno partecipato e partecipano al corso NSC per poter aggiungere questa ulteriore competenza alla propria professionalità. Inoltre questa competenza è risultata molto utile per il personal trainer al quale, da sempre, viene richiesto dallo sportivo un consiglio che vada oltre il protocollo di allenamento e che consenta di raggiungere la prestazione o la forma fisica desiderata».

Con quali altre figure professionali il Nutritional Sport Consultant idealmente si confronta e collabora?
«Il Nutritional Sport Consultant può essere un professionista come ad esempio un fisioterapista, un personal trainer, un farmacista, che sfrutta l’ulteriore competenza acquisita con questo diploma nello svolgimento della propria attività quotidiana. Oppure può essere un nuovo professionista diplomato che collabora con queste figure. Basti pensare ad esempio a quanto utile possa essere, nel recupero funzionale articolare, un protocollo nutraceutico proposto dal Nutritional Sport Consultant abbinato agli esercizi proposti dal fisioterapista. O all’importanza del consiglio alimentare e integrativo del NSC per supportare una fisiologica riduzione del peso corporeo in abbinamento agli esercizi proposti in palestra dal personal trainer».

Pubblicato in Performance n. 3 - 2017

L'OBIETTIVO È DI DIFFONDERE UNA SEMPRE MAGGIORE CULTURA E SENSIBILITÀ VERSO IL FITNESS. LE TESTIMONIANZE DEI TRE LICEI DI CESENA, FORLÌ E RAVENNA CHE HANNO ADERITO.

Già da un paio d'anni, la Federazione Italiana Fitness sta portando avanti un innovativo progetto formativo rivolto ai licei con indirizzo sportivo. Presentato a tutte le scuole secondarie di secondo grado di tale tipo della Romagna, ha lo scopo di diffondere una sempre maggiore cultura e sensibilità verso lo sport, il benessere e la salute e di creare le future figure tecniche nelle varie discipline del fitness.

Un percorso che parte dalla seconda classe per arrivare alla quarta, con un modulo di 12 ore per ogni anno, durante l’orario scolastico con tre aree tematiche da poter sviluppare con i docenti della Federazione Italiana Fitness Mattia Ravagli, Viviana Fabozzi e Marco Neri: Pratica nella sala attrezzi, Fitness Musicale per gruppi e Functional Training a corpo libero e con piccoli attrezzi. Una interessante opportunità per gli studenti che, al completamento del percorso e al compimento dei 18 anni di età, potranno – in base ai loro interessi – decidere di ottenere, con le opportune integrazioni, il diploma di istruttore FIF, per diventare un professionista del fitness. Finora hanno aderito al progetto tre scuole: il liceo scientifico-sportivo “Almerici” di Cesena; il liceo scientifico a indirizzo sportivo “A. Oriani” di Ravenna e il liceo scientifico a indirizzo sportivo “Fulcieri Paulucci di Calboli” di Forlì. «I ragazzi sono stati molto contenti del percorso», afferma il professor Maurizio Camaeti del liceo privato “Almerici” di Cesena che ha seguito gli alunni, insieme alla professoressa Manuela Amaducci, coordinatrice delle Scienze Motorie e Sportive. «La formula scelta – aggiunge -, è stata molto coinvolgente in quanto le lezioni teoriche in classe sono state alternate con esercitazioni vere e proprie in un centro fitness. Grande è stato l’entusiasmo degli studenti nell’affrontare un valido percorso dal punto di vista sia didattico sia esperienziale. Mettere in pratica quanto si sta studiando è il modo più efficace per catturare l’attenzione dei giovani e per favorire il migliore apprendimento possibile. Si è creato un bel circuito virtuoso che consente di mettere in stretto contatto la scuola con il mondo del lavoro, considerando che in palestra lavorano molte figure professionali attinenti le materie di studio». Nello specifico, i ragazzi partecipanti sono circa una quarantina. «Anche se i nostri allievi sono abituati alle attività extrascolastiche – specifica il professor Camaeti -, per molti di loro era la prima esperienza del fitness e della preparazione atletica. Hanno quindi avuto l’opportunità di entrare in contatto con un mondo che conoscevano più che altro per sentito dire, imparando che la palestra non è solo body building esasperato o lezioni musicali di gruppo, ma un universo che racchiude una miriade di discipline in cui è possibile specializzarsi».

Il liceo “A. Oriani” di Ravenna ha preso parte al progetto FIF durante l’anno scolastico 2015/16 con i 27 ragazzi dell’allora unica classe seconda a indirizzo sportivo. «L’esperienza è stata positiva – racconta la professoressa Monica Trenta -. Abbiamo seguito diverse lezioni teoriche e pratiche al Centro Sportivo “La Torre”, con diversi docenti FIF che hanno presentato agli studenti alcune discipline del fitness. È un ottimo modo per avvicinare al wellness i ragazzi che, in genere a 14-16 anni, hanno più confidenza con gli sport di squadra e con l’agonismo. Dall’anno scolastico 2017/18 sicuramente riprenderemo il cammino con la FIF. Abbiamo aperto una piccola palestra fitness a scuola e ci piacerebbe che i ragazzi delle quarte che avranno presto 18 anni, possano prendere il brevetto di istruttore di Fitness o di Pilates».

Anche il liceo “Fulcieri Paulucci di Calboli” di Forlì ha partecipato al progetto solo per l’anno scolastico 2015/16 con venticinque alunni della classe seconda F che ora è in quarta. «Per gli allievi è stata interessante l’alternanza di teoria e pratica – afferma la professoressa Laura Franchini -. Le spiegazioni dei docenti sono sempre state molto esaurienti anche per gli esercizi con lo scopo di far capire l’importanza di allenare la forza e la resistenza, due caratteristiche che sono poi molto utili per riuscire in qualsiasi sport. I giovani, abituati a vivere l’esperienza delle società sportive, hanno sperimentato poi il luogo “palestra attrezzata”. Il progetto è stato poi arricchito con l’uscita a giugno a RiminiWellness. Credo però che il programma andrebbe affrontato con le classi terze e quarte, anziché seconde e terze, sviluppando una parte teorico pratica in terza ed entrando nello specifico della palestra con attrezzature in quarta. Aspettando un anno in più, significa coinvolgere allievi ancora più maturi e motivati». In tutte e tre le scuole, non sono mancati anche i compiti in classe inerenti l’esperienza svolta. «Sia i ragazzi sia i docenti hanno preso seriamente il progetto – ricorda il docente FIF Mattia Ravagli -. La cosa più bella è stato il risvegliarsi di una certa curiosità nei giovani. Molti di loro mi hanno rivolto domande e chiesto consigli. Un esempio? Molti mi chiedevano, a partire dallo sport che già praticano, sia il calcio, il nuoto, il basket, etc., cosa potessero fare in palestra per migliorarsi. Hanno capito l’importanza di una preparazione a 360 gradi».

E mentre la Federazione Italiana Fitness sta ricevendo richieste da altri licei sportivi, ci sono già alcune novità per l’anno scolastico 2017/18: la possibilità di mettere a disposizione delle scuole, sotto contratto, un docente FIF e la possibilità per gli allievi che partecipano al percorso di avere uno sconto per i corsi di Istruttore di Fitness.

Pubblicato in Performance n. 3 - 2017

IL SEGRETO DEL SUCCESSO DI RIMINIWELLNESS RISIEDE NEL FELICE CONNUBIO L’ANIMA AZIENDALE E QUELLA DEI CONSUMATORI ATTRAVERSO TANTI EVENTI NELL’EVENTO, FAVORENDO QUINDI L’APPROCCIO ‘ESPERIENZIALE’.

RiminiWellness è ogni anno vetrina di nuove tendenze e luogo di ritrovo di tanti professionisti e appassionati, curiosi e desiderosi di avere nuove informazioni, provare nuovi prodotti e attrezzi, confrontarsi e formarsi. L'edizione del 2017, la dodicesima, è stata organizzata – per la prima volta – da Italian Exhibition Group Spa, la società nata dall'integrazione tra Rimini Fiera e Fiera di Vicenza. A parlare della fiera di settore più frequentata d'Italia, tra passato, presente e futuro, è il direttore generale Corrado Facco, appassionato di vela e sport alpini quali sci e trekking d’alta quota, che vanta un ricco e prestigioso percorso in ambito fieristico.

Corrado Facco, che impressione ha avuto dalla gestione di una fiera dedicata al fitness? Il fitness è un ambiente più o meno dinamico rispetto ad altri ambiti?
«A livello personale, si è trattato di un decisivo debutto ‘operativo’ nel mondo del wellness. Anche se strategicamente il mio percorso sul Salone del benessere di Rimini era iniziato da molti mesi, non appena assunta la direzione generale di IEG. Per la verità, avevo già maturato esperienze di gestione di eventi dedicati al mondo dello sport, in passate attività professionali, in particolare con ISPO di Monaco di Baviera, che però aveva concept e format molto diversi. RiminiWellness è il pilastro di questo mondo, un centro aggregatore consolidato che ogni anno conferma la sua supremazia e capacità evolutiva, seguendo le tendenze di un settore dinamico e in trasformazione. Sul piano organizzativo e gestionale Italian Exhibition Group, forte anche di quanto fatto dalla fiera di Rimini, ha saputo affrontare con comprovata competenza il complesso e articolato impianto della manifestazione, aggiungendo valore in termini di sinergie e reputazione. Perché RiminiWellness non è solo fitness, in quanto si inserisce nell’industria Business&Wellness, un comparto ampio e in crescita soprattutto nel nostro Paese e con una forte tradizione proprio nelle regioni in cui ha i propri quartieri fieristici Italian Exhibition Group, Emilia-Romagna e Veneto. Non a caso, abbiamo da poco lanciato MOVE!, declinazione territoriale e autunnale di RiminiWellness, che ha chiuso con successo l’edizione di esordio, lo scorso 29 ottobre, alla fiera di Vicenza».

Al suo esordio, dodici anni, fa RiminiWellness sembrava strizzare più l'occhio agli operatori di settore. Poi ha virato decisamente verso i consumatori e la parte spettacolare dell'evento. Questo è un pregio o un vantaggio?
«In realtà, crediamo che il segreto del successo di RiminiWellness sia proprio quello di unire gli operatori e il pubblico professionale agli appassionati. Questo elemento rappresenta sicuramente una grande opportunità per entrambi i target, arricchendo di contaminazioni reciproche le due aree dell'industria, che si dimostrano sempre più complementari e quasi imprescindibili l'una dall'altra. Nel corso degli anni, la manifestazione ha saputo cogliere i reciproci obiettivi e cambiamenti, conferendo una propria connotazione attraverso la simbiosi di queste due anime. Così facendo, ha tra l'altro dato vita un evento super esperienziale, anticipando le tendenze degli ultimi anni».

Capitolo aziende. Qual è la vostra “politica” in merito? Come è cambiato l'universo aziendale in questi anni di RiminiWellness?
«L'industria di riferimento di RiminiWellness è quella del Business&Wellness in cui rientrano tutti gli operatori che, a vario titolo, contribuiscono ad alimentare l'economia “del benessere e dello stare in forma”. Il panorama aziendale, in questo senso, si è evoluto, trovando una direzione comune, generando un consolidamento del settore e riducendo la frammentazione. E il nostro ruolo di organizzatori fieristici è proprio quello di anticipare le tendenze del comparto e poi guidarlo, di trovare soluzioni di business – anche consumer oriented – e formule espositive che agevolino l'attività delle aziende espositrici».

Molti titolari di palestre affiliate FIF ci chiedono: “Perché a RiminiWellness non si fa un giorno a porte chiuse, come al Fibo, riservato agli operatori del fitness che così avrebbero la possibilità di provare i macchinari e di conoscere meglio i vari prodotti, parlando con calma con i commerciali?”. Crede sia possibile?
«Nelle sue prime edizioni, RiminiWellness proponeva le cosiddette “colazioni wellness”. Si trattava di un'anticipazione dell'orario di apertura riservata solo agli operatori del fitness. Ma si valutò che l'operatore avesse in realtà necessità di un confronto “open” con i prodotti e volesse osservare il gradimento dei macchinari da parte del pubblico. Crediamo che il format di RiminiWellness, ossia la capacità di far convivere l'anima aziendale con quella del consumatore attraverso tanti eventi nell'evento, sia uno dei punti di forza e di peculiarità della manifestazione. Peraltro, se emergesse dalle nostre indagini di fine manifestazione una chiara e nuova esigenza da parte degli operatori professionali, saremmo naturalmente pronti a prenderla in considerazione. Un'ultima considerazione: Fibo nasce come Fiera dell'attrezzo, alla quale poi è stata aggiunta la parte esperienziale. Stiamo quindi parlando di eventi molto diversi. Ma, come dicevo, siamo pronti eventualmente a valutare nuove ipotesi laddove ve ne fosse la reale richiesta».

I numeri di RiminiWellness sono confortanti. L'edizione 2017 ha chiuso i battenti con cifre da record, ben 268.120 presenze. Qual è il segreto di fare numeri così impressionanti, considerando invece che di per sé il mondo delle palestre è ben più ristretto?
«Oltre al format, tre importanti fattori sono artefici del successo della manifestazione. Anzitutto, il posizionamento temporale, spesso nel lungo ponte del 2 giugno che inaugura l’estate, in una Rimini di mare e divertimento, pronta ad accogliere le masse di turisti e a risvegliarsi dopo i mesi invernali. In secondo luogo, l’offerta espositiva: dalle palestre ai centri spa e benessere passando per il food, l’abbigliamento e i macchinari sportivi fino a coinvolgere tutto l’extra-settore. In ultimo, la potenza comunicativa di RiminiWellness: ad oggi è essa stessa strumento mediatico, trampolino di lancio per le aziende e occasione di visibilità per tutti i partecipanti su target estremamente profilati. Aggiungo inoltre che le palestre e i centri sportivi non raccolgono l’intera istanza di una popolazione active che trova in RiminiWelness una risposta piena in termini di novità, divertimento, aggiornamento e allenamento».

Qual è il profilo tipo del visitatore di RiminiWellness?
«Come anticipato, la nostra è una fiera multitarget. Possiamo comunque identificare due macro-categorie di visitatori: l'appassionato e il professionista. La fascia di età più rappresentativa del pubblico di RiminiWellness è quella che va dai 25 ai 35 anni, in egual misura uomini e donne».

Italian Exhibition Group, come ricordava prima, da quest’anno organizza anche MOVE! alla fiera di Vicenza. A suo avviso, c'è spazio anche per altre realtà locali che si occupano di benessere, nutrizione, etc.?
«La risposta alla sua domanda è il successo che MOVE! ha riscosso alla sua prima edizione. Siamo in un momento di ascesa del settore e in territori, come è il caso di quello veneto, vocati all'attività sportiva e che quindi ben si dispongono ad accogliere il pubblico del comparto, possono esserci margini di progettualità».

Come valuta la realtà di RiminiWellness rispetto ad altre fiere simili estere?
«RiminiWellness si distingue grazie alla formula vincente di un luogo di scambio commerciale “immersivo”: il pubblico, oltre a poter provare in prima persona tutte le nuove discipline attraverso l'esperienzialità diretta, ha l'opportunità di acquistare gli attrezzi e l'outfit più adatto nella zona dedicata allo shopping, pensata all'interno dello stesso stand. Poche altre manifestazioni permettono un acquisto immediato, guidato da personale altamente qualificato e accompagnato da suggerimenti d'eccezione offerti a volte dagli stessi fitness professional presenti in fiera e testimonial del brand».

Secondo lei, qual è oggi il settore trainante del fitness, anche a livello di indotto economico: gli attrezzi, l'abbigliamento, l'integrazione, la formazione? L'impressione è che il settore degli attrezzi, una volta trainante, sia arrivato a un momento di saturazione anche perché ci sono meno nuove palestre.
«Rimangono tutti importanti e complementari. Anzi, ne aggiungerei un altro: quello del turismo legato al wellness, che in Italia vale oltre 2 miliardi di euro l’anno, con un incremento annuo medio di circa il 9 per cento. E poi non possiamo dimenticare che ci sono discipline emergenti: pensiamo allo yoga – nelle sue varie declinazioni – o al Pilates».

Cosa ne pensa del rapporto con FIF – Federazione italiana Fitness che da sempre ha avuto uno spazio ben visibile e riconoscibile in fiera?
«Con ogni associazione di riferimento del settore, in generale, cerchiamo di instaurare rapporti collaborativi e fruttuosi, nell'interesse comune di sviluppare il business e la cultura del comparto. Con FIF, in particolare, da sempre ci muoviamo d'intesa lungo questa direttrice, credo di poter dire con reciproca soddisfazione. FIF è uno dei veri protagonisti nazionali di questa industria e noi vogliamo sempre più valorizzare il ruolo della Federazione anche nel contesto delle nostre manifestazioni».

Novità per il 2018 che può anticipare?
«RiminiWellness continuerà a stupire per l'energia che sprigiona, proponendo sempre nuove tendenze di allenamento e benessere, alla ricerca del miglior equilibrio psico-fisico della persona, equilibrio che passa anche per una corretta alimentazione, come insegna il successo crescente di FoodWell. Nel 2018 implementeremo la spinta internazionale della manifestazione, per affermare sempre più quello stile di vita italiano che ci ha resi celebri nel mondo. Altre novità? Tantissime, ma non me le faccia anticipare ora!».

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